ANCHE A TARANTO HA VINTO IL PD ALLA EMILIANO

| 26 Giugno 2017 | 0 Comments

(g.p.)______Se c’ era una città in Italia dove il cambiamento doveva arrivare, ma quello vero, non l’ alternanza: l’ alternativa; dove la partitocrazia ha combinato scempi di decenni e comprato tutti, in uno scandalo economico-finanziario che non ha uguali al mondo, e dove si muore, e non solo metaforicamente, questa è Taranto. Era.

Le opposizioni di movimenti e associazioni sono andate divise al primo turno, non si sono coagulate intorno ad una lista che facesse da propulsore all’ opposizione al degrado, in un’ orgia di mesi di infiltrazioni, frammentazioni, ingerenze, false contrapposizioni, ricatti  e tutto il peggio del così detto ‘teatrino della politica’.

Così nessuno di loro è arrivato al ballottaggio, che ieri ha visto contrapposti la direttrice del carcere in aspettativa Stefania Baldassarri, appoggiata da Forza Taranto’ e ‘Direzione Taranto, cioè Berlusconi e Fitto, opportunamente mascherati nei ‘loghi’ dei loro partiti, più altre estemporanee liste e listarelle; e tale imprenditore Rinaldo Melucci, sostenuto in primis dal Pd, oltre che dalla solita pletora di simboli stravaganti.

Insomma, Forza Italia e Pd, premiati i partiti che l’ hanno ridotta così.

Al primo turno, quello con le proposte di ‘alternativa,  era andato a votare il 58%, ben al di sotto della media nazionale comparata, il che già denotava l’ insufficiente credibilità degli oppositori veri.

Ieri, a votare è andato il 32%, vale a dire due elettori su tre hanno disertato le urne, uno scenario allucinante, quanto incredibile era stato il risultato del primo turno.

Ha vinto Rinaldo Melucci, con il 50,9%, 949 voti in assoluto in più della sua rivale; la maggioranza, di 20 seggi, sarà netta, da solo il Pd avrà 11 seggi, le liste a lui collegate altri 9.

Come a Lecce, ha vinto Michele Emiliano, sceriffo di Puglia, funzionario dirigente a tempo pieno del Pd, oramai nemmeno più per hhhobby alla Fantozzi presidente della Regione Puglia per cui, insieme ad una nutrita schiera di collaboratori continua ad essere pagato con i soldi pubblici, senza averne risolto nemmeno una delle drammatiche emergenza che la attraversano; falsamente alternativo al suo stesso partito, alla segretaria nazionale del quale vuole arrivare, in cui coalizza, raggruppa, manovra e allarga sia il dissenso, sia il consenso.

Così, adesso, Matteo Renzi o chi per lui continuerà a fare decreti salva Ilva; i decreti salva Tarantini non li farà nessuno, e non potranno nemmeno in qualche modo farseli da soli.

 

 

Category: Cronaca, Politica

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