L’ INCHIESTA / IL TWIGA TWIGA DEI BILLIONAIRINI SALENTINI / 4 – Pozzi di soldi

| 4 Giugno 2016 | 0 Comments

di Giuseppe Puppo______ 

Veniamo adesso al secondo “importante imprenditore salentino”, Vincenzo Pozzi.

Ingegnere, in realtà egli imprenditore non lo è, non lo era almeno prima di adesso, quando partecipa all’ affare Twiga a Otranto.

Egli è un tecnico, prima, poi un manager pubblico, infine un privilegiato dei governi berlusconiani, in virtù del sodalizio con Pietro Lunardi: stiamo parlando dell’ ex ministro delle infrastrutture in quota Forza Italia, contemporaneamente grosso imprenditore nel settore dei trasporti, che, appunto nell’ era berlusconiana, compie una rapida e potente ascesa, in un guazzabuglio pressoché inestricabile di vizi privati e pubbliche virtù.

E Vincenzo Pozzi, lo segue a ruota, fino al suo capolavoro: ottenere, dall’ Anas, in cui l’ aveva piazzato il suo amico, dopo poco più di tre anni e mezzo, una ‘liquidazione’ stratosferica. Per poi passare, in tempi più recenti, ad un’ altra impresa personale: fare un ‘collaudo’ del Mose a Venezia certo ben retribuito.

Però andiamo con ordine, e, sia pur in sintesi giornalistica, vediamo di ripercorrere chi è Vincenzo Pozzi, che adesso ci ritroviamo nell’ affare Twiga Otranto.

***

Negli anni Ottanta Vincenzo Pozzi lavora alla Rav, vale a dire Raccordo Autostradale Valle d’ Aosta, un società nata col compito compito di costruire appunto il raccordo della Val d’Aosta, con fondi per due terzi statali attraverso l’Anas.

Nel 1989 ne diviene vicepresidente.

All’epoca Pietro Lunardi guida la Rocksoil, la società di famiglia di lavori di ingegneria civile, che, insieme alla Stone, sempre del settore e sempre della famiglia, ottiene la progettazione dell’ opera.

Il legame si rafforza dieci anni dopo, in seguito all’ incidente nel traforo del Monte Bianco, che causò trentanove vittime, “tragedia inevitabile, non esistendo normative certe per la sicurezza di gallerie e trafori”, sentenzia l’ ingegnere capo della commissione tecnica incaricata di relazionare,  che è Vincenzo Pozzi. Quindi bisogna riaprire al più presto il tunnel.

La gara di appalto viene vinta dalla ditta Scetaurote per il versante francese, dalla Spea  per quello italiano, che però subappalta alla Rocksoil.

Esaurita questa vicenda, la Rav deve ancora completare il raccordo valdostano e, per verificare lo stato dei lavori, apportando eventuali modifiche, affida alla società di Lunardi, che li aveva progettati, il compito di controllarli, col risultato che aumentano non solamente i tempi di realizzazione, ma pure i costi, e i relativi incassi per l’ azienda subappaltatrice , e controllore di sé stessa.

Perfetto.

Nel frattempo, Pietro Lunardi viene chiamato da Silvio Berlusconi, che di conflitti d’ interessi se ne intende, a fare il ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti. Regge il potentissimo e ricchissimo ministero, che sovrintnde alle grandi opere pubbliche, fra cui l’ alta velocità ferroviaria, nel secondo e terzo esecutivo di Berlusconi, dal 2001 al 2006.

Su di lui, grava un conflitto di interessi grosso come una casa, anzi, come una strada, anzi, come un’ autostrada. Ma il neo ministro lo risolve con tempestività e risolutezza: esce dalle società di famiglia, che rimangono affidate alla moglie e ai figli.

Perfetto, anche qui pressoché perfetto, e c’è da imparare, e pazienza se qualcuno all’ epoca, sia pur timidamente, parlò di “una situazione assolutamente anomala, uno scandalo da regime coreano”.

Fra le priorità dell’ imprenditore/ministro c’è quella di piazzare il suo fidato Vincenzo Pozzi a capo dell’ Anas.  Ma non fu facile.

Intanto, il consiglio di amministrazione dell’ ente pubblico poteva rimanere in carica: ma su questo, a suon di ricche buonuscite, tutti quanti, forse non felici, ma certo più ricchi, se ne andarono, azzerando il consiglio di amministrazione.

I problemi erano adesso altri: primo, gli alleati di governo, che mal vedevano un controllo totale di Forza Italia sull’ ente pubblico che doveva distribuire di lì a poco più di sette miliardi e mezzo di euro in gradi opere; secondo, quelli delle opposizioni, che, chiamati a ratificare la nomina  prevista, nella competente commissione parlamentare, carte alla mano, eccepirono che Vincenzo Pozzi non aveva i requisiti previsti dalla legge per ricoprire tale carica.

Con un decisionismo da statista che avrebbe fatto invidia a Carl Schmitt, Lunardi però sistema tutto.  A modo suo. Prima l’ ente viene commissariato, e viene nominato un nuovo commissario: manco a dirlo, Vincenzo Pozzi, con ciò cambiando in pochi giorni, e in corso d’ opera lo statuto. Poi gli affianca altri tre sub commissari, uno a ciascuno per i partiti alleati An, Lega e Ccd.

Infine, ottiene la nomina di Vincenzo Pozzi a presidente, siamo nel dicembre 2002.

All’ Anas Pozzi si porta la segretaria che aveva alla Rav, e fin qui nulla di strano, o quasi. Lo strano è che la donna, dopo un anno, da segretaria viene promossa dirigente apicale, con un bel ‘ritocchino’ allo stipendio. Ma fosse stato solo quello…

Gli anni di Vincenzo Pozzi all’ Anas vedono un boom di assunzioni, consulenze, incarichi, collaborazioni e quant’ altro, per cose che, a detta di molti, i seimila e passa dipendenti già in organico avrebbero potuto tranquillamente gestire tutte quante da sé, senza bisogno di ricorrere ad esterni.

La pensano esattamente così i magistrati della Corte dei Conti che chiesero conto a Vincenzo Pozzi di quindici milioni e mezzo di euro pagati per ‘consulenze’: nessun dolo, secondo i magistrati, da parte di Pozzi, ma colpa grave per “evidente e inescusabile leggerezza” con cui avrebbe gestito la situazione, chiedendogli un risarcimento, alla fine quantificato, al netto di consulenze giudicate utili, in sette milioni e mezzo di euro, da restituire all’ erario.

La vicenda va avanti per anni e la facciamo breve: i soldi da restituire diventano, in seguito ad una sentenza di primo grado, settecentomila euro. Infine, l’ appello, e si chiude col patteggiamento a 175.000 euro, che Pozzi versa, con ciò risolvendo tutto.

Spiccioli, o quasi.

Già, perché nel frattempo, mentre questa storia andava avanti, si chiudeva quella principale, e si chiudeva con un botto.

A inizio 2006, comincia a tirare un’ aria sempre più brutta sull’ Anas, da quando non solo c’è un nuovo governo, ché quello in qualche modo lo si poteva parare, ma c’è pure un nuovo ministro delle infrastrutture, che è, mannaggia, guarda la sfiga, proprio l’ ex magistrato Antonio Di Pietro doveva essere?

Infatti, il buon Tonino non perde tempo a mandare segnalazioni ai suoi ex colleghi, e questa volta quelli del penale, parlando di ipotesi di impegni presi senza coperture, false comunicazioni sociali e falso in bilancio.

Insomma, Vincenzo Pozzi capisce che il suo tempo all’ Anas è finito, e concorda di andarsene, con una buona uscita, va da sé.

Per tre anni, sette mesi e un giorno di ‘lavoro’ gli danno in premio, a fronte dei brillanti risultati che abbiamo solo parzialmente esaminato, al netto, 1.398.862,70 (un milione trecento novantotto mila ottocento sessantadue) euro. Incredibile, ma vero.

Da quella data, lo ritroviamo poi  in altre esperienze lavorative: per esempio, è consulente tecnico della giunta di Gianni Alemanno a Roma; poi commissario straordinario di governo per l’ autostrada Roma – Latina; presidente della  ‘Concessioni autostradali lombarde’, la società per azioni che deve costruire quando tangenziali milanesi e pedemontana.

Spicca un’ altra ricompensa ottenuta in questi ultimi anni, nel 2014, i 1.121.305 (un milione centoventuno mila) euro per aver collaudato, essere stato cioè impegnato, insieme ad altri centoventinove esperti,  nel verificare la bontà e la correttezza dei lavori per il Mose di Venezia, il sistema delle dighe mobili concepito per difendere la laguna dall’acqua alta,  investito anch’esso dallo scandalo della corruzione, con tanti politici coinvolti, fra cui sindaco di Venezia e presidente della Regione Veneto. Eccezzziunale veramente.

Infine, ce lo ritroviamo adesso ‘imprenditore salentino’. Beh, di soldi da investire sicuramente ne ha.

Oh, però, nella nuova società, sarà meglio che non gli facciano fare collaudi, né chiedere collaborazioni…E, soprattutto, se lo tengano buono: mai sia che se ne volesse andare, e dovesse chiedere una liquidazione di buonuscita.

( 4 – continua domani )

LE PRECEDENTI PUNTATE STATE PUBBLICATE

L’ 1 GIUGNO /1 – Il club separè

https://www.leccecronaca.it/index.php/2016/06/01/twiga-otranto/

IL 2 GIUGNO /2 – La penisola dei famosi

https://www.leccecronaca.it/index.php/2016/06/02/l-inchiesta-il-twiga-twiga-dei-billionairini-salentini-2-la-penisola-dei-famosi/

IL 3 GIUGNO /3 – Sostiene De Santis

https://www.leccecronaca.it/index.php/2016/06/03/seguito/

 

Category: Costume e società, Cronaca, Eventi, Politica, reportage

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