Saldi di fine stagione nel Salento L’ESTATE STA FINENDO (LA PAZIENZA E’ GIA’ FINITA)

| 9 Settembre 2014 | 0 Comments

Ci sono alcune immagini che, fra le pagine chiare e le pagine scure di questa estate 2014 al declino, sono rimaste impresse in quello che abbiamo imparato a chiamare l’immaginario collettivo, fatto poi dalle sensibilità dei nostri pensieri, da quest’angolo di mondo chiamato Salento.

Vi voglio dire cosa c’è nel mio e la mia qual è. Così, ci confrontiamo e dialoghiamo silenti, stringendoci la mano nell’oscurità.

Ho nella mia mente prima di tutto la foto di una ragazzina palestinese che con scrupoloso religioso mette in salvo i propri libri dal cumulo di macerie della propria abitazione distrutta a Gaza dai bombardamenti israeliani. Commovente: un attimo di speranza, un motivo di rincorsa al futuro, se fra  le case di cui non è rimasto che qualche brandello di muro c’è la fiducia nella cultura che può opporsi alla barbarie, se non debellarla.

La stessa lucida, per quanto trepida, ma non velleitaria speranza che ho ritrovato  qualche giorno fa a Cavallino nell’incontro promosso da Paola Bisconti svoltosi qui nel Salento in contemporanea con altre città d’Italia, denominato “Un ponte per Gaza”, un’iniziativa meritoria quanto nobile, in cui ciascuno degli intervenuti ha portato un brano di un libro, o di una poesia, contro la guerra, accompagnandolo con le proprie riflessioni.

Fra le testimonianze più toccanti, quella di un ex istruttore dell’esercito, che ha spiegato dal di dentro quale sia la logica distruttiva e disumana della guerra, e quella di un missionario, che ha argomentato come alle ingiustizie si reagisca non con la violenza, ma con la non violenza e la disubbidienza civile: il tutto mentre tanti bambini facevano disegni e giocavano fra gli alberi del parco dei Comboniani, icastica rappresentazione della speranza che dobbiamo avere, educandole dal basso della barbarie del Novecento, nelle generazione future del Duemila.

Intanto, sì, proprio per l’educazione, che viene sempre prima di tutto, c’è molto da fare. Lo ricorda quest’estate del nostro scontento per un turismo prima di tutto maleducato, che, specie a Gallipoli, ha dato il peggio di sé. Certo, la responsabilità è individuale: ma non ne sono esenti tutti coloro i quali qui da noi questo tipo di turismo, cioè questa maleducazione favoriscono, molto peccando in pensieri, opere e sopratutto omissioni.

I cumuli di spazzatura, i bivacchi notturni in spiaggia  e fra le strade, il sesso che diventa da prezioso momento intimo sfacciata esibizione spettacolare, in un video che ha fatto il giro del mondo, fra i fumi dell’alcool, nella migliore delle ipotesi, se non di altre sostanze, sono un’offesa per il nostro Salento, cioè per tutti noi.

E’ questo il turismo, il presunto arricchimento che vogliamo?

Il dibattito è aperto: in Italia, quando c’è un problema, si apre il dibattito, si fanno le tavole quadrate, e tutto rimane così come è per tempi biblici.

Come per gli ulivi che L’Europa dei mercanti e dei banchieri ci ha chiesto (ci ha chiesto…ha ordinato…) di distruggere, dopo che per anni abbiamo favorito l’uso di pesticidi delle multinazionali e adesso ignoriamo la possibilità di recupero naturale degli alberi (mutuo dalla lucida analisi dell’agronomo Cristian Casili la sintesi estrema della questione). 

Ho, ancora, nella mia mente l’articolo scritto per il quotidiano on line di Manduria da Olimpia Dimitri, la quale ha spiegato perché non le è piaciuta la notte della Taranta, raccontando, sola, dal vero, in un pezzo da accademia del giornalismo, che cosa ci sia stato davvero a Melpignano, dietro la facciata della musica e del palco dei così detti vip: speculazione, degrado, droga, sfinimento e abbrutimento.

E’ questa la cultura, la presunta elevazione che perseguiamo?

Ho nella mia mente la notte della “cultura” a Galatina, in cui, fra cibarie e canti estemporanei, nella disorganizzazione elevata a sistema, ho assistito alla “prima” nazionale del lavoro teatrale di Renato Grilli, “Sotto_sotto”, interpretato, oltre che dall’autore, da Sandra Maggio e Antonella Musardo: un’oasi salvifica e rigeneratrice, con una profonda riflessione, mutuata da Kafka e Sartre, sulla alienazione e sulla disperazione che caratterizza la nostra identità di contemporanei.

La stessa disorganizzazione elevata a sistema di una Lecce che aspira a diventare capitale europea della cultura dimostrando assoluta mancanza di discernimento, di criterio critico, di capacità di elevazione.

Una città sempre più sporca, in cui trionfa la maleducazione e la criminalità, che nella stagione, per tante ragioni, principalmente deputata alle occasioni, ha saputo offrire quale massimo evento di un qualche respiro il concerto dei Negramaro, per di più facendo imbestialire il presidente della squadra di calcio, per la solita disorganizzazione e inadempienza dimostrata anche nell’occasione.

Una città che ha presentato un ventaglio di eventi nella mediocrità più assoluta, che, tanto per fare un altro esempio, ha proposto una mostra su Pasolini, senza nulla dire delle presenze significative ed anzi storiche del grande intellettuale a Lecce e nel Salento, perché i politici non sanno scegliere, non sanno proporre, non sanno guidare, credendo che fare cultura sia seguire le performance dell’apprendista stregone che non parla ancora l’italiano, tanto per andare in Europa non serve, siamo una squadra fortissimi: favorendo le cordate delle officine vendoliane, delle appropriazioni e attribuzioni pieddine e delle amicizie di Forza Italia, fu An compresa.

La fiera dei saldi fine stagione, come nelle – orrende, a proposito, anacronistiche e dequalificanti -bancarelle della fiera di Sant’Oronzo.

Eccoli, i nostri politici, alle prese con le elezioni delle nuove Provincie, che, lungi dall’essere abolite, come aveva promesso Renzie, in un’altra delle sue funamboliche riforme degli imbrogli, tutte quante peggiorative, sono ritornate miracolosamente, più di prima crogiolo di interessi e spartizioni, per di più nominate dagli stessi politici, sia pur del sottobosco.

Mentre sempre Renzie, in nome di un presunto progresso e di ipotetici vantaggi per l’economia, ipotetiche del quarto tipo, ha dato il via libera al gasdotto della vergogna, inutile quanto devastante, in una zona già ampiamente provata dall’incuria del tempo e degli uomini, che servirà soltanto ad arricchire ulteriormente gli speculatori privati dell’alta finanza internazionale.

Mentre i nostri politici del Pd e di Forza Italia pensano alle primarie delle elezioni regionali e si articolano in un vano sfoggio di retorica, capace soltanto di generare la confusione necessaria per coprire le proprie responsabilità e quelle dei propri partiti di appartenenza, di cui si mostrano disinvoltamente dimentichi.

E’ l’ultima immagine che conservo, di questa lunga estate del nostro scontento, con la pazienza che è finita, quindi a qualche cosa altro bisognerà ricorrere, contro il misfatto della Tap. E’ della maglietta enunciativa di chi dice no all’ultimo e più grave misfatto che stanno perpetrando contro il nostro territorio, speranza di una protesta che si è già fatta proposta, che non vuole rassegnarsi al peggio, con l’alibi dell’impossibilità a reagire, e che vuole vivere e lottare ancora: una maglietta lasciata pesantissima, nel sole, nel vento, nel destino e nel pianto, di una terra che chissà che cosa ha fatto per meritare tutto questo.

Giuseppe Puppo

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Category: Costume e società

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