LA SOLIDARIETA’ NON PUO’ ESSERE UN AFFARE DI POCHI A DANNO DELLA COLLETTIVITA’, E LA STORIA DEGLI EMIGRANTI ITALIANI VA RICORDATA E NON MANIPOLATA

| 3 Aprile 2017 | 1 Comment

v.m.______Ormai quasi quotidianamente i pasciuti giornalisti governativi, ma sopratutto i conduttori televisivi di mamma Rai, dalla pancia piena e dal portafoglio che gli scoppia, ci propinano commoventi immagini di persone che vengono salvate in mare.
Ci raccontano, sapendo di dire delle bugie, che vengono raccolti nel canale di Sicilia, ed invece , come ormai è stato dimostrato, le navi italiane vanno sotto la costa libica dove raccolgono queste persone che dovrebbero, secondo la legge internazionale essere sbarcate nel porto più vicine ed invece vengono portate in Italia dove vengono mantenute per almeno due anni, dallo Stato italiano con i soldi dei cittadini italiani, compresi pensionati, esodati, giovani e disoccupati.
Poi sempre più spesso questi ipocriti, tra una lacrimuccia e l’altra,  la voce rotta dalla finta emozione, da consumati attori quali sono, fanno la morale ai cittadini italiani ricordando loro, che anch’essi sono stati in passato degli emigranti.
E siccome giornalisti governativi, politicanti a capo di cosiddette associazioni di volontariato, che sui migranti fanno soldi a palate, e ultimis in fundo, politici con la faccia da culo,  fanno parte tutti della stessa congrega, è bene ricordare a costoro che i nostri nonni ed i nostri genitori, quando sono andati all’estero nessuno regalava loro nulla, si son dovuto guadagnare tutto col sudore della fronte condito di lacrime e sangue. Dormivano in baracche di latta, e si privavano di tutto per mandare i soldi a casa in Italia. Ma è evidente che questi “raccontatori di storia”, o meglio di storielle in casa loro il problema dell’emigrazione non l’hanno vissuto.
Nella foto che l’amico Francesco ci ha inviato, sono immortalati dei minatori italiani in Belgio, che, stipati come sardine stanno per essere calati a 1000 metri di profondità, l’immagine è emblematica di quali erano le condizioni nelle quali lavoravano i nostri connazionali.
Nessun paragone quindi con quei giovanotti che giunti in Italia, corredati di smartfone stanno tutto il giorno a bighellonare, e si lagnano se la struttura che li ospita è priva della piscina o non è abbastanza vicina al centro, o se il pranzo non è condito a dovere.
Giusto per avere un’idea di cosa costò solo in termine di vite umane agli italiani guadagnarsi il pane tra il 1946 ed il 1963, i morti, solo nelle miniere in Belgio furono 867.

Category: Costume e società

About the Author ()

Comments (1)

Trackback URL | Comments RSS Feed

  1. rosi d'agata ha detto:

    L’articolo non mi piace proprio. Perchè si dovrebbero ripetere queste barbarie? Diverso è, credo, dire che nell’accoglienza dei migranti manca quel qualcosa che è l’educazione al lavoro.
    Sono certa che coloro che giungono nel nostro Paese vogliono lavorare, produrre, ma sopratutto non hanno intenzione di rubare il lavoro alla nostra gente. Manca per l’esattezza, la formazione al lavoro, ma questo per tutti, italiani e stranieri.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Connect with Facebook

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.