IL CANDIDATO A SINDACO DI ‘LECCE BENE COMUNE’ LUCA RUBERTI INTERVIENE SUL CASO ‘BAT’, “uno degli scheletri più ingombranti negli armadi di questa città”

| 5 Maggio 2017 | 0 Comments

Riceviamo e volentieri pubblichiamo. Il candidato a sindaco di ‘Lecce Bene Comune’ Luca Ruberti ci manda il seguente comunicato______

Ci sono armadi, in questa città, che in pochi si azzardano ad aprire. Contengono scheletri imbarazzanti per molti. Uno di questi scheletri, fra i più ingombranti insieme all’Alba Service, è quello della ex Manifattura Tabacchi, la BAT. E, non a caso, continua ad essere uno degli argomenti quasi del tutto assenti dal dibattito elettorale in vista delle comunali di giugno.

Sono due gli aspetti, riguardanti questa vicenda, che meritano approfondimenti. Due aspetti differenti ma ugualmente rilevanti. Il primo riguarda il passato: come si è arrivati fino a questo punto? Quella della Manifattura Tabacchi leccese è una storia in cui la politica ha responsabilità pesantissime, al netto delle inchieste di cui si sta occupando la magistratura. Responsabilità politiche che vanno fatte risalire già al momento in cui si scelse di regalare un monopolio di Stato ad un privato. All’epoca c’erano una ventina di stabilimenti in tutta Italia e quasi 4 mila lavoratrici e lavoratori occupati.

Nei primi anni del nuovo millennio, questa macchina passa nelle mani di British American Tobacco (BAT). Oggi non ne resta più nulla. Nel 2010 BAT Italia decide di chiudere lo stabilimento leccese, per trasferire la produzione all’estero, e più di 400 lavoratori si vedono recapitare una lettera a ciel sereno che gli spalanca le porte dell’inferno. Parte un’operazione di riconversione che appare fittizia già al primo sguardo, su cui aleggia l’ombra di una fondazione politica ricadente nell’area dell’allora PDL. Importanti esponenti dell’allora maggioranza di governo, vertici della BAT e una delle aziende coinvolte, appartenevano tutti alla stessa area politica ed alla stessa fondazione. Da allora, però, le maggioranze ed i ministeri coinvolti nella gestione di questa fantomatica riconversione hanno visto avvicendarsi diversi volti, tra tecnici e renziani di spicco, ma il risultato è quello sotto gli occhi di tutti. Quelle 400 famiglie avevano un reddito, poi sono rimaste appese agli ammortizzatori sociali – e ad una sempre più flebile speranza – e, oggi, anche quel filo si sta definitivamente spezzando. 400 famiglie che, quindi, si potrebbero definire sedotte e abbandonate dalla politica, nel corso di questi ultimi vent’anni.

Questo è il primo aspetto, quello delle responsabilità, che riguarda il passato ma che è importante tenere bene a mente.

Il secondo è invece quello che, come Lecce Bene Comune, ci appassiona maggiormente e che riguarda il futuro di queste lavoratrici e questi lavoratori, e le loro famiglie.

La nostra associazione si è data un metodo di lavoro preciso, quello dello studio approfondito dei fenomeni in atto e, soprattutto, delle possibili soluzioni. E questo metodo abbiamo deciso di applicare, già da tempo, anche alla vicenda BAT. Abbiamo intenzione di confrontarci, a breve, con i principali protagonisti di questa vicenda, i lavoratori, rispetto all’ipotesi di soluzione a cui stiamo lavorando. E, a tal fine, chiediamo loro pubblicamente un incontro. Quello che per il momento possiamo anticipare è il cardine intorno al quale abbiamo deciso, fin dall’inizio, di far ruotare questo progetto. Se l’obiettivo fondamentale è quello di consentire a queste famiglie di riappropriarsi della dignità di un reddito, frutto del proprio lavoro, che in questi anni gli è stata sottratta, il cardine del progetto, invece, è il tentativo di metterli nelle condizioni di non dover più provare, e magari essere costretti a manifestare in qualche modo, riconoscenza nei confronti di alcun politico, pronto ad indossare di volta in volta i panni dell’eroe per poi voltarsi dall’altra parte nei momenti decisivi.

 

Category: Cronaca, Politica, Riceviamo e volentieri pubblichiamo

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