BUON 2017 A UN CITTADINO CORROTTO / LETTERA DI AUGURI PER IL CANCRO DELLA CALEIDOSCOPICA SOCIETA’

| 2 Gennaio 2017 | 1 Comment

di Annibale Gagliani______

Caro cittadino corrotto,

come hai passato questo disgregato Capodanno? Ti sei divertito golosamente nella polveriera di San Silvestro?

Il tuo cuscino di pan d’oro acrilico celerà sicuramente sogni di scalata sociale. Caspita, allora saresti tu l’esemplare di “self made man” decantato da Alexis de Tocquiville in pieno Ottocento: yes, for sure! Se lo sanno tutti ormai che nella scala delle liquide classi tu non percorri a piedi il tragitto, ma prendi un ascensore di servizio che disinfetti con varichina cinese per sentirti meno in colpa.

E dimmi un po’, lo porti ancora il pannolino di seta cucito da seimila manine che lavorano dodici ore al dì senza sindacati, contributi, ferie e malattia? Rappresenta una risorsa importante quel salva-deretano: orsù, sarà pure umano cagarsi addosso quando le autorità “competenti” ti porteranno con charme anglo-sassone il fragrante avviso di garanzia.

E tuo figlio come sta? Prende ancora la borsa di studio alla Harry Potter? Eh si, proprio quella tecnica, reddito zero magic, per intenderci. E tua figlia lavora sempre in quell’ente statale, più sicuro del parastatale, dove comandava un ex militare, subordinato alle esigenze del Cardinale, mai pignorato da uno Stato che pensa a ballare: mazurka, twerk, polka: “moooseca!”, direbbe Enrico Papi.

E tua moglie? La tradisci ancora? Ti tradisce lei? Ah, è per lavoro? Sempre quel discorso pseudo-virtuoso della scalata? E beh, allora si, sei “futuristicamente” giustificato.

Caro conterraneo, nel senso che condividiamo il mondo,

dall’alto della tua scienza bastardamente pragmatica, lo conoscevi il reale significato del brioso nome che porti, ossia “corrotto”? Consultiamo l’Enciclopedia Treccani:

«corrótto agg. [part. pass. di corrompere; dal lat. corruptus, part. pass. di corrumpĕre]. – Guasto, alterato, contaminato: c’è aria c. in questa stanza; col puzzo de’ lor corpi c. (Boccaccio); in filologia, passo, luogo c., la cui tradizione manoscritta presenta un guasto difficilmente sanabile per congettura. Più com. in senso fig., depravato, immorale: costumi c.; ambienti c.; una società c.; la mala condotta È la cagion che ’l mondo ha fatto reo, E non natura che ’n voi sia corrotta (Dante)».

Gentilissimo conterraneo corrotto,

io ti scrivo certamente per darti l’augurio di montare su un buon 2017, che sia sempre bello gravido di penetrazioni funzionali e sottomissioni da schiavetto di bondage, perché è lapalissiano che godi quando ciò avviene, lo so bene, con me non c’è bisogno che ti nascondi, non inibirti. Però il vero motivo per cui ho deciso di redigere in tardissima notte questa palpitante missiva d’encouragement è quello di farti leggere cinque messaggini filosofico-culturali, che sono arrivati sulla mia casella intellettuale, aventi diversi magistra mittentes, ma indirizzati a un unico destinatario: Cittadino Corrotto, localizzazione geografica no limits, segni particolari “amo i soldi facili e la bella vita” (purtroppo non quella deliziosa di Fellini).

Primo messaggio: lo manda un prete straconosciuto in tutto lo Stivale, no, non è Don Mazzi. Parlo di una delle Tre Corone della letteratura italica, ebbene si, Francesco Petrarca! Ti manda un proverbio che all’Accademia della Crusca hanno scolpito nel marmo di Carrara giusto per rimanere ligi al dovere:

«Ché chi prende diletto di far frode, non si de’ lamentar s’altri l’inganna».

Secondo messaggio: arriva da Weimar, città fondamentale per la storia teutonica. Esattamente nel 1878 l’onnisciente Friedrich Nietzsche immergeva nel suo testo illuminato, Umano troppo umano, questo assioma che ha deciso di dedicarti con epocale finezza:

«In tutti gli istituti in cui non soffia l’aria pungente della pubblica critica, cresce come un fungo una corruzione incolpevole».

Terzo messaggio: Era il 31 dicembre del 1979 e il Presidente della Repubblica di allora, l’infinitamente rimpianto Sandro Pertini, parlava di te a tutti gli italiani nel tradizionale discorso di fine anno:

«La corruzione è una nemica della Repubblica. E i corrotti devono essere colpiti senza nessuna attenuante, senza nessuna pietà. E dare la solidarietà, per ragioni di amicizia o di partito, significa diventare complici di questi corrotti».

Quarto messaggio: Woody Allen nella sua discussa e gioiosa pellicola, Effetti collaterali del 1980, narrava di te, dei tuoi amici, degli amici dei tuoi amici, che volevano sistemare gli amici dei loro nemici, per poter poi sistemare i nemici dei loro amici, già pronti a leccare i baffi tuoi superiori, a cui naturalmente hai succhiato il pollice screpolato del piede destro:
«Purtroppo, i nostri politici sono o incompetenti o corrotti. Talvolta tutt’e due le cose nello stesso giorno».
Quinto e ultimo messaggio: leggiti d’un fiato questo frangente lussureggiante della canzone tua omonima, Il corrotto, è di un genio milanese, si chiama Giorgio Gaber, per gli amici Gaberscik, ¿lo entiendes?
«La mia vita

è strapiena di tante cose
assai noiose.
C’ho anche un po’ di malinconia
ma alle volte un bel culo
fa allegria.

Come sono corrotto
io non so lei chi sia ma è un dettaglio
non un difetto.
Forse, forse direi che è anche meglio
quando parla
è un po’ troppo agguerrita
e perciò va punita.
Io ci tengo al rapporto umano
però va punita.
Il perché non lo so nemmeno
però va punita».

L’onore (e incontrovertibilmente l’onere) che hai ricevuto in questo consesso letterario, carissimo interlocutore avvezzo alla corruzione, è riservato solo a una strettissima élite di essere umanoidi che albergano sul mondo sfottendo ambiente, valori, libertà e vicino di casa (che di solito è quello più incline agli smacchi copiosi).

Caro cittadino corrotto, adesso tocca a me salutarti con una chiosa ad effetto che possa avvicinarsi quantomeno di un millesimo ai cinque pensieri portentosi che hai ricevuto in dono durante questo post-capodanno di terza guerra mondiale (o se preferisci di invisibile dittatura nostrana):

ciudadano corrupta! Habitant corrompu! Corrupt man! Mann unzivilisiert!

Ppprrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrr!!!

(Generalmente si tratta di un suono onomatopeico che interpreta momenti di flatulenza o meteorismo, o semplicemente che sintetizza un espressione buona per mandare a quel Paese genti di qualsivoglia status, estrazione sociale o comportamento bestiale).

Per queste festività passo e chiudo. Ah, quesi dimenticavo, sappi che ogni a tua azione sulla nostra terra, e proporzionalmente nella rete sociale, corrisponde una conseguenza potenzialmente senza limiti:

scegli liberamente tra una vita da unto parassita dorato o un’esistenza da amabile fiore di loto.

Lo diceva pure Fabrizio De André in Via del Campo “che dai diamanti non nasce niente, ma dal letame nascono i fiori”, perciò sporcati le mani – una volta tanto – che cambi in soffio il (tuo) mondo.

Category: Costume e società, Politica

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Comments (1)

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  1. redazione ha detto:

    Il dipinto in evidenza è “Sulla Battigia”, di Aku;

    Il dipinto posizionato alla chiusura dell’articolo è “Il trittico della metropoli”, di Otto Dix.

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