XYLELLA. LA RUSPA E SCHITO

| 7 Novembre 2015 | 0 Comments

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

di Eleonora Ciminiello_______ADESSO BASTA! La storia del Salento negli ultimi giorni è concitata, così come concitate sono le reazioni dei suoi abitanti che, presi dal senso di giustizia e di verità si sono mobilitati per fermare un Piano, il Silletti Bis, che sempre di più assume le sembianze di un attacco frontale, indiscriminato ed insensato contro un popolo ed un territorio.

Mercoledì 4 novembre sei ragazzi assistono inermi alla lacerazione di un ulivo colmo di olive. Tanto erano pesanti le sue fronde che il braccio della ruspa non è riuscito ad eradicarlo come gli altri, l’ha dovuto spezzare in due per poi eradicare ciò che rimaneva piantato nel terreno: una parte del tronco e le radici. Quella lacerazione è stata come uno strappo nell’anima: i sei, senza battere ciglio e senza nemmeno parlarsi si sono avvicinati alla ruspa, guardando in volto l’operatore e gridando: ORA BASTA, IL TUO LAVORO E’ FINITO. PUOI SPEGNERE LA MACCHINA!

Nel campo sono giunte mamme e bambini, anziani a bordo delle loro vespe, e ragazzi in bici: le immagini che correvano sul web mostravano un cimitero di anime antiche, tanto strazianti che era impossibile far finta di nulla. Assieme a quelle immagini giungevano quelle di pochi ragazzi ed una ruspa ferma: indubbiamente qualcosa era cambiato. Il cambio di rotta di un popolo che raggiunge la campagna ed insorge è andato talmente oltre da convincere l’operatore alla guida della ruspa a reimpiantare gli ulivi eradicati: gli uomini, aiutati da quella che fino a poche ore prima era stata una macchina di morte, sono riusciti a reimpiantare 3 ulivi.

Un gesto simbolico, ma che è stato come uno schiaffo per i signori del Piano, uno schiaffo che il giorno dopo è stato inferto loro anche dai bambini in marcia quando all’ALT degli agenti della Digos, loro caparbi, coraggiosi e determinati, hanno continuato a camminare, lasciandosi le forze dell’ordine alle spalle.

Lo schiaffo deve averlo sentito forte anche il dirigente dell’Ufficio Fitosanitario delle Regione Puglia, Silvio Schito, il quale, invitato a Lecce in occasione della Giornata di lavoro sui Risultati preliminari della sperimentazione in uliveti in agro di Gallipoli, presentata da Copagri, anziché mostrare entusiasmo per poter essere protagonista assieme all’ente di cui fa parte, di una possibilità o soluzione futura, si è limitato ad iniziare il suo intervento con “Forse la Xylella colpisce anche gli uomini!”.

Emblematica figura quella di Silvio Schito che risponde a due sole domande ad una mia intervista prima di accomodarsi in cattedra. La curiosità di sapere che genere di pesticida si sta utilizzando sui terreni prima dell’eradicazione viene in parte soddisfatta con una risposta fra il sorpreso e il sospettoso: «Beh noi consigliamo il PREV-AM perché ha un tempo di carenza molto basso, già dopo 24 ore si può operare, però se loro hanno dei tempi anche più lunghi ed hanno intenzione di fare anticipatamente il trattamento e poi aspettare sette otto giorni possono utilizzare anche altri». Quindi il Prev-am non è l’unico pesticida utilizzabile… «È quello più consigliabile… comunque anche gli altri sono utilizzabili purché si rispetti l’etichetta. Comunque ritengo che sia il Prev-am quello più consigliabile perché è quello che crea un minore impatto a livello ambientale».

Una prima dichiarazione un po’ traballante in cui Schito sostiene che il Prev-am è l’insetticida consigliato senza rispondere a: quali sono gli altri insetticidi fungicidi consigliati? Una domanda a cui sembra davvero che nessuno sappia trovare una soluzione. La stessa domanda, infatti, era stata posta invano sia all’ispettore della Guardia Forestale in agro Case Bianche che al proprietario del terreno, il quale alla fine aveva rimandato al tecnico il cui nome resta avvolto dal mistero…. OVVIAMENTE!

Ma il proprietario, secondo le prescrizioni del piano non deve trasmettere “alla segreteria del Commissario delegato e al Servizio fitosanitario regionale la “comunicazione di fine lavori” unitamente alla copia del quaderno di campagna, ove dovranno risultare il trattamento insetticida e l’intervento di rimozione delle piante”?

Ma… andiamo avanti. Il Prev-am, il pesticida consigliato e riconsigliato da Schito durante l’intervista effettuata durante la Giornata di lavoro presso la Camera di Commercio, in realtà, non potrebbe essere utilizzato, perché ha un’autorizzazione scaduta da un pezzo. Ma forse, questo a Schito era sfuggito.

Il Ministero della Salute, infatti, ha autorizzato in deroga e solo per l’emergenza fitosanitaria l’uso del PREV-AM PLUS il 13 maggio 2015. Questo prodotto inizialmente è stato autorizzato solo per le aziende biologiche ma poi, come si legge nel piano, è stato anche utilizzato il giorno della militarizzazione di Oria, quel 7 luglio 2015 quando 47 ulivi furono espiantati.

L’autorizzazione in deroga del Prev-am è SCADUTA. Scaduta dal 9 settembre 2015. Ed ora? Con cosa si starà avvelenando la terra? Sempre col Prev-am? Questo non è dato sapere, come se i cittadini che respirano l’aria, utilizzano l’acqua dei rubinetti, mangiano la verdura dei campi circostanti e si cibano del formaggio fatto da animali che pascolano (in quali terre?), non abbiano alcun diritto di vivere, non abbiano diritto di sapere.

Ma l’incompetenza e soprattutto l’assenza di interesse verso la propria terra che Silvio Schito mostra nelle sue risposte,  raggiunge il culmine al mio dubbio successivo: nel piano è, infatti, scritto che “tutte le piante che sono risultate infette da Xylella Fastidiosa, mediante estirpazione e sramatura, seguita da trinciatura della chioma e distribuzione sul terreno, ovvero bruciatura della ramaglia e distribuzione delle ceneri in situ o in loco”; e allora come mai il piano non è stato eseguito alla lettera?

Facendo presente al dirigente dell’Ufficio Fitosanitario pugliese che gli ispettori del Corpo Forestale dello Stato non sono intervenuti quando la ruspa eradicava un ulivo ogni tre secondi, senza preoccuparsi di far trinciare le chiome, di bruciarle, di distribuirne le ceneri in sito (tanto che a più di un giorno di distanza gli ulivi giacevano ancora lì), la sua risposta è stata: «La procedura non è che sia una prescrizione così perentoria, sono dei consigli». 

Questa mi mancava. La procedura del piano Silletti è solo un consiglio, e se con una procedura di eradicazione errata si danneggia ulteriormente il territorio provocando la diffusione dei funghi? «Per i funghi è un altro discorso la situazione è diversa bisognerebbe fare le analisi e vedere se la pianta è affetta da funghi e vedere che tipo di funghi, ma questo in questo momento non è stato fatto, e non so neanche se quelle piante fossero infette da funghi o meno».

Insomma siamo in una botte di ferro. Però ricordate, questo è importante: «Utilizziamo la giusta terminologia, estirpare per gli ulivi, eradicare per il batterio». Eradicare il batterio non si può, è una certezza, affermo. E lì, il solito sorriso paterno e sornione di Schito, quasi a dire…. MANNAGGIA A TE, non comprendendo che il suo uso del termine ESTIRPARE dimostra in maniera incontrovertibile una sufficienza ed una mal comprensione del valore dell’ulivo: l’erba cattiva si estirpa, non la storia di un popolo.

Intanto quello che è stato fatto dai cittadini il 04 novembre nelle campagne di Torchiarolo è stato visto come un gesto che viola la democrazia oltre che la libertà altrui, come se difendere una terra fosse reato, e distruggerla no. Ma il dirigente non si ferma e chiarisce meglio cosa sarà del Salento nel suo intervento in cattedra quando spiega che si deve puntare a varietà come il leccino per ripopolare un territorio abituato all’agricoltura, insomma almeno con qualcuno Schito va d’accordo. Coldiretti ringrazierà di certo.

 

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Category: Costume e società, Cultura, Politica

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