RI-SALTO A LECCE: IL RACKET DELL’ ANTIRACKET. ARRESTATA LA PRESIDENTE DELL’ ASSOCIAZIONE, CON LA SEGRETARIA, E DUE FUNZIONARI DEL COMUNE. TRENTADUE ALTRI INDAGATI, FRA I QUALI L’ ASSESSORE ATTILIO MONOSI

| 12 Maggio 2017 | 4 Comments

(g.p.)______Ad un mese esatto dal voto amministrativo, la notizia piomba come un uragano, molto più del vento di sabbia sporca che realmente soffiava a Lecce città ‘stamattina, e un tegola pesantissima si abbatte sul capo della maggioranza di centro – destra che chiede la riconferma alla guida della città.

Un altro scheletro ingombrante vien fuori, dagli armadi dove sono rinchiusi intrecci e disinvolte operazioni.

Sotto il coordinamento della Procura della Repubblica di Lecce, che ha chiesto ed ottenuto le misure dal gip, dopo lunghe indagini delegate alla Guardia di Finanza, i finanzieri del Nucleo di Polizia Tributaria hanno eseguito nella mattinata odierna una serie di arresti e sequestri nei confronti di un sodalizio criminoso dedito a reati di truffa per il conseguimento di erogazioni pubbliche, corruzione, concussione, falso.

I finanziamenti, nella ricostruzione degli inquirenti, indebitamente percepiti dalla locale associazione antiracket, erano destinati a rafforzare le iniziative in materia di contrasto al racket ed all’usura attraverso l’istituzione di tre sportelli nelle province di Lecce, Brindisi e Taranto, istituiti alcuni anni fa al fine di prestare assistenza alle vittime di tali reati con l’ausilio di specifiche figure professionali quali avvocati, commercialisti, esperti del settore bancario.

Sempre secondo le indagini degli inquirenti, è emersa l’esistenza di un vero e proprio sodalizio criminale, capeggiato dal presidente della associazione, Anna Maria Gualtieri, accusata, con l’ apporto “di numerosi altri soggetti, per lo più inquadrati all’interno di detta associazione oltre che di pubblici amministratori e privati imprenditori”, di aver “posto in essere plurime condotte delittuose volte al fraudolento accesso a finanziamenti in grave danno del Bilancio statale e della Comunità Europea”.

Pesantissimi i rilievi della Guardia di Finanza, per la quale, la presidente nel maggio 2012 aveva stipulato una convenzione con l’ “ufficio del Commissario Antiracket istituito presso il Ministero dell’ Interno e con le amministrazioni comunali di Lecce, Brindisi e Taranto per l’ istituzione di nr. 3 sportelli antiracket presso ciascun capoluogo, aventi il fine di prestare assistenza alle vittime del racket e dell’usura e favorire l’accesso ai finanziamenti previsti dal Fondo di Solidarietà.

L’indagine così condotta ha permesso di accertare come tale Associazione ed i relativi Sportelli fossero di fatto non operativi e costituiti all’unico fine di frodare i finanziamenti pubblici mediante:

– la fittizia rendicontazione di spese per il personale ivi impiegato;

– l’utilizzo di fatture per operazioni inesistenti afferenti l’acquisizione di beni e servizi;

– la rendicontazione di spese per viaggi e trasferte in realtà mai eseguite;

– la falsa attestazione del raggiungimento degli obiettivi richiesti dal progetto in termini di assistenza ai nuovi utenti e numero di denunce raccolte”.

E, nel rapporto dei militari, è dettagliata pure la ricostruzione del modus operandi dell’ “associazione“, che, “nel perseguire i propri affari illeciti ed accedere ai contributi, avesse stipulato contratti di collaborazione con dipendenti fittizi e compiacenti professionisti, emettendo false buste paga ovvero ricevendo fatturazioni per prestazioni professionali inesistenti.

Le somme indebitamente percepite dai fittizi collaboratori grazie alle false rendicontazioni presentate all’Ufficio del Commissario Antiracket, venivano successivamente restituite in contanti alla stessa presidente dell’ Associazione”.

Ed ancora, “l’organizzazione documentava inoltre l’esistenza di spese fittizie per l’acquisizione di beni e servizi quali inesistenti promozione di campagne pubblicitarie ed interventi di manutenzione presso le tre sedi, predisponendo una serie di documenti, anche di natura fiscale, idonei a dimostrare il regolare svolgimento delle procedure di selezione delle aziende fornitrici e l’avvenuto pagamento delle prestazioni.

Anche in questo caso il meccanismo truffaldino prevedeva che i finanziamenti indebitamente percepiti venissero dapprima bonificati in favore delle ditte esecutrici a pagamento delle forniture e successivamente restituiti in contanti per un importo pari alla differenza tra l’importo fatturato ed una quota del 20%, quale “compenso” alla stessa azienda fornitrice, cui veniva aggiunto il rimborso delle spese effettivamente sostenute per la predisposizione della campionatura da trasmettere al Ministero”.

Secondo la Guardia di Finanza, infine, “le indagini permettevano, altresì, di accertare l’illecita percezione di finanziamenti destinati alle opere infrastrutturali ed all’acquisto degli arredi presso le sedi di Lecce e Brindisi denotando dirette responsabilità a carico degli amministratori comunali e dei direttori dei lavori coinvolti nel rilascio delle autorizzazioni e nei pagamenti delle relative opere.

In particolare venivano eseguiti dei lavori di ristrutturazione presso la sede di Lecce, in assenza della preventiva approvazione da parte dell’Ufficio del Commissario Antiracket, che venivano pagati con fondi del Comune anziché con i finanziamenti erogati l’Ufficio del Commissario al termine della indicata procedura di approvazione. Tale liquidazione veniva di fatto eseguita attraverso la creazione di un capitolo di spesa sprovvisto di copertura finanziaria, al fine di agevolare l’imprenditore affidatario dei lavori e consentirgli una celere percezione di tali somme. Tali condotte risultavano riconducibili ai rapporti esistenti tra l’impresa esecutrice dei lavori ed un funzionario pubblico che in cambio riceveva agevolazioni nel pagamento di alcuni lavori eseguiti dalla medesima ditta presso la propria abitazione.

Al fine di sanare la situazione venutasi a creare in seguito ai rilievi mossi dall’Ufficio del Commissario Antiracket sulla irrituale procedura seguita ed ottenere il rimborso delle somme indebitamente anticipate, veniva quindi predisposta documentazione fittizia, in seguito trasmessa al citato Ufficio al fine di dimostrare il rispetto delle procedure previste per l’approvazione dei lavori, in realtà già ultimati e liquidati.

Questi artifici traevano in inganno l’Ufficio del Commissario Antiracket che procedeva all’erogazione dei fondi direttamente in favore dell’impresa costruttrice, che in tal maniera si avvantaggiava di un ulteriore pagamento che andava ad aggiungersi a quello già ricevuto dal Comune di Lecce.

Condotte delittuose venivano accertate anche in relazione ai lavori eseguiti presso lo sportello di Brindisi, ove funzionari del quel comune, unitamente all’amministratore della ditta incaricata della esecuzione delle opere, certificavano l’ultimazione e la regolare esecuzione dei lavori, in realtà non ancora completati.

Emergeva infine che la presidente dell’associazione, avuta notizia della convocazione presso gli uffici del Nucleo di Polizia Tributaria di alcuni suoi collaboratori per essere sentiti quali persone informate sui fatti, procedeva ad “istruire” i testimoni affinché rendessero dichiarazioni difformi dal vero finalizzate ad occultare le irregolarità poste in essere per l’indebita percezione dei fondi erogati dal Ministero”.

 

Questa la ricostruzione degli inquirenti, per cui la Procura della Repubblica di Lecce ha emanato quattro misure cautelari degli arresti, di cui tre  in carcere ed uno ai domiciliari; oltre ad aver notificato l’interdizione dai pubblici uffici a sette persone, e disposto a carico di trentadue indagati il sequestro delle somme indebitamente percepite dal Ministero, per un importo complessivamente superiore a due milioni di euro.

Fra gli indagati, spicca l’assessore al Bilancio del Comune di Lecce, Attilio Monosi, di Direzione Italia, accusato di concorso in truffa aggravata; pure per lui è stata emessa dal gip la misura interdittiva di divieto di ricoprire cariche pubbliche.

Monosi (terzo da sinistra nella foto, insieme a Raffaele Fitto e Mauro Giliberti) è candidato consigliere alle prossime elezioni amministrative nella lista appunto di ‘Direzione Italia’ che sostiene Mauro Giliberti.

Arrestata e finita in carcere Mariantonietta Gualtieri (nella foto), 62 anni, di Lecce, è ritenuta responsabile di truffa aggravata, peculato e frode nella percezione di fondi pubblici destinati alle vittime del racket e dell’usura. Ammonta ad oltre due milioni di euro la somma che sarebbe stata indebitamente percepita dal 2012.

Le altre tre persone arrestate sono: il funzionario in carica del Comune di Lecce Pasquale Gorgoni detto “Lillino”, coordinatore dell’Ufficio Patrimonio, accusato di corruzione; l’ ex funzionario Giuseppe Naccarelli, ex dirigente del settore finanziario del Comune; e la segretaria dell’ associazione antiracket Serena Politi, l’ unica per la quale sono stati disposti i domiciliari.

I provvedimenti giudiziari sono stati emessi dal gip Giovanni Gallo su richiesta dei sostituti procuratori Massimiliano Carducci e Roberta Licci.

Al momento, nel primo pomeriggio, non ci sono ancora reazioni politiche ufficiali.

Ne daremo conto, se e quando arriveranno. Certo che, oltre che a presentare le liste in Prefettura (il termine ultimo è mezzogiorno di domani, sabato 13), oggi in molti avranno ben altro a cui pensare.

 

 

 

Category: Cronaca, Politica

About the Author ()

Comments (4)

Trackback URL | Comments RSS Feed

  1. Luca Ruberti, Lecce Bene Comune - tramite redazione ha detto:

    Ombre inquietanti sul sistema di potere che governa
    da anni questa città.
    Quella che, per Lecce, sembrava destinata ad essere una mattinata di
    ordinaria burocrazia elettorale, legata alla presentazione delle liste,
    è stata invece squarciata dalla notizia del blitz della Guardia di
    Finanza, scaturito dall’indagine della Procura di Lecce relativa ai
    fondi destinati all’associazione antiracket.

    Non è di sicuro una sentenza di condanna, ma l’Assessore al bilancio, a
    lungo in ballo anche per la candidatura a sindaco, la direttrice dello
    sportello antiracket, funzionari e dirigenti, sia attuali che ex, del
    Comune o dello stesso sportello, se pur con gradi diversi di
    coinvolgimento evidenziati dalle diverse misure adottate nei loro
    confronti, non sono nomi qualsiasi.

    I nomi e i ruoli coinvolti gettano inevitabilmente ombre inquietanti sul sistema di potere che governa da anni questa città.

    Non si può dire certo che si tratti di un fulmine a ciel sereno, almeno
    per una parte di Lecce Bene Comune che, cinque anni fa, aveva presentato uno degli esposti sulla gestione degli alloggi popolari, da cui successivamente è nato anche questo filone di inchiesta.

    Quella che sembra delinearsi, ma che spetterà alla magistratura
    accertare, è una modalità di gestione della cosa pubblica che più volte
    è stata oggetto delle nostre denunce politiche e che, a nostro parere,
    ha ridotto la città ad un bene di pochi, sacrificando i diritti di tutti coloro che, invece, avrebbero avuto maggior bisogno di trovare le
    istituzioni pubbliche al proprio fianco.

  2. Rosa Barone, presidente commissione inchiesta criminalità Regione Puglia - tramite redazione ha detto:

    Sono assolutamente sconcertata per le notizie giunte dalla Guardia di Finanza di Lecce, approfittare del proprio ruolo per arricchirsi alle spalle di persone che vivono gravi disagi è un atto da condannare a piena voce.

    Se le accuse fossero confermate il quadro che si andrebbe a delineare sarebbe quello di una vera e propria rete legata alle istituzioni locali, che avrebbe dato vita ad un traffico illecito e immorale basato su falsi e brogli.
    Fa male pensare che persone, o personalità, che sono a capo di associazioni e che dovrebbero aiutare i cittadini, vengano poi accusate di illeciti talmente gravi.
    Abbiamo piena fiducia nel lavoro della magistratura e delle forze dell’ordine e auspichiamo che venga fatta luce fino in fondo sull’intera vicenda nel più breve tempo possibile anche al fine di scongiurare la creazione di un clima di sfiducia in tutti quei cittadini che hanno necessità di essere ascoltati ed aiutati da queste associazioni che svolgono un ruolo assolutamente centrale, delicato e di enorme responsabilità.

  3. Fabio Valente, M5S - tramite redazione ha detto:

    Esprimiamo solidarietà al candidato del centrodestra Mauro Giliberti che, tornato da Roma su chiamata di Fitto, è costretto oggi a dover recuperare quella credibilità persa miseramente per fatti a lui non imputabili direttamente.
    Il Movimento 5 Stelle, che ha fatto della legalità ed onestà dei propri rappresentanti un cavallo di battaglia, non intende strumentalizzare ed approfittare del momento di difficoltà estrema che attraversa il centrodestra leccese per rafforzare il consenso.
    La nostra forza è nei programmi presentati ai cittadini, è nelle idee che intendiamo realizzare per cambiare questa città. Sarà la giustizia a dare risposte ai cittadini e, al contempo, saranno gli elettori del centrodestra a dare risposte, nel chiuso delle urne.

  4. Luca Ruberti, Lecce Bene Comune - tramite redazione ha detto:

    A prescindere dagli sviluppi che riguarderanno l’inchiesta giudiziaria, la vicenda dell’associazione Antiracket Salento ha già prodotto un danno enorme alla nostra comunità, e su questo le responsabilità politiche sono gravi ed evidenti.

    Chiunque di noi può solo immaginarlo, ma soltanto le vittime di racket possono sapere esattamente quanto coraggio serva per decidere di denunciare le estorsioni subite. Quando decide di denunciare, la vittima è pienamente consapevole dei gravi rischi cui sta esponendo se stesso e i propri famigliari, ma una enorme dose di coraggio, da sola, non può bastare per una scelta di questo tipo.
    Quello che serve è anche una fiducia totale nel soggetto a cui si sceglie di affidare la propria denuncia. È proprio questa fiducia che, da questa vicenda, ne esce inevitabilmente indebolita.

    Non è un caso che la rete di associazioni che si occupano di raccogliere questi atti di coraggio sia animata, principalmente, da donne e uomini che hanno conosciuto personalmente quell’inferno.
    Si tratta di persone che hanno la percezione esatta di quanto coraggio e quanta fiducia sia necessaria per compiere una scelta di questo genere. Persone che, per questo, nella maggior parte dei casi si mettono a disposizione di questa vitale battaglia in condizioni di puro volontariato.

    Tra la galassia di queste associazioni, però, ci sono stati autorevoli esponenti politici che hanno scelto di privilegiarne una: l’associazione Antiracket Salento.
    Questa associazione ha potuto usufruire di fondi ministeriali, di agevolazioni di tipo logistico e, più in generale, di particolari attenzioni che, invece, alle altre associazioni non vengono riconosciute.
    È questo palese occhio di riguardo che rende evidenti le responsabilità politiche di chi ha scelto quella associazione, Alfredo Mantovano, e di chi per anni ha coccolato quella associazione, l’amministrazione comunale di centrodestra, compresi i fuoriusciti dell’ultim’ora. Un’amministrazione in cui, come è noto a chiunque, non si muove foglia che Raffaele Fitto non voglia.

    Le responsabilità politiche, quindi, sono evidenti, hanno nomi e cognomi precisi, e sono pesantissime, perché indeboliscono l’intera battaglia contro quella che comunque continua ad essere una piaga del nostro territorio: la lotta al racket delle estorsioni.

    Noi di Lecce Bene Comune riteniamo che, di fronte a questa situazione, c’è un solo segnale che sia possibile inviare per provare a ricostruire fiducia intorno alla lotta antiracket.
    Un segnale che deve partire dal Ministero e coinvolgere ogni livello istituzionale, fino all’amministrazione del Comune di Lecce: inondare di attenzioni, anche economiche, quelle associazioni che da anni si battono, e siamo sicuri continueranno a battersi, in maniera sana.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Connect with Facebook

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.