‘IL PERSONALE E’ POLITICO’: ECCO LE OMBRE CHE RICADONO SU MAURO GILIBERTI, COMUNQUE VADA A FINIRE LA VICENDA GIUDIZIARIA DEL SUO AMICO ATTILIO MONOSI. E, PER TUTTI E DUE, PURE SU RAFFAELE FITTO

| 13 Maggio 2017 | 0 Comments

di Giuseppe Puppo______

I processi si fanno nei Tribunali, nelle sedi giudiziarie competenti, non sui giornali. Sui giornali si danno le notizie così come sono: si riferiscono le accuse degli inquirenti, poi, se ci sono, le dichiarazioni al riguardo degli indagati, o degli imputati; si registrano i commenti pervenuti; e sempre si ricorda che per il nostro ordinamento un cittadino è innocente fino al terzo e ultimo grado di giudizio.

E’ quello che abbiamo fatto da ieri, fino a poco fa, qui su leccecronaca.it, e anzi, ad abundantiam, alla luce delle dichiarazioni di questa sera dell’ assessore indagato, che, come abbiamo riferito poco fa, si è detto vittima di un errore, ricordiamo pure che gli errori dei magistrati sono sempre possibili, così come di tutti gli esseri umani.

Detto ciò, sui giornali si danno le notizie, ma si fanno pure riflessioni, approfondimenti, ricerche, e anzi leccecronaca.it questi ultimi aspetti ha nel suo dna.

Quindi ci sia consentito porgere qualche considerazione ulteriore sulla vicenda che da ieri scuote gli ambienti politici leccesi, e anzi, a dirla tutta, neppure più di tanto.

Considerazioni di carattere politico.

Crediamo che  mettere in lista un indagato, per di più colpito già dal gip con la misura interdittiva di divieto di ricoprire cariche pubbliche, sia un atto disdicevole.

Certo, in un Italia in cui l’ ex presidente del consiglio Silvio Berlusconi, con tutto quello che gli è successo, aspira ancora a fare il candidato, il candidato a premier e il leader di partito, la meraviglia si stempera parecchio, ma tant’è.

Però riesce ancora a stupire il fatto che Raffaele Fitto, dopo aver tanto criticato l’ uomo di cui avrebbe voluto essere il delfino designato, non abbia fatto una piega sulle vicende giudiziarie leccesi del suo assessore Attilio Monosi: come se nulla fosse successo, come già per l’ altra storia da cui è sfiorato, sulle case popolari.

E, ancora, di più, il fatto che, dopo aver invocato e continuare a invocare le primarie del centro destra per la scelta dei candidati, a Lecce abbia scelto e imposto di sua assoluta iniziativa Mauro Giliberti.

Perché?

Perché Raffaele Fitto, politico di vecchia scuola e grande esperienza, due cose aveva capito per tempo, già da mesi: uno, che dopo venti anni di potere, il centro destra doveva per forza di cose rinnovarsi, o almeno far finta di rinnovarsi, con un candidato giovane, bello, estraneo apparentemente  alle logiche di potere, che, insomma, potesse dire, toh, faccio un esempio, il primo e più banale che mi viene, riqualificherò io il quartiere Santa Rosa, dopo che i suoi non c’ erano riusciti per tanto tempo; e due, che se le primarie fossero state fatte, l’ avrebbe spuntata certo all’ interno dello schieramento uno dei assessori dalle mille preferenze, non certo un out sider, salvo poi con ciò implicitamente mandare all’ aria il piano del così detto rinnovamento di facciata del comparto, e conseguentemente con esiti incerti presso gli elettori tutti, al voto vero per la scelta del nuovo sindaco.

Ed ecco che ripesca all’ uopo un suo vecchio, per quanto giovane, almeno per la politica, intervistatore giornalista, inviato a Roma a fare i servizi per Bruno Vespa, che la gran cassa mediatica orchestrata al bisogno ha presentato ai Leccesi come ‘esponente della società civile’, contrapposto e anzi estraneo alla ‘politica’ dei partiti.

Qualche mese fa l’ immagine cristallina si era già appannata, per via della vicenda della villa di famiglia affittata dalla Provincia, cioè da Antonio Gabellone, altro pezzo forte del puzzle di potere fittiano.

Adesso, le ombre della vicenda di Monosi, ripeto e sottolineo, al di là degli esiti giudiziari, qualunque essi siano, l’hanno irrimediabilmente offuscata.

Abbiamo scoperto infatti, senza neanche dover faticare, ma semplicemente accostando un nome all’ altro, un discorso pubblico di Giliberti, che, appena pochi giorni fa, parla di Monosi, all’ inaugurazione del suo comitato, in cui dice di essergli amico, e fin qui ci può stare, anzi l’ amicizia è cosa buona e giusta; ma – lo dice egli stesso – essergli amico nel senso politico, cioè svela una lunga frequentazione, fatta di consigli, consulti, colloqui, con tanti saluti all’ uomo nuovo estraneo alle logiche della vecchia politica, e che invece ne denotano una frequentazione organica e una sostanziale organica e complice partecipazione.

Stupefacente, per chi è ancora capace di indignarsi, anche la semplice circostanza svelata sempre dal candidato a sindaco in questa occasione, per cui, appena sicuro della nomina fittiana, Monosi chiama Giliberti e gli mette a disposizione il bilancio comunale.

Cioè, fatemi capire, un assessore – carica istituzionale – diventa burocrate di partito e indica al candidato del suo partito come far saltare fuori le risorse finanziarie di soldi pubblici come pezza di appoggio alle proposte da lanciare in campagna elettorale?

Stupefacente. Ecco, diciamo così, esattamente questo: stupefacente.

Un modo disinvolto – si può dire disinvolto? – di gestire la cosa pubblica, che la dice lunga da solo, di per sé, sul blocco di potere del centro destra, e sulle sue logiche di amici degli amici, affari di famiglia e salotti buoni con cui ha amministrato per tutti questi anni.______

LA RICERCA nei nostri articoli del 16 marzo scorso

https://www.leccecronaca.it/index.php/2017/03/16/porta-a-porta-l-affitto-d-oro/

e di ieri 12 maggio

https://www.leccecronaca.it/index.php/2017/05/12/i-tuoi-amici-sono-i-miei-amici/

 

 

 

 

 

 

 

Category: Cronaca, Cultura, Politica

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