ESPERIENZE / SULLA VIA DELLA FEDE IN SPAGNA, IL CAMMINO VERSO SANTIAGO DI COMPOSTELA

| 1 Ottobre 2016 | 1 Comment

di Elena Vada (inviata a Torino)______

Incontro, ieri sera, presso il centro “Rinascimenti Sociali” in via Maria Vittoria 38, a Torino, su un’ esperienza di fede, “IL CAMMINO DI SANTIAGO e altri cammini”, che appassiona tanti in tutta Italia.

Sono andata per capire e far capire.

Avevo davvero poche idee su cosa cosa mi avrebbero raccontato in questo incontro.

– Immaginavo: la fatica della camminata? Le difficoltà del percorso? La spiritualità del strada, con i fratelli verso una meta…. Insomma un, qualcosa di tangibile, che giustificasse, quell’insolito viaggio a piedi ed il motivo del suo racconto.

Anna Rastelli, tramite diapositive, ha narrato il percorso, come si avvicenda nelle varie fasi, come sono distribuite le fermate, le stazioni, e tutto ciò che è il lato pratico, dell’avventura. (scusate se la definisco tale, ma, in certo modo lo è).

Gli altri relatori, a loro volta, hanno narrato la propria esperienza, particolarmente attraente l’ esposizione fatta dal professor Sergio Chiarla (primo da sinistra, nella foto).

Chi da solo, chi in compagnia, chi con la famiglia.

L’approccio alla camminata era diverso nelle loro parole, pur narrando le stesse cose, si sentiva comunque, che, quanto assorbito, quanto rimasto nel loro ricordo e nel loro vissuto era,” è” diverso.

Quello che, allora, ho chiesto, è stato:” Perché scegliere Santiago, con tutti i Pellegrinaggi che ci sono nel mondo e che ci trasformano in servitori di disabili e malati di ogni genere? Pensiamo a Fatima , Lourdes, Medjugorje, Loreto, la Terra Santa, Banneux la Madonna dei Poveri.”

Le risposte sono giunte ermetiche e velate…E non poteva essere altrimenti, perché ognuno di loro è partito con motivazioni che poi si sono trasformate, cambiate, arricchite.

Mettere un passo, dopo l’altro sapendo di essere il tutto e il niente, sentendo per la prima volta, il contatto autentico con la propria coscienza. Guardare il prossimo con occhi nuovi, e scoprire cose che non immaginavi e neanche supponevi.

Le albe e i tramonti si susseguivano lungo il loro cammino e, a mano a mano, era sempre più tangibile il senso di appagamento che dà sfidare la materia umana, sfidare se stessi per un bene che si raggiungerà , a forza di fatica personale che si alleggerisce, invece di appesantirsi, con l’orizzonte della meta che è sempre più vicina.

La frase che maggiormente , mi ha colpito è stata: “Dopo sette giorni di cammino si ha una specie di sublimazione”. Credo volessero dire una specie d’estasi.

Un completo distacco dalla vita comune quotidiana, quindi via i problemi, via i crucci, i pensieri, via la realtà del peccato e del male.

Una condizione davvero invidiabile.

Il fine per realizzare il Cammino di Santiago è quello di arrivare alla Cattedrale di Compostela e venerare l’Apostolo Martire. Una volta raggiunto il loro destino i pellegrini oltre a compiere la loro missione spirituale possono ammirare uno dei centri più importanti d’arte sacra, pieni di numerosi angoli di eccezionale bellezza, alcuni di singolare importanza.

La Porta Santa, che si apre solo nell’Anno Santo, come quello che stiamo vivendo, quando la festività di Santiago è di domenica. È nella testata, nella parte opposta alla piazza dell’Obradoiro e ha elementi di quello che era il Coro Pietroso del Maestro Matteo. Da qui devono entrare i pellegrini.

Alla tomba dell’Apostolo -autentica ragione d’essere del Cammino- si accede attualmente attraverso due porte laterali nell’absidiola. Nell’arca d’argento sono depositati i resti di Santiago e dei suoi discepoli Teodoro e Anastasio.

Il Portico della Gloria, il maggior gioiello architettonico e scultorio del complesso.

Il rito delle testate. Una volta nel portico, si deve compiere il rito pagano delle testate. Consiste nel cercare di afferrare un ramo nella finestra bifora, sotto la figura dell’Apostolo seduto. Si chiedono tre desideri. Il contatto di tantissime mani lungo i secoli hanno perforato e lucidato la pietra.

Dietro la stessa colonna c’è una figura che la tradizione assimila al maestro Matteo e alla quale gli si danno tre testate “affinché trasmetta la sua sapienza ed il talento”.

Ma aldilà di queste bellezze, puramente architettoniche, vale, forse, la pena di pensare a questo CAMMINO DI SANTIAGO, come un modo di rinnovarsi, nel cuore nella testa, nelle abitudini…. Provare a vedere e capire gli altri, in modo diverso e trovare il coraggio di riconoscere i propri difetti e rimettersi in gioco per migliorare.

 

Category: Costume e società

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  1. Giuseppina Cerbone ha detto:

    brava

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