PRESENTATA OGGI A SURBO L’OPERA DI AGOSTINO GURASCIO E ARMIDA MELE: LA PALA D’ALTARE DELLA CHIESA DI SAN PANTALEO

| 4 Aprile 2017 | 0 Comments

di Antonella Elefante______ Quella di oggi, 4 aprile, è una giornata importante per Surbo, piccola cittadina alle porte di Lecce. Non si tratta di cronaca nera, ma di un evento di notevole importanza artistica; sarà, infatti, presentata ai cittadini la Pala d’altare della Chiesa di San Pantaleo, sita in via Cirillo, progettata dall’architetto Agostino Gurascio e sua madre Armida Mele, nonché importante pittrice della piccola cittadina.

L’opera, di 350 cm x 300 cm, è una delle più grandi tra quelle ospitate da altri edifici religiosi del paese. Proprio per la sua notevole dimensione, ha richiesto una lunga collaborazione tra madre e figlio, durata due mesi.

La scena rappresentata nel quadro (in foto), è ambientata nella campagna salentina e racconta alcuni momenti cruciali della vita del Santo, dai suoi primi miracoli al suo martirio.
Analizzando attentamente la tela, è possibile notare molteplici significati simbolici della stessa: dalla strada che richiama il percorso verso Cristo alla luce Divina che squarcia il buio della cecità. Ciò che viene messo in evidente rilievo, è il continuo contrasto tra le forze opposte: male e bene, oscurità e luce, morte e vita, corpo e spirito, fuoco e acqua, peccato e perdono. Vengono, inoltre, rappresentati tutti gli elementi naturali da cui trae origine ogni sostanza di cui è composta la materia: il fuoco, elemento purificatore e vivificatore; l’aria, energia vitale che rappresenta il respiro cosmico; l’acqua, fonte della vita; la terra, solida e rigogliosa, che accoglie la vita e la nutre.

Più esperto di noi di leccecronaca.it è sicuramente il Professor Damiano Lupo che ha elaborato una lettura critica dell’opera.

La figura dominante di San Pantaleo determina il valore pittorico della profondità e dello spazio sino alla rappresentazione di un infinito che si fa così vicino attraverso l’immagine del Cristo. La riflessione sulla progressione creativa porta a pensare come in un lavoro pittorico i colori diventano un mondo narrato visibile, che lascia via via sulla tela le tracce di un mondo nascosto, quello dell’autore, costruito dai propri sentimenti, emozioni, istinti e conflitti, senza tralasciare tutto ciò che ha circondato la sua vita, l’ambiente, gli affetti, gli studi e le ricerche stilistiche. Pertanto s’intravedono in questo lavoro due configurazioni che polarizzano l’attenzione, il paesaggio e le figure, in una coesistenza di espressioni distinte provenienti da due diversi temperamenti, ma pur tanto consoni“.

A proposito degli autori, dice:La pittrice ha segnato la rappresentazione della figura umana su tre piani diversi di profondità, con uno studio attento della prospettiva. In primo piano ha curato la descrizione del miracolo della vista donata ad un cieco con la figura dominante del Santo medico che, per intercessione di Cristo, supera i limiti della scienza. Descrive con molta cura di particolari le figure del Santo, attraverso le quali si scopre la memoria formativa dell’artista, dall’arte bizantina a quella rinascimentale. Veste San Pantaleo di una calma cristiana nel momento del miracolo e durante la tortura col fuoco, un’espressione di fede e rassegnazione alla volontà suprema.
La mano di Agostino Guarascio, figlio della pittrice, si riconosce soprattutto nella rappresentazione del paesaggio naturalistico. I tratti incisivi di Agostino non disegnano le immagini, ma le scolpiscono, i muri non sono costruiti solo con le pietre ma anche con la tenacia corrosiva delle ombre. Rappresenta gli ulivi come protagonisti sofferenti alla ricerca del loro significato simbolico di Pace, rende evidente il conflitto tra il bene e il male attraverso la metamorfosi dei rami in corona di spine. Le luci, le ombre, sono quelle prodotte da un sole che tra gli ulivi e tea i muri di pietre diventa un sole salentino”.

Nell’insieme, il professor Lupo definisce quest’opera come “una preghiera a San Pantaleo, protettore di tanti popoli, affinché possa vegliare sulla terra salentina”.

Category: Cultura, Eventi

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