SEQUESTRATA LA DISCARICA REI A GALATONE. IL CONSIGLIERE REGIONALE DEL M5S CRISTIAN CASILI CHIEDE DI “revocare l’ autorizzazione e mettere in sicurezza”

| 12 Luglio 2017 | 2 Comments

(Rdl)______”Dopo la discarica di Castellino mai messa in sicurezza adesso si aggiunge il sequestro della discarica di rifiuti speciali della Rei. Il territorio di Galatone e Nardò, già falcidiato dall’aumento di neoplasie, merita ora massima attenzione e non può più sottostare ai rimpalli istituzionali tra le ditte proprietarie degli impianti, Provincia e Regione.”

Così questa sera il consigliere del M5S Cristian Casili, consigliere regionale del Movimento Cinque Stelle e Vicepresidente della V Commissione Ambiente, dopo che questa mattina la Procura della Repubblica di Lecce ha sequestrato l’impianto della ditta Rei a Galatone (nella foto), che accoglie l’amianto proveniente da tutto il Sud Italia, per il pericolo concreto di dispersione di fibre cancerogene nell’aria.

L’ inchiesta giudiziaria era iniziata sei mesi fa e riguardava le autorizzazioni e le modalità di smaltimento.

Casili, che in passato si era occupato più volte della questione, ricorda che in una delibera provinciale del 2014 fu stabilito che l’amianto doveva arrivare solo dalla provincia di Lecce di comune accordo con i Comuni di Galatone e Nardò, e poi precisa e spiega: “Tuttavia, in una relazione di autocontrollo annuale dell’azienda di febbraio 2014 e relativa all’attività di smaltimento del 2013 la ditta Rei dichiara che, proprio nel 2013, i conferimenti di materiali da costruzione contenente amianto sono risultati complessivamente inferiori rispetto a quelli del 2012 attestandosi su un quantitativo poco superiore alle 4000 tonnellate e che, oltre l’80% di questi materiali, proviene dalle province di Lecce, Brindisi e Bari, mentre una aliquota minoritaria (meno del 20%) è di provenienza extra regionale 

Dalle indagini della Procura sembra che un quarto degli imballi a protezione del materiale contenente amianto stoccato nella discarica, che ricordo si trova a poca distanza tra l’abitato di Nardò e Galatone, è risultato danneggiato perdendo, quindi, di fatto la sua capacità di isolare le fibre cancerogene di asbesto. Ma oltre a questa gravissima inadempienza, oggetto di accertamento della magistratura, vorrei ricordare che già l’Arpa, nel verbale redatto in seguito all’ispezione di controllo avvenuta a novembre e dicembre 2014, rilevò diversi inadempimenti da parte della REI tra cui alcuni particolarmente gravi”.

Il consigliere cinquestelle ricorda come nel suddetto verbale ARPA si evidenziasse il mancato rispetto della periodicità bimensile prescritta nell’AIA per il monitoraggio delle emissioni diffuse; il mancato funzionamento della centralina meteo; la mancata istituzione del registro dei controlli mensili del volume di percolato prodotto; il mancato campionamento del percolato prodotto del III semestre 2014; la mancata realizzazione della cabaletta perimetrale del corpo discarica; la mancate tracciabilità dell’intervallo di tempo tra deposizione rifiuti e ricopertura degli stessi, e aggiunge: “Sappiamo che la misura di sequestro preventivo è una misura provvisoria, ma la tutela della salute dei cittadini di un comprensorio di oltre 50 mila abitanti viene prima di tutto; non è quindi sufficiente, come sostiene l’avvocato Massa in difesa della Ditta Rei, adempiere alle prescrizioni disattese fino ad ora in modo così pesante da parte dell’azienda, ma occorre promuovere un procedimento di revoca dell’autorizzazione unica e successiva messa in sicurezza dell’impianto.

Inoltre, alla luce del provvedimento giudiziario appare paradossale l’ampliamento concesso dalla Provincia di Lecce, che ha tra i vari compiti anche quello di ispezione e controllo alla suddetta azienda Rei. Un ampliamento che porta l’impianto a 5,5 volte le dimensioni originarie. Credo che la politica a più livelli, dalla Regione, Provincia e Comuni debba mettere una pietra tombale su tipi di impianto come questo e ancor più deve essere ferma di fronte a gravi inottemperanze perpetrate durante la gestione degli stessi. I cittadini non possono continuare a pagare con la propria salute.”

 

 

Category: Cronaca, Politica

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Comments (2)

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  1. Fernando Cancelli - tramite Facebook ha detto:

    Non si può sotterrare all’infinito,si deve riciclare tutto, a costo di eliminare moltissimi imballaggi, soprattutto alimentari plastificati superflui,scarti di fabbricazione nocivi,non più sottoterra o in mare come si sospetta,bensì trovare un rimedio accettabile, altrimenti ritornare ai materiali naturali come una volta.
    Basta chimica in ogni prodotto,contenitori di vetro sempre ecc.ecc.

  2. Ufficio Stampa Comune di Nardò - tramite redazione ha detto:

    “Avevamo ragione noi negli anni scorsi a chiedere chiarezza, certo oggi l’inchiesta suscita rabbia e indignazione su quello che si poteva e non poteva fare in questi anni”.
    Così, a freddo, il sindaco Pippi Mellone commenta la notizia dell’indagine della Procura di Lecce che ha portato al sequestro della discarica di amianto in contrada Vignali-Castellino, al confine dei territori di Nardò e Galatone, e all’iscrizione nel registro degli indagati del legale rappresentante della ditta R.e.i. che ha in gestione il sito.
    “L’indagine – prosegue il primo cittadino di Nardò – ha riscontrato gravi e reiterate violazioni delle prescrizioni imposte per la salvaguardia della salute pubblica, esattamente ciò che per anni abbiamo paventato e denunciato in ogni modo. Su questa discarica abbiamo portato avanti una battaglia in tempi non sospetti, proprio perché i dubbi e i timori causati dagli inadempimenti del gestore che Arpa ha certificato tre anni fa, non sono mai stati dissipati.
    Andare Oltre raccolse circa 3000 firme per chiedere a Nisi e a Risi di ripensare l’autorizzazione all’ampliamento, ma fu tutto inutile. Eravamo convinti e lo siamo ancora che, al di là di tutto e al di là di questa indagine, lo stoccaggio dell’amianto non possa avvenire a pochi metri da campi coltivati, abitazioni e luoghi di lavoro.

    Aspetteremo naturalmente il corso delle indagini e aspetteremo di sapere se ci sono responsabilità da parte del gestore e da parte della politica, che evidentemente ha agito, deciso e autorizzato su questo sito con troppa e colpevole superficialità e che certamente doveva vigilare.
    Non si può amministrare e avere responsabilità istituzionali se si è sprovvisti di buon senso e di una spiccata sensibilità per un tema come la salute delle comunità rappresentata. Per me fu già sconcertante all’epoca avvertire come un fastidio i nostri allarmi e l’offerta di collaborazione che noi e altri avanzammo. Forse si poteva guadagnare tempo.
    Sul piano pratico – conclude Pippi Mellone – il Comune di Nardò prenderà parte ovviamente a tavoli tecnici e ad ogni altro tipo di sforzo congiunto tra gli enti interessati, Provincia e Comuni di Galatone e Nardò, che portino alla revoca dell’autorizzazione e alla repentina messa in sicurezza dell’impianto. Sulla stessa linea di condotta del Comune di Galatone, inoltre, verificheremo da un punto di vista tecnico e sostanziale la possibilità di una eventuale costituzione di parte civile.
    A Galatone come a Nardò la classe dirigente è cambiata e ora a guidare queste comunità ci sono amministratori animati esclusivamente da interessi collettivi, a partire dalla difesa della salute”.

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