EXPO: I BLAC BLOC METTONO A FERRO E FUOCO MILANO, SI FIRMANO CON FALCE E MARTELLO, MA PER LA RAI SONO NAZISTI.

| 4 Maggio 2015 | 4 Comments

di Valerio Melcore______

C’è chi pensa che per divertirsi bisogna guardare i programmi comici che la Rai manda in onda, io invece mi sono molto divertito, guardando un programma che voleva fare approfondimento, L’Arena condotta da Giletti, il cui tema era la manifestazione contro l’EXPO tenuta a Milano, dove i black bloc hanno messo a ferro e fuoco intere aree della città.
Gli ospiti della trasmissione erano il Ministro Pina Picierno del PD, Matteo Salvini Segretario della Lega, Maurizio Lupi del Nuovo Centro-Destra, già Ministro nel Governo Renzi, un rappresentante del Movimento 5 Stelle, e poi i santoni dell’informazione  Rai e della carta stampata, tutti giornalisti della stessa area politica.

L’argomento della puntata era l’Expo tra violenze e devastazioni ad opera dell’estrema sinistra, o se preferite dei gruppi dell’area dell’antagonismo, e se era possibile che i cittadini dovessero subire le violenze e la distruzione dei propri beni, da parte di questi delinquenti incappucciati, ai quali sia detto per inciso, in nome dell’antifascismo si è sempre guardato in modo benevolo da parte del PD e di tutta quella gioiosa macchina da guerra che il Partito di Renzi ha a disposizione, compresi i giornalisti Rai.
Sull’argomento i paludati giornalisti, nonostante fossero incalzati dal conduttore,  non hanno trovato di meglio da dire e da fare, che lanciare invettive contro il segretario della Lega, il quale sosteneva che i delinquenti dovrebbero essere rinchiusi in galera, e su questo, comunque la si pensi, diventa difficile non essere d’accordo.

E difatti il suo diretto avversario la Ministra PD, si è ben guardata dal farlo, limitandosi a polemizzare sui toni utilizzati da Salvini in quanto un politico non dovrebbe, secondo la Picierno, parlare come un uomo della strada.
Tra  i vari servizi della redazione, ve ne era uno in cui un poliziotto, poco più che ventenne raccontava come miracolosamente si era salvato grazie al pronto intervento dei suoi colleghi dopo che una bottiglia molotov, lanciata dai giovani “democratici”, lo aveva colpito in pieno.
E quando l’intervistatore gli ha chiesto cosa si sentiva di dire a chi aveva attentato alla sua vita, la risposta è stata che lui la mattina si guardava allo specchio orgoglioso di ciò che faceva, e gli sarebbe piaciuto sapere se anche coloro che hanno attentato alla sua vita provassero la stessa cosa, il tutto senza senza mostrare rabbia e risentimento.
Insomma questo ragazzo ha dato prova di grande controllo ma credo nessuno abbia il diritto di chiedere a questi ragazzi in divisa di farsi ammazzare perchè a “quattro figli di papà con al polso il rolex”, come li definisce lo stesso Renzi, deve essere garantito il diritto di andare in piazza a sfasciare e bruciare tutto, come sostanzialmente da sempre la sinistra sostiene, compresi quei giornalisti che erano in trasmissione.

Poi è stata mandata in onda l’intervista ad uno dei simpatizzanti dei black bloc, che giustificava il tutto in quanto si trattava di una protesta, e davanti alla telecamera pomposamente ripeteva: “bisogna fare casino, la protesta, la protesta, se non vogliono sentirci con le buone allora….i politici rubano..”. L’intervista è stata vista dai genitori, che si sono vergognati del figlio per cui il giorno dopo si è fatto intervistare nuovamente per chiedere scusa per le stupidaggini dette, che lui era un bravo ragazzo che faceva anche il volontariato.
Insomma ci ha ricordato quegli eroi sfascia tutto che quando beccano qualche colpo di manganello dalla polizia, vanno a piagnucolare in televisione raccontando quanto sono barbari i poliziotti.
Il conduttore Giletti poverino ha tentato di parlare di cattivi maestri, ha ricordato come proprio su quella piazza milanese dove ieri sono state date alle fiamme decine di auto e di negozi di incolpevoli cittadini, quando lui era ragazzo, fu fotografato un ragazzo che impugnava la P 38 mentre sparava ad altezza uomo, che divenne l’emblema della violenza di quegli anni, un periodo in cui gli intellettuali davano supporto e legittimazione a coloro che in piazza seminavano terrore e morte.
Poi ha raccontato come anche alcuni dei suoi compagni di scuola finirono nelle BR, e che se questi quantomeno rischiavano la vita nel compiere attentati e scontri di piazza, vi erano i vigliacchi, i cattivi maestri, che dalle cattedre o da dietro le scrivanie dei giornali indicavano la via da seguire, e si nascondevano dietro a quei ragazzi, giustificandoli e dando supporto ideologico e non solo.

Giletti più volte è tornato sull’argomento dei cattivi maestri, ma i suo i ospiti da quell’orecchio, proprio non ci sentivano.

Poi è inizia la girandola degli interventi, ma nessuno ha voluto ricordare come sono nati i black bloc, che non sono arrivati dalla luna, e se hanno una preparazione paramilitare, come più volte è stato ricordato durante la trasmissione, da qualche parte se la saranno pur fatta fatta questa preparazione, magari nelle tante manifestazioni che vengono fatte continuamente in tutte le città d’Italia, Lecce compresa, dove vengono compiute piccole e grandi violenze, senza che la polizia abbia la possibilità di arrestarli, come del resto è successo ieri a Milano, perchè l’ordine che arriva dai piani alti è che bisogna limitarsi a contenere i manifestanti violenti facendo attenzione a che nessuno si faccia male.
Nessuno degli ospiti di Giletti ha osato dire che i Centri Sociali, che la sinistra protegge e finanzia, sono i covi dove queste bande si organizzano e trovano rifugio.
Anzi nel primo giro di interventi ci  si è affrettati a sostenere che gli autori del disastro di Milano non hanno colore politico, mettendo le mani avanti caso mai qualcuno si fosse permesso di ricordare ciò che è sotto gli occhi di tutti, ma il momento in cui si è passati dalla faziosità alla comicità è stato quando un grande giornalista e conduttore Rai come Franco Di Mare, ha sostenuto che: ” i Black Bloc sono degli squadristi organizzati, e quindi sono fascisti, anzi nazisti”.
Il dottor Di Mare dovrebbe contattare, e a lui i mezzi non mancano, i Black Bloc e dirgli, che la prossima volta invece di imbrattare i muri disegnando con la vernice rossa, simbolo come la falce e martello o  la A cerchiata  degli anarchici, disegnino delle belle svastiche, così magari i racconti dei giornalisti della Rai divengono più credibili.

Caro Giletti i cattivi maestri, li avevi proprio lì nella tua trasmissione. Negli anno ’70 c’erano coloro che dicevano che le Brigate Rosse erano fantomatiche e sedicenti, o che si trattava di provocatori fascisti, e sino a che massacrarono ragazzini indifesi nessuno se ne preoccupò. Si dovette aspettare che alzassero il tiro, che rapissero Moro e masacrassero la scorta prima che qualcuno corresse ai ripari.
In questi giorni si commemora la morte di Sergio Ramelli Ramelli, un ragazzo che a 17 anni fu ucciso a Milano, sprangato sotto casa,  perchè a scuola aveva scritto un tema contro le Brigate Rosse, ebbene son passati gli anni, anzi i decenni,  ma il ritornello è sempre lo stesso.

Non sappiamo perchè i giornalisti Rai non analizzano il fenomeno della violenza di piazza con serietà, se lo fanno per paura dei violenti, se lo fanno per convenienza, perchè la Rai si sa è in mano ai partiti di governo, o se invece simpatizzano per questi estremisti, perchè in questi ragazzi si rivedono,  ricordano quando  erano loro a “protestare nelle piazze”, armati di spranghe per far comprendere ai biechi fascisti il verbo democratico,

D’altro canto il grande giornalista Franco Di Mare, è diventato ciò che oggi è anche grazie al Partito Comunista, in qualche modo, si deve pur sdebitare.
Ricordiamo inoltre, che il simpatico e capace giornalista iniziò la sua carriera di giornalista all’Unita’, organo ufficiale del Partito Comunista Italiano, per poi approdare alla Rai, nella quale, come tutti sanno,  non si entra se non grazie ai partiti.
E’ difficile raccontare la verità, quando si è al servizio del potere, o peggio ancora quando si è cresciuti nutrendosi dalla mammella dell’ideologia comunista.
E così a conclusione di queste mie riflessioni, mi viene in mente una canzone di qualche decennio fa che più o meno faceva così:
Sono un giornalista di regime, so raccontare balle sopraffine – scrivo sui giornali d’opinione e sui quotidiani a larga diffusione… e se quattro e quattro fanno otto – io giro i dadi e faccio quarantotto“.

Category: Costume e società

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Comments (4)

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  1. Cristian Giaracuni ha detto:

    Già il titolo, nella sua forma raccapricciante, basterebbe, ma è dopo aver letto con attenzione le deliranti argomentazioni del vostro giornalista, condite tra l’altro da frequenti refusi e imprecisioni, che non ho potuto fare a meno di scrivervi per rispondere al vostro giornalista e commentare quanto da lui scritto, assalito da un interogativo che rimanda alla generale qualità dell’informazione di questo paese: come è possibile che un articolo di questo tipo possa essere ospitato da una testata giornalistica, di qualsiasi dimensione essa sia?

    Credo che uno dei problemi della cominicazione politica e di gran parte dell’informazione sia la semplificazione e quindi l’approssimazione, elementi che partoriscono analisi della realtà, e della storia, viziate da un manicheismo fine a se stesso utilie a giustificare posizioni ideologiche predeterminate.

    Il vostro giornalista dice di essersi molto divertito alla visione de L’Arena di Massimo Giletti, andata in onda domenica scorsa, accusando, in sostanza, i giornalisti in studio, definiti dal vostro “tutti della stessa area politica”, di essere dei nuovi “cattivi maestri”.

    Ora. Già accomunare sotto un’unica bandiera tre giornalisti come Gianni Barbacetto, firma di punta del Fatto Quotidiano, esperto di cronaca politico-giudiziaria, Franco Di Mare, per anni inviato nelle più calde zone di guerra, e Tommaso Cerno, giornalista e scrittore per l’Espresso, fa abbastanza sorridere: primo perché non si capisce quale sia l’area politica comune, visto che non sono iscritti a nessun partito politico, secondo perché i fatti sono fatti, e i fatti non sono né di destra, né di centro, né di sinistra. E poi perché anche in trasmissione esprimevano posizioni non proprio omologhe.

    Soprassediamo sul fatto che il vostro sia convinto che Pina Picerno sia una ministra, per carità abbiamo già tanti problemi, è solo una europarlamentare, passiamo ai contenuti disarmanti di questo articolo: secondo Melcore i “delinquenti incappucciati” che hanno devastato una via di Milano godrebbero delle simpatie del PD “in nome dell’antifascismo” e che non si può chiedere ai poliziotti di farsi ammazzare “perché a “quattro figli di papà con al polso il rolex”, deve essere garantito il diritto di andare in piazza a sfasciare e bruciare tutto, come sostanzialmente da sempre la sinistra sostiene”. Sottolineando l’inconsapevole umorismo nell’associare il PD renziano all’antifascismo, viste le ultime azioni leggermente autoritarie prodotte dal governo Renzi, ricordo che in nome dell’antifascismo è stato solo garantito il diritto di parola e di manifestazione, art. 21 della Costituzione Italiana: “Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero, con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione”. Il che non equivale al diritto dei manifestanti di “sfasciare e bruciare tutto” o di tentare di ammazzare i poliziotti, infatti chi compie queste azioni, che si chiamano reati, è perseguibile per legge.

    E’ quello che i giornalisti in studio tentavano a fatica di far comprendere: non si può impedire una manifestazione con la scusa di evitare disordini, ma si deve tentare, sempre, un’operazione molto più difficile, ovvero bloccare i gruppi estremisti e violenti, che in questo caso erano stati individuati addirittura prima della manifestazione e poi incredibilmente rilasciati. Da qui la mozione di sfiducia annunciata dalle opposizioni e spiegata dal deputato del M5S Bonafede nei confronti del ministro dell’interno Alfano, incapace, secondo loro, di gestie la prevenzione.

    Le “invettive contro il segretario della Lega (Salvini), il quale sosteneva che i delinquenti dovrebbero essere rinchiusi in galera” lanciate dai “paludati giornalisti”, sono inventate da Melcore, che forse accecato dalle sue convinzioni non si è concentrato sull’ascolto: infatti Salvini non chiedeva semplicemente che i colpevoli finissero in galera, argomento su cui tutti evidentemente concordavano, ma chiedeva l’annullamento delle manifestazioni “a rischio”, cioè invocava la sospensione di un dirittto costituzionale. Bisognerebbe spiegare a Salvini, e forse anche a Melcore, che i diritti sanciti dalla Costituzione non si possono sospendere per un rischio, ma si deve tentare di prevenire tale rischio: per questo esisstono i prefetti, le questure e le indagini.

    E’ quindi del tutto condivisibile, per una volta, l’affermazione della Picerno, stigmatizzata da Melcore, secondo cui un “politico non dovrebbe parlare come un uomo della strada”, perché, come Salvini fa, rischierebbe di sparare cazzate.

    Il delirio continua con l’accostamento del tutto improrio tra il ragazzo intervistato da TGCom24 in preda ai fumi del “bordello, casino boh” e i pestaggi deliberati da parte della polizia: “ci ha ricordato quegli eroi sfascia tutto che quando beccano qualche colpo di manganello dalla polizia, vanno a piagnucolare in televisione raccontando quanto sono barbari i poliziontti”. Ovviamente nessuno si è mai scandalizzato per “qualche colpo di manganello” indirizzato verso gli “sfacia tutto” ma per quei fin troppo frequenti pestaggi gratuiti messi in atto dalla polizia contro manifestanti pacifici e inermi, come quelli manganellati giusto ieri a Bologna in occasione della contestazione a Renzi alla festa dell’Unità. Forse Melcore non sa che per far rispettare l’ordine pubblico non è necessario sbattere le teste di gente innocente contro i termosifoni (vedere vicenda Diaz); visto che siamo in uno stato di dirtto e che la tortura non è consentita e che la Polizia non ha diritto di vita o di morte su nessuno, anche i poliziotti devono attenersi a delle regole tentando di far meno male possibile, anche ai delinquenti.

    Curiose poi le convinzioni di Melcore sui Black block e sulla loro preparazione: secondo il vostro la loro “preparazione paramilitare” si cotruirebbe nelle “tante manifestazioni che vengono fatte continuamente in tutte le città d’Italia, dove vengono compiute piccole egrandi violenze, senza che la polizia abbia la possibilità di arrestarli”. Naturlamente non è vero che la polizia non ha la possibilità di arestarli infatti i fermi in occasione della guerriglia del 1° magio hanno riguardato cinque persone per le quali il gip ha confermato l’arresto. E non è vero nemmeno che la “preparazione paramilitare” si costruisce durante le manifestazioni, semmai durante le manifestazioni si vede il risultato di quella preparazione, che avviene evidentemente lontano da occhi indiscreti. E non è vero neppure che “i centri sociali sono i covi dove queste bande si organizzano e trovano rifugio”: immagino che Melcore non abbia mai frequentato i centri sociali, infatti generalizza qualcosa che può accadere ma che non è la regola. Non sta scritto da nessuna parte infatti che tutti i centri sociali siano “il covo di una banda”, il più delle volte sono luoghi di aggregazione, di discussione e di crescita culturale. Anche per questo la nuova trovata di Salvini che straparla di chiusura dei centri sociali è l’ennesima paranoia filo-fascista della Lega.

    La semplificazione purtroppo è un vizio che crea dipendenza, un vizio che infatti impedisce a Melcore persino di comprendere la frase incriminata di Franco Di Mare: “i Black Block sono degli squadristi organizzati e quindi sono fascisti, anzi nazisti”. Siccome utilizzano come simboli la falce e martello e il simbolo dell’anarchismo, secondo Melcore i Black bloc sono di sinistra. Comunismo e Anarchismo sono due filosofie politiche molto differenti, agli antipodi per certi versi (controllo totale dello stato per il comunismo, assenza di stato per l’anarchismo): accomunarle è un’operazione approssimativa e limitare l’analisi di un fatto ai soli simboli è ai limiti dell’infantilismo. Ma al di là dell’effettia appartenenza a questa o quella filosofia politica dei teppisti in questione, Di Mare voleva semplicemente sottolineare i metodi utilizzati da questi soggetti, metodi appunto squadristi e fascisti nel senso di violenti e fuori da una logica democratica.

    Non si capisce dunque su cosa si basi l’invettiva di Melcore contro il povero Di Mare e contro utti i giornalisti che tentano di fornire delle analisi un po’ meno spicciole della sua.

    Melcore si chiede perché “i giornalisti Rai non analizzano il fenomeno della violenza di piazza con serietà”: se la serietà è quelle che utilizza il vostro in quest’articolo penoso stiamo freschi.

    Non è certo con i bollini di destra e sinistra che si analizzano i fatti, perché banalmente le etichette non corrispondono quasi mai ai contenuti: “il governo è di sinistra, quindi è a favore dei Black block che sono comunisti come i giornalisti Rai che sono tutti governativi” è un tipo di ragionamento da bar dello sport, vuoto, sempliciotto, demagogico, in buona sostanza ridicolo.

  2. Valerio Melcore ha detto:

    Cristian Giaracuni nell’iniziare a commentare l’intervento, utilizza il termine “E’ RACCAPRICCIANTE”, e questo la dice lunga sul tipo di cultura della quale è portatore questo signore.
    Non vedo cosa ci sia di raccapricciante, ossia di orribile, di spaventoso, in quanto riportato nel titolo, considerato che viene sintetizzato ciò che un giornalista importante come Franco Di Mare ha dichiarato durante una trasmissione televisiva, e che lo stesso Giaracuni riconosce essere vero.
    Ciò che è raccapricciante, caso mai, è che l’offesa sia l’unico modo che si utilizza per confrontarsi con il prossimo, questo si che è spaventoso.
    Poi, naturalmente non può mancare l’ignorante, e chi non la pensa come lui necessariamente non può che essere ignorante, e infine la ciliegina, a chi non pensa come lui è un eretico al quale non deve essere lasciato spazio per dire la sua opinione.
    Insomma un concetto di libertà e democrazia, che non è il nostro.
    Io sono del parere che confrontarmi con chi non la pensa come me, non possa che arricchirmi, se le mie tesi vengono confutate sono costretto a rivedere il mio punto di vista, e quindi a crescere.
    Ma torniamo al commento.
    Sarebbe facile adesso comportarsi come ha fatto il signor Giaracuni commentare frase per frase, parola per parola.
    Certo a volte può capitare di essere superficiali, non si sta preparando la tesi di laurea, si stanno mettendo su carta delle impressioni, non è il Vangelo, può capitare di dare del ministro ad un eurodeputato, specie se si tratta di un politico come la Picierno che appare in televisione tre volte al giorno.

    Ma credo che sia molto più grave che qualcuno che sale in cattedra per fare il professore poi non sappia che la RAI, da sempre è stata lottizzata dai partiti o ignori che Franco Di Mare provenga dall’Unità, l’organo di stampa del Partito Comunista Italiano.
    Poi che abbia fatto un ottimo percorso professionale, nessuno lo mette in dubbio, ma questo non toglie nulla alle sue simpatie politiche, e alla sua capacità di giocare con le parole, portando acqua al suo mulino.
    Ora al netto delle offese e della solita retorica, alcune delle osservazioni al mio intervento sono condivisibili, altre sono banali, quella che invece credo sia il caso di commentare è la parte finale, in quanto il lettore disattento potrebbe essere indotto in errore.
    Il Giaracuni scrive:
    “Non è certo con i bollini di destra e sinistra che si analizzano i fatti, perché banalmente le etichette non corrispondono quasi mai ai contenuti: “il governo è di sinistra, quindi è a favore dei Black block che sono comunisti come i giornalisti Rai che sono tutti governativi” è un tipo di ragionamento da bar dello sport, vuoto, sempliciotto, demagogico, in buona sostanza ridicolo”.
    Come vedete il Giaracuni inizia con le offese, prosegue con le contumelie, e termina con gli insulti.
    Ma questo ci interessa poco.
    Quello che a noi invece interessa sottolineare e che evidentemente all’amico sfugge, che la sinistra da sempre ha tenuto il piede in due scarpe, una sinistra di lotta e una di governo, una parlamentare ed una extraparlamentare, una anticlericale e una con la teologia della liberazione.
    Oggi poi, addirittura ne abbiamo due nel solo PD, poi c’è Sel, poi ci sono i Rifondatori, quelli che stanno con Tsipras, quelli con la Camusso, quelli dei Centri sociali, e poi chi più ne ha più ne metta.
    Ci sono coloro che sfasciano le vetrine bruciano le auto dei poveri cristi, ogni tanto spaccano qualche testa, poi c’è chi difende il loro diritto a manifestare, e poi c’è il governo, che chiaramente strizza l’occhio a chi mette sotto assedio le sedi o i comitati elettorali dell’opposizione.
    Specie se questa opposizione sta raddoppiando i consensi.
    Poi se qualcuno per sbaglio viene arrestato iniziano i girotondi, il cantante alla moda, il regista famoso e compagnia cantando.
    E concludo scrivendo, caro Giaracuni, può darsi che i miei discorsi siano da bar dello sport, ma non è escluso che gli avventori dei bar abbiano le idee più chiare di tanti intellettuali che frequentano i salotti della buona società.
    Spero che Cristian Giaracuni non se la prenda se mi sono permesso di replicare al suo commento, e ci possa essere la possibilità un giorno di questi di prendere un caffè, e se non gli piacciono i bar dello sport, possiamo prenderlo e fare due chiacchiere in uno dei bar alla moda.

  3. Cristian Giaracuni ha detto:

    Mi perdonerà se approfitterò ancora del vostro spazio per replicare alla sua replica che, come l’articolo in qestione, ha un che di surreale.
    Ci tengo a specificare che surreale non è un insulto, come non lo è nessuna delle parole da me utilizzate: delirante, approssimativo, vuoto, sempliciotto e ridicolo, sono termini con cui definisco in termini critici il suo articolo e la sua analisi, non la sua persona. Criticare non equivale ad insultare, specie se le critiche sono supportate da elementi oggettivi. Non so poi dove abbia letto la parola “ignorante” e dove io l’abbia definito “eretico”, bah.
    Quanto al “raccapricciante” che tanto l’ha disturbata: come si evince semplicemente leggendo, mi riferivo alla “forma” del titolo. E confermo: un titolo composto da 13 parole, escluse congiunzioni e preposizioni, è giornalisticamente raccapricciante. L’uso del termine è evidentemente metaforico.
    Detto questo, e in attesa di sapere di quale cultura sono portatore, stendiamo un velo pietoso sulla lezione di democrazia e libertà, per carità: non ho mai detto che lei o altri non possono esprimere la propria opinione, mi sono solo chiesto come un articolo di questo tipo possa essere ospitato da una testata giornalistica che avrebbe il dovere di controllare, se non la qualità dell’articolo, quantomeno che le informazioni in esso riportate siano vere.
    Ogni opinione è evidentemente legittima, ma per esserlo i dati fattuali su cui si fonda devono essere veri e oggettivi, altrimenti ognuno può raccontare ciò che gli passa per la mente, inventando una realtà che non esiste. Ecco, con il mio commento cercavo di riportarla alla realtà spiegandole che i dati di partenza della sua analisi erano fallaci.
    “Certo a volte può capitare di essere superficiali, non si sta preparando la tesi di laurea, si stanno mettendo su carta delle impressioni, non è il Vangelo, può capitare di dare del ministro ad un eurodeputato, specie se si tratta di un politico come la Picierno che appare in televisione tre volte al giorno.”. Non ho ancora capito se questa è una battuta. Ma si rende conto che lei, scrivendo su una testata gironalistica, svolge il ruolo di giornalista e quindi ha il dovere della precisione e del rispetto dei fatti?
    Poi continuo a non capire cosa centri la lottizzazione della Rai con il commento alla devastazione del 1° maggio scorso: mi faccia capire, secondo lei c’è un pezzo di RAI lottizato dai gruppi antagonisti? Ma è una barzelletta? E continuo a non capire l’attacco al povero Franco Di Mare: aver lavorato per l’Unità non significa essere intellettualmente disonesti, infatti da Di Mare si sono ascoltate solo parole di condanna nei confronti dei Black Block, quale “simpatia”.
    Anche la dissertazione sulla sinistra italiana, anch’essa molto personale, basti pensare al fatto che lei include il PD attuale all’interno della sinistra italiana confermando la predilezione per le etichette, non centra nulla con i commenti di Franco Di Mare e degli altri giornalisti in studio.
    Lei evidentemente non riesce a concepire che un giornalista possa essere indipendente ed intellettualmente onesto e che riesca quindi ad analizzare i fatti per quello che sono.
    Trovo poi francamente inconcepibile e inaccettabile la sua insistenza nel diffondere informazioni palesemente false: nessun “cantante alla moda, regista famoso e compagnia cantando” protesta se “se qualcuno per sbaglio viene arrestato”, i “girotondi” in favore dei Black Block sono una sua invenzione. C’è stato qualcuno come Fedez che ha semplicemente rivendicato il diritto costituzionale di manifestare il dissenso che spettava al corteo del 1° maggio, dissociandosi apertamente dai violenti che hanno danneggiato, oltre che le cose, proprio le ragioni della manifestazione. Sostenere il contrario senza portare uno straccio di fatto a supporto di questa tesi significa mistificare la realtà.
    Ovviamente la replica non mi ha offeso, al massimo mi ha fatto tenerezza, e sono sempre aperto al confronto e alla polemica, in qualsiasi posto.

  4. Valerio Melcore ha detto:

    Black bloc.
    Vedo che ancora una volta, per quanto si sforzi, lei signor Giaracuni non riesce a non insultare l’interlocutore.
    Nell’altro suo commento non c’è una frase che non contenga un insulto, e fa torto alla mia e alla sua intelligenza, giustificandosi scrivendo che gli insulti non erano rivolti alla mia persona ma a quello che io scrivo.
    Secondo lei il mio scritto sarebbe surreale, e certo non lo scrive per farmi un complimento, e tenta di offendermi quando, sottintendendo una mia presunta ignoranza “mi spiega” che surreale non è un’offesa.
    Se non ricordo male il surrealismo con la sua opera, tentava di liberare l’uomo dalle regole che lo incatenavano, dalle convenzioni, dai preconcetti, dal pensiero dominante.
    L’Amore, era l’elemento centrale per i surrealisti, poi vi era il sogno, il potere dell’inconscio e a volte anche una lucida follia, l’essere visionari, ossia la capacità di avere una chiara percezione di quanto non era ancora realtà ma sarebbe potuto diventarlo.
    Per cui non mi offendo, per molti versi mi sento vicino a questo modo di intendere la vita.
    Solo mi meraviglia che una persona “colta” come lei che è sempre così attenta a quanto scrive (a differenza di me), abbia utilizzato questo vocabolo.
    Molti dei surrealisti, furono comunisti e anarchici.
    Ho gradito molto la lezioncina con la quale mi ha spiegato la differenza fra anarchismo e comunismo, Bakunin i miei amici anarchici me lo fecero conoscere quando avevo 16 anni, certo non ho letto quel mattone che è Il Capitale, ma qualche lettura su Marx e sul marxismo è stata fatta.

    E dato che io nell’intervento da lei cassato, facevo notare che due simboli la falce e martello e la A cerchiata degli anarchici, erano utilizzate dai black bloc e quindi a rigor di logica non potevano essere definiti nazisti, lei cambiando le carte in tavola, ha spostato il discorso dai simboli, alle due filosofie che sarebbero agli antipodi; il comunismo, dove vi è il controllo totale dello stato e l’anarchia che prevede l’assenza totale di strutture statali; e ciò quand’anche fosse vero, non toglierebbe non aggiungerebbe nulla al fatto che anarchici e comunisti da diversi decenni sfilano insieme e ora sfasciano insieme.
    Ma tanto per seguirla nel suo ragionamento, credo di ricordare che il comunismo, almeno sulla carta, si dovrebbe realizzare in diverse fasi, a partire dalla dittatura del proletariato, in cui vi è una classe “di illuminati” che si pone alla guida e aiuta il resto del popolo a crescere per giungere man mano all’autodeterminazione, “ ognuno secondo le proprie possibilità, a ognuno secondo i propri bisogni”, e a quel punto non ci sarebbe più stato bisogno dello stato e quindi si sarebbe realizzata l’Anarchia.
    Per carità so che esiste un’ignoranza di ritorno, è possibile, anzi è sicuro che tante di quelle cose lette a suo tempo oggi le abbia dimenticate e se qualcuno me le fa tornare alla mente non può che farmi piacere, ciò che invece mi infastidisce, perché è esattamente ciò che fanno i politici, sono i giochi di parole, che ho l’impressione l’appassionino tanto.

    Ora che lei sostenga che il PD non è un partito di sinistra, o che Renzi non sia antifascista, è un punto di vista rispettabile, ma ben comprende che saranno molti milioni gli italiani, a non essere d’accordo con lei, il che sia ben chiaro non vuol dire che abbiano ragione.
    Così come altri potrebbero affermare e argomentare, che Forza Italia è di sinistra, perché Berlusconi non è mai stato di destra, era amico di Craxi, socialista, e le sue reti televisive sono piene di giornalisti di sinistra, molti dei quali hanno militato addirittura nella sinistra extraparlamentare, che hanno veicolato in questi vent’anni la cultura della sinistra radical scic, a cominciare da trasmissioni come quella che per decenni ha condotto Maurizio Costanzo.
    Poi lei si scandalizza perché colloco nella stessa area tre giornalisti che lavorano in tre testate diverse, che di fronte ad un fatto inoppugnabile, la chiara collocazione politica dei black bloc (nella sinistra), prima negano che questi abbiano una matrice politica, poi addirittura Franco Di Mare si spinge oltre dichiarando che i blak bloc sarebbero squadristi e quindi fascisti, poi si ferma un attimo, e sentenzia, “no sono nazisti”.
    Evito di addentrarmi sull’uso improprio del termine fascista che oramai non vuol più dire nulla, ed è stato ridotto ad un’offesa da lanciare contro l’avversario. Per cui fascisti, sono i black bloc perché sono violenti ed eversivi, fascista è Renzi perché autoritario, è fascista la Lega, perché non vuole altri immigrati e vuole dividere l’Italia, fascista è la Meloni che invece la vuole unita, e fascista è Beppe Grillo perché non ha rispetto per le e tradizioni e per i partiti antifascisti, ma fascisti sono anche i partiti antifascisti i cui uomini rubano al popolo sovrano e lo portano alla fame, poi sono fascisti le coop rosse e le associazioni di volontariato che sui migranti lucrano, quindi sfruttano i nuovi proletari per arricchirsi, naturalmente fascista è la Cina, che non rispetta i diritti umani, idem per la Russia, persino la Corea comunista è fascista perché è una mostruosa dittatura, restano gli Stati Uniti d’America, che non possono non essere fascisti, perché da decenni portano la guerra in tutti i continenti.
    E naturalmente è fascista l’Africa che per definizione è nera, lo stesso Musssolini faceva cantare, “ faccetta nera sarai romana e per bandiera avrai quella italiana”, voleva portare la faccetta nera a Roma liberata, e poi con i conflitti e la violenza che caratterizza quella terra come possiamo dire che non sia fascista, e poi la fascistissima India dove ci sono ancora le caste.
    Sicuramente mi è sfuggito qualcuno, ma se utilizzate la logica dei nostri grandi giornalisti, dei maestri del giornalismo italiano vedrete che nessuno sfugge, viviamo in un mondo di fascisti.
    Questo per dire che se si vuole giocare con le parole, e piegare la logica alle proprie convinzioni, lo si può fare, i Sofisti lo facevano tanto tempo fa, con eccellenti risultati, si specializzarono nel dimostrare tutto e il contrario di tutto, ma di loro i posteri non hanno conservato un buon ricordo.
    Ma torniamo a noi.
    Io sono convinto che un giornalista che deve gran parte della sua carriera ad un partito, che è cresciuto culturalmente e politicamente in un certo ambiente, ottenendo tra l’altro dei benefici in termini professionali, o per convinzione o perché ha convenienza a farlo, si schiera, è di parte, è fazioso, e i giornalisti onesti intellettualmente lo dichiarano pure.
    Ma lei caro amico, resterà sempre convinto del contrario, e per me sta bene, io non devo convincere nessuno, nessuno mi paga per farlo.
    Infine, anche perché sinceramente questa botta e risposta comincia ad essere noiosa, io non ho scritto che Franco Di Mare difende i black bloc, ma semplicemente che, salvo il conduttore, tutti e tre i giornalisti a più riprese, nessuno escluso, durante la trasmissione hanno negato la matrice politica dei signori incappucciati che hanno messo a ferro e fuoco Milano, alla fine Di Mare ha detto quanto già scritto, ossia ha etichettato i Black bloc definendoli nazisti.
    Allora tre giornalisti così, lei dove li colloca i tre aree culturali differenti? Io no.
    Sarebbe stato corretto, visto che lo sanno tutti, compresi i poliziotti che li arrestano e i magistrati che li scarcerano, che i tre giornalisti dichiarassero ciò che tutti sanno, ossia che gli incappucciati sono di sinistra, che fanno parte della cosiddetta area dell’antagonismo. Poi ognuno avrebbe potuto prenderne le distanze.
    DIRE CHE I BLACK BLOC SONO FASCISTI VUOL DIRE MISTIFICARE LA REALTA’.
    Poi lei mi potrà dire che è stato utilizzato il termine nazisti per dire violento, e io le potrei obiettare perché non definirli comunisti, anche perché il comunismo avendo prodotto cento milioni di morti non è meno violento del nazismo.
    E sinceramente sono io a sorridere quando leggo che se dei giornalisti non hanno la tessera di partito in tasca sono indipendenti dai partiti e dalle lobby.
    E quindi è curioso che lei si preoccupi della qualità dei giornali di provincia, e invece difenda i giornalisti che scrivono su importanti testate nazionali, o che lavorano in Rai.
    Se siamo agli ultimi posti in Europa, per quanto riguarda l’informazione non credo sia colpa dei giornali on-line nati in provincia in questi ultimi anni, piuttosto del servilismo che da sempre caratterizza una larga parte del giornalismo nostrano, situazione questa conosciuta nel mondo, ma che lei sembra ignorare.
    Per quanto riguarda il diritto a manifestare, nessuno lo nega, però ci sono delle regole che dovrebbero essere rispettate, chi organizza un corteo deve munirsi di un servizio d’ordine, che lo difenda da attacchi esterni e controlli eventuali intemperanze di coloro che sono all’interno dello stesso corteo. Così come potrebbe impedire che dei gruppi violenti prima mettano a soqquadro una città attentando alla vita e ai beni di inermi cittadini, e poi si nascondano all’interno del corteo dei manifestanti.
    Anche perché in qualcuno potrebbe sorgere il dubbio che i manifestanti si prestino a questo gioco.
    Vorrei rammentarle che il diritto a non vedere la propria auto bruciata, il negozio devastato, i risparmi di una vita andare in fumo, o la propria vita messa a repentaglio, anche questi sono diritti sanciti dalla Costituzione.
    E fra il diritto di un cittadino a manifestare, e il diritto di un altro cittadino a poter camminare liberamente senza il rischio di essere investito in pieno da una molotov, credo che il secondo diritto, sia poco poco più importante, o no?
    Oggi con i mezzi di comunicazione che esistono, per far ascoltare le proprie ragioni non c’è più bisogno di utilizzare i megafoni, e passare sotto casa ai cittadini per far sentire i propri slogan, oggi le manifestazioni potrebbero tranquillamente essere organizzate alla periferia della città, tanto i media andrebbero comunque e sarebbe più facile controllare i gruppi di facinorosi.
    E non devo essere io a ricordarle che la mia libertà finisce dove inizia la sua.

    Poi quando afferma che basta la prevenzione affinché siano isolate le frange violente, credo che sia emblematico il caso, riportato dalla stampa, dei black bloc venuti dalla Germania e dall’Inghilterra trovati in possesso di passamontagna fermati dalla polizia perché sospetti, ma considerati dai magistrati come semplici writer, e quindi rimessi in circolazione, e uno di loro che aveva un tatuaggio che raffigurava il rivoluzionario comunista e spartachista Kate Duncker, è stato lodato dal magistrato per la sua militanza antifascista.
    Ma di cosa stiamo parlando.
    Il deputato del Movimento 5 Stelle ha fatto benissimo a chiedere le dimissioni di Alfano, una città è stata devastata mentre la polizia stava a guardare.
    E a proposito di M5S non le ha insegnato nulla Grillo, che è riuscito a far diventare il suo partito il primo in Italia utilizzando le nuove tecnologie e non certo i cortei.
    Poi se alla Picierno e a lei, dispiace il linguaggio di Salvini perché usa il linguaggio del popolo, ad altri invece non piace il politichese utilizzato dalla parlamentare del PD e dei suoi colleghi di partito.
    E’ questione di gusti, cosa ci vuole fare.
    A me dispiace solo di non avere noi salentini qualcuno che difenda la nostra terra e i nostri inteessi come i leghisti difendono la loro.
    Io capisco che tutto ciò possa disturbarla, ma è la verità, o per essere più precisi, quella che in perfetta buona fede a me sembra essere la realtà dei fatti.
    Per concludere se in lei ho suscitato sentimenti come la tenerezza, la cosa non può che farmi piacere.
    La ringrazio per avermi spiegato che i poliziotti non hanno diritto di vita e di morte, e che i Centri sociali non sempre sono covi di bande, il che mi fa pensare che spesso lo sono, e che, se Salvini ne chiede la chiusura non lo fa perché in questi posti si predica e si pratica la violenza, ma perché soffre di una nuova malattia la paranoia filo-fascista.
    Ho sentito il dovere di risponderle, solo per una forma di cortesia, visto tutto il fastidio che si è preso di analizzare prima il mio intervento parola per parola e commentarlo, e poi commentare nuovamente frase per frase, la mia risposta.
    Si è fatta l’una di notte, e non so lei, ma io domattina sono al lavoro, dovrei rileggere quanto scritto ma sono stanco, se manca qualche virgola, se c’è qualche imprecisione, o errore di battitura sono certo che lei mi scuserà.
    La saluto cordialmente e definitivamente.
    Valerio Melcore

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