RENZI AL NONO DECRETO SALVA ILVA, A TARANTO CRESCE LA RABBIA CONTRO IL MOSTRO / FRA LE ALTRE, ECCO LA BATTAGLIA DI UNA ‘mamma allarmata’, CHE OGNI GIORNO FOTOGRAFA ‘dal balcone di casa’ I VELENI NELL’ ARIA, SCRIVE SUI SOCIAL E ASPETTA L’ INTERVENTO DEI CARABINIERI

| 4 Dicembre 2015 | 1 Comment

(Rdl)______Il governo ha varato in mattinata l’ ennesimo decreto “salva Ilva”, con cui regala altri trecento milioni per “facilitare il percorso di transizione nella cessione di complessi aziendali del gruppo”; peggio, ha concesso un’ altra proroga per l’applicazione delle misure ambientali a tutto il 2016, valevole anche per un eventuale nuovo acquirente che potrà modificarle a sua discrezione; infine, nell’ occasione il ministro dell’ ambiente Gianluca Galletti ha affermato che “a tutt’ oggi tutti i limiti di emissione sono rispettati”.

Intanto, sui social, insieme a quelle di tanti altri, singoli, associazioni e movimenti, prosegue pure la battaglia solitaria, ma tenace, di Marinella Monfredi.

Non si tratta di una fotografa professionista; come ha raccontato a leccecronaca.it “..le mie foto sono fatte con il cellulare dal balcone della casa in cui abito…e tutti i giorni assisto a questo scempio….queste foto le rendo pubbliche per metterle a disposizione di chi vuole e può divulgarle….sono solo una mamma molto allarmata”.

Negli ultimi giorni, proprio come testimoniano le immagini che pubblichiamo, Marinella Monfredi ha avuto molto di cui allarmarsi.

Ha scritto nuovamente al sindaco di Taranto, denunciando che stante il protrarsi delle condizioni meteo, fra l’ altro previste stabili fino a giorno 10, la concentrazione di idrocarburi policiclici aromatici, in gergo IPA, altamente inquinanti e letali per la salute, ha raggiunto picchi intollerabili; ma non ne ha avuto risposta. Ha mandato pure tutto ai Carabinieri del Nucleo Operativo Ecologico di Lecce, e attende, dopo il loro riscontro, il loro intervento.

Intanto scatta foto, le commenta e le affida ai social network.

Così, per esempio, ieri, in quello che è diventato una specie di diario degli effetti devastanti del Mostro su Taranto e sui Tarantini: “Voglio evidenziare il distacco totale tra la realtà e la propaganda di Renzi, tra lo stato attuale dei fatti e le chiacchiere del PD, tra il mondo vero e quello realizzato artificialmente dai decreti creati ogni qualvolta per tamponare le falle.

 ..Questo è quello che continuiamo a vedere fuoriuscire da quella fabbrica di morte, disperazione e, da qualche tempo a questa parte, anche di fame.
Chi parla di allarme ambientale, chi fotografa striscioni di minerali e polveri che si evidenziano sulle nostre teste alle prime ore del mattino (prima che i venti le trasportino un po’ qua, un po’ là sulle teste e nelle vite di altri), chi misura gli IPA cancerogeni che sono incredibilmente alti, soprattutto raffrontati alla bassa produzione e al fermo di diversi impianti che non ripartiranno mai e, se dovessero ripartire, non ripartiranno mai a norma.
L’ILVA sta implodendo e noi continuiamo a morire nel clima ovattato dei network, soprattutto nazionali, che non parlano più del nostro allarme sanitario che continua a protrarsi dopo quasi quattro anni dai sequestri della magistratura, sequestri praticamente “dissequestrati” a botte di decreti concedenti facoltà d’uso e guarentigie erogate dai governi Monti, Letta e Renzi.
Ma noi continuiamo, a rischio di sembrare pazzi, petulanti, ossessivi, a pubblicare foto, con la certezza che le stesse vadano a finire in Procura e Commissione Europea nelle rispettive pratiche scottanti, e con l’auspicio di riuscire a mantenere sempre alta la guardia in questa purtroppo storicamente “molle” Tarentum”.

E ancora oggi, questa mattina, con nuove foto, così ha scritto: “Non vi assuefate a questo scempio…Basta guardare i colori del cielo sotto e sopra quella cappa velenosa, per non volerlo…Noi siamo la parte più azzurra! Il resto è opera di assassini!”.

 

Category: Cronaca

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Comments (1)

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  1. Alessandro Marescotti - tramite Facebook ha detto:

    Ilva. Le sette informazioni che non vi hanno mai voluto fornire

    Ecco quello che non vi dicono dell’inquinamento a Taranto.

    1) I filtri dell’Ilva non riescono a trattenere il particolato ultrasottile. Questo è il punto su cui avviare una nuova campagna di denuncia e attaccare il sindaco stesso che ha firmato un’Aia che si rivela oggi incapace di gestire una situazione surreale: la gente dovrà chiudersi in casa durante i picchi di inquinamento.

    2) Questo particolato oltrepassa tutti i filtri industriali. Nessun sistema di abbattimento delle polveri installato dopo i lavori dell’Aia è in grado di trattenere particolato ultrasottile come PM0,1 oppure PM 0,01.

    3) Nessun filtro posto nelle scuole potrebbe proteggere i bambini perché il particolato killer non viene trattenuto nei filtri.

    4) Questo particolato è così leggero che – seppure abbondante nei picchi di inquinamento misurati da PeaceLink – non fa sforare il limite di 50 microgrammi a metro cubo che è il limite di legge. Quindi tutto è a norma, chiaro?

    5) Questo particolato ultrasottile che non fa sforare i limiti del PM10 lo potremmo definire un “particolato invisibile”. Supera persino la barriera degli alveoli polmonari ed entra direttamente nel flusso sanguigno, avviando processi infiammatori e degenerativi nell’organismo umano, fino anche al tumore.

    6) Questo particolato ultrasottile tuttavia non sfugge all’analizzatore Ipa utilizzato da PeaceLink, che è in grado di a quantificare (mediante i miliardesimi di grammo, i famosi “nanogrammi”) i cancerogeni che si poggiano su queste “polveri invisibili”. Ciò che oltrepassa i filtri dell’Ilva non sfugge quindi alle misurazioni di PeaceLink in quanto tale analizzatore è in grado di “vedere” gli Ipa che si poggiano anche sul PM0,1 e sul PM0,01. Ossia il particolato con dimensioni tali da oltrepassare i filtri.

    7) Conclusione: per Taranto va effettuata un’analisi sitospecifica per le polveri (che hanno una tossicità 2,2 volte superiore rispetto al particolato urbano). Perciò va adottato un limite più stringente che – dato l’eccesso di mortalità documentato dall’indagine epidemiologica del dott. Forastiere – abbassi il limite per il particolato sotto i 20 microgrammi a metro cubo, così come richiesto dall’OMS. Se nelle altre città il limite annuo è 40 microgrammi a metro cubo e 50 quello giornaliero, a Taranto – per la tossicità sitospecifica del particolato – occorre chiedere un limite annuo di 20 microgrammi a metro cubo e un limite giornaliero a 25.

    Il quadro ora è completo: ma le polveri ultrasottili non sono state studiate a fondo da Arpa. La cosiddetta “speciazione del particolato” a Taranto è ancora in “fase di approfondimento”. Un killer si aggira fra di noi ma sfugge ai limiti e ai controlli delle leggi dello Stato. E tuttavia la nostra analisi degli Ipa lo intercetta, per fortuna.

    È tutto chiaro?

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