LA TRAGICA MORTE A LECCE, NELLA PIU’ DISPERATA SOLITUDINE, DI CARLOTTA PAIANO, LA DEA TRANS

| 30 Agosto 2017 | 23 Comments

(g.p.)______Che tristezza. Che desolazione. E’ venuta la morte, e ha avuto gli occhi della solitudine.

Lasciami guardare oltre gli sguardi / Oltre quel sorriso senza doppi fondi....”, aveva scritto in una delle poesie giovanili, piene di sensibilità tipicamente femminile, da signorina d’ altri tempi.

Di quelle che non si fermavano alle apparenze, ma volevano e sapevano guardare nel profondo. E come lei voleva che gli altri facessero con lei. Invano.

La morte ha guardato lei senza pietà, l’ ha trovata triste e sola.

Lei, che per averla, per un’ ora d’ amore, gli uomini facevano follie, ed era un lusso che non tutti potevano permettersi, è morta in una desolazione disperata e disperante.

Carlotta Paiano era deceduta da giorni, senza che nessuno ne sapesse niente, o si preoccupasse per lei. I vicini di casa hanno chiamato i vigili urbani soltanto perché ormai, con il caldo, c’ era puzza tutto intorno. La macabra scoperta fatta ieri, da un parente, nel suo alloggio al quartiere Stadio.

Aveva 57 anni: Too Old to Rock ‘n’ Roll, Too Young to Die!

Il medico legale intanto ha accertato che il decesso è avvenuto per cause naturali.

E’ finita nello squallore, una vita alle ricerca della Bellezza fisica, e dell’ Armonia interiore. Un’ emozione non da poco.

Da ragazza, nella Lecce trepida e sapida degli anni Settanta, ancora in un corpo maschile, frequentava gli ambienti del Fronte della Gioventù, e i luoghi della città ritrovo dei giovani di destra, come il bar Alvino.

Senza nascondere la sua natura. Anzi, in maniera simpatica, faceva discretamente la corte ai più aitanti, fra l’ altro promettendo loro, ogni volta, di far conoscere le sue amiche ballerine, femmine, della scuola del Politeama.

Il suo intervento, al volo, a bordo del mitico ‘Ciao’ dell’ epoca, fu provvidenziale il 3 giugno del 1977, la sera in cui gli extraparlamentari di sinistra spararono in piazza Sant’ Oronzo, al comizio di Pino Rauti, per salvare, caricandoselo a bordo, prima che lo raggiungessero, un ragazzo di 16 anni rimasto isolato, inseguito dai facinorosi del Movimento Studentesco e di Lotta Continua armati di pistole, chiavi inglesi e bottiglie molotov.

A parte, il ballo, la danza, le discoteche, il Grunt nei sotterranei di Lecce città, il Mirage a Novoli, diventando ‘grande’.

Poi, dopo gli anni di piombo, arrivarono gli anni dorati. Carlotta andò a Firenze, e, dando liberamente sfogo alla sua natura, diventò uno splendore.  La sua vocazione naturale di essere donna trovò un specie di consacrazione.

Divenne una stella, apparteneva ormai al jet-set, invitata in case ricche e importanti., ricercata protagonista sulle spiagge della Versilia.

Una diva.

Quando, d’ estate, scendeva qualche giorno a Lecce, e andava a Otranto, a Gallipoli, a Porto Cesareo, era una celebrità, un’ icona dell’ avvenenza femminile, condita con un po’ di ambiguità e un tocco di perversione. Una miscela esplosiva, che ha fatto impazzire gli uomini.

Una dea. A lungo, per tutti i dorati anni Ottanta, e i seguiti degli anni Novanta, volati via con il ritmo frenetico delle sue discoteche, con gli strani amori, e le follie, dei suoi giorni, e delle sue notti.

Ma poi, il lento, ma inarrestabile declino fisico.

I primi problemi di relazione, i problemi con la Polizia e i magistrati.

La solitudine. La tristezza. E non c’è niente di più triste che vedersi sfiorire fisicamente e annebbiare mentalmente. E i fantasmi del passato che bucano la mente. Già, proprio come dicevano i versi di una delle sue canzoni degli anni Settanta, dove vai quando poi resti sola? Il ricordo come sai non consola. Anzi, ti consuma senza rimedio, e la solitudine ti uccide, nel caldo d’ agosto afoso, insopportabile fra le mura di un appartamento di uno stabile di periferia, come una periferia di una metropoli globalizzata, problematica, anonima, ipocrita, indifferente, ed emarginata.

 

 

 

 

 

Category: Costume e società, Cronaca

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Comments (23)

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  1. Veronica Patarnello ha detto:

    Non so chi abbia scritto questo articolo, ma grazie! Grazie per la tua sensibilità, per il tuo aprire la mente e raccontare in poche righe una cosa così straordinaria, da rimanere stretta anche in un libro!!! Buon viaggio Carlotta!

  2. francesco ha detto:

    bravo

  3. Cristina Lugano ha detto:

    E’ stato bello che lei l’abbia raccontata. Era proprio così per i fiorentini Cascine PRIDE era una icona durante quegli anni. Grazie

  4. FDN ha detto:

    Che tristezza, pensavo fosse rimasto a Firenze dove (facevo l’universita’ e ci divertivamo ogni tanto al “pornogiro” in auto alle cascine) tutti sapevano che era di lecce ed aveva un gran successo forse anche per il suo carattere ed educazione. Mi spiace tanto , RIP

  5. Sergio ha detto:

    Chi ha scritto questo cmomento, probabilmente conosceva bene Carletto e gli voleva il bene che meritava.
    Un gran bel riconoscimento!

  6. Andre ha detto:

    si chiamavano “puttantour” i giri alle Cascine, se c’era lei te ne accorgevi dagli ingorghi che si formavano 😉

  7. Enrico ha detto:

    Mi ricordo da pischello quando in motorino si andava da lei e ci diceva di tornare a casa perché troppo piccoli…per lei.
    con la promessa di tornare da lei da grandi!

    Sempre educata e gentile…!

    RIP Carlotta, una buona parte di Firenze ti ricorderà x sempre!

  8. Antonella Quarta ha detto:

    Parole profonde e toccanti che parlano un po’ della storia di ciascun essere umano, seppure tra diverse declinazioni di vita che narrano dei drammi e delle glorie, entrambi – per fortuna – fugaci!

  9. Lucia Saracino - tramite Facebook ha detto:

    Non so chi ha scritto l’articolo, ma vorrei ringraziarlo per la delicatezza con cui è riuscito a descriverne la lunga e tortuosa sua esistenza! Buon viaggio Carlotta!

  10. Luca Mauro - tramite Facebook ha detto:

    Ero poco più di un adolescente quando la sua bellezza impossibile faceva sbandare le coscienze di molti e faceva arrossire anche i più navigati viveur della movida salentina e nazionale. Morire in solitudine non le avrà certo messo paura abituata com’era alle sfide più difficili.
    Spero trovi la pace che cercava e dubito che passerà inosservata anche li su.
    Requiescat in pacem

  11. Elena Vada - tramite Facebook ha detto:

    MadreTeresa di Calcutta (Santa), diceva:”La malattia più grave e diffusa del XX secolo: non è il cancro, o l’IADS, bensì “LONLINESS”! = “SOLITUDINE”. Questa è, una storia così triste e, al contempo, comune, da apparire, BANALE. Ma la solitudine non è mai banale! Carlotta, ha vissuto, in modo intenso, la sua bellezza, il successo. Come molte/i, forse, non è riuscita a gestirli. E’ rimasta legata al proprio personaggio, senza pensare che, prima o poi, sarebbe scesa dal palcoscenico, perché la protagonista, del momento, deve essere sexy, bellissima, giovanissima…sempre! Il tempo passa, inesorabile, per tutti e le dive, con fatica, vedono calare il sipario. Difficile accettarlo, lo so, importante aver messo da parte….. Cosa? Ognuno, personalmente, sa cosa… Ciao Carlotta

  12. Beppe Bax - tramite Facebook ha detto:

    Tristezza,solitudine,abbandono:non si puo morire cosi.

  13. Vincenzo Antonio Conte - tramite Facebook ha detto:

    Bellissimo articolo, Direttore. Bellissimo soprattutto “dentro, nel profondo dell’animo umano”.

  14. Nicola Vacca - tramite Facebook ha detto:

    Riconosco la penna di Giuseppe Puppo e la sua scrittura che fa venire i brividi. Grazie direttore per questo racconto che è un pezzo di grande giornalismo narrativo.Roba d’altri tempi.

  15. direttore ha detto:

    Beh, che dire? I complimenti fanno sempre piacere, se poi vengono da uno dei più grandi poeti e animatori culturali dell’ Italia contemporanea, Nicola Vacca, lo fanno ancora di più.
    Approfitto per ringraziare i tanti che qui, direttamente sulla home page del giornale, come pure su Facebook, e privatamente, mi hanno manifestato apprezzamento.
    Dedico tutto a Carlotta, riposi in pace, e se qualcosa esiste, dopo la morte, di sicuro esiste il ricordo.
    Ora non è più sola.
    E’ strano il giornalismo, a volte stai giorni e mesi a studiare e pensare, e il tuo pezzo, il tuo articolo, non se lo fila nessuno, o quasi.
    Poi, una volta, l’ altro ieri, in dieci minuti, di getto, scrivi un ricordo, fra l’ altro in un momento personale di tristezza infinita, di solitudine affettiva, di stanchezza fisica, e fai non so più quante decine di migliaia di lettori, che continuano a moltiplicarsi.
    L’ ho scritto col cuore, ecco, come oramai succede a tutti di fare le cose raramente

  16. Mariluna Barbera - tramite Facebook ha detto:

    Mi ha commosso questo pezzo, come ho detto a Nicola Vacca, la cui lettura mi è stata suggerita da Alessandro Vergari, che ha detto “da farci un film”.
    E se ha provocato questa reazione è perché è scritto mirabilmente ed è la dimostrazione di come la cronaca, la vita assumono significati universali se la scrittura è di spessore.

  17. Gianfranco Lunetta ha detto:

    Egregio Direttore,

    Ha scritto un profilo perfetto e toccante di Carle(o)tto(a), che conoscevo benissimo sin da quando era veramente adolescente, anzi, sono stato il suo primo “protettore” (non in quel senso che si intende normalmente – legga sotto il mio ricordo di qualche giorno fa su FB in un post che aveva pubblicato la mia cara amica Cristiana Epifani) e quella sera di cui lei scrive, all’Alvino c’ero anch’io, ma senza mazze e catene, noi giovani del Movimento Sociale e del Fronte della Gioventù non usavamo mai mezzi sleali e/o sproporzionati (eravamo ancora rimasti al vecchio “cazzotto”, e solo quando il destinatario era in piedi …), io sono diventato di destra per reazione ad una “mazziata” che mi venne data in 5 con catene e bastoni (oltre al solito foulard Hermes, abilmente celato sotto l’eschimo di ordinanza) dietro al Liceo Classico, preso alle spalle, e mentre ero sul mio LUI a baciarmi con una splendida creatura “di sinistra” che si era innamorata di me, e viceversa, all’epoca.
    Dopo circa un mese scarso di ospedale andai a prendermeli da solo, sotto casa loro, uno ad uno. Erano altri tempi, anzi: preistoria.
    La saluto cordialmente
    Gianfranco Lunetta
    *********
    Lo ricorderò sempre come Carletto, un ragazzo dolce e molto esile, che ogni tanto ci deliziava con le sue acrobazie danzanti ballando nel bar Poker e concludendo sempre con il tallone del piede sparato sul banco bar di Uccio Franchini, che sistematicamente urlava, ma era comunque molto divertito.
    Uccio ci considerava tutti dei pazzi scatenati, ma ci trattava come suoi figli e credo che in cuor suo “sentiva” che quel locale era un pezzo della storia culturale di Lecce …
    Al Poker Carletto si sentiva “protetto” perché (io e tutti) lo trattavamo in modo normale, quindi, “coglionavamo anche lui”, come si faceva con tutto e con tutti (quel bar è stato il primo vero crocevia di tutte le culture e diversità sociali) e quando una sera in chiusura gli chiesi perché avesse fatto danza classica, mi confessò che non sapeva realmente “lui chi fosse” perché aveva vissuto con le zie, che sin da ragazzino – loro avrebbero voluto che fosse stato femmina – lo avevano vestito da bambina.
    Gli suggerì di lasciare Lecce, cosa che da lì a breve feci anch’io.
    Molti anni dopo lo incontrai per caso una sera a Bologna in una discoteca (quando lui era già Carlotta …) e mi salutò con un senso di vergogna, subito rientrato, quando guardandomi negli occhi capì che non lo avrei giudicato, non avendo io mai avuto tale talento.
    Ciao Carletto
    G
    LikeShow More Reactions · Reply · 22 · 30 August at 08:03

  18. direttore ha detto:

    Gentile Gianfranco Lunetta,
    “protezione”, sì, nel senso buono e nobile del termine…
    Legga quest’ altra testimonianza, postata in questi giorni solamente su “Facebook”(molte sono rimaste solo là), firmata Claudio Runico Danish (ma so chi è):_______

    “Quasi ogni sera veniva a salutarci nei pressi dell’Alvino, era bravo ed educato nonostante i pantaloncini corti da basket di raso tirati un po’ troppo su e la matita tra i capelli , per niente volgare, discreto. Tra noi aveva trovato qualcuno che cercava di “redimerlo” come me, ma la sua natura era quella, comunque cercavamo di tenerlo con noi per evitare che fosse preda di qualche bruto…poi mancai da Lecce per una decina d’anni e lo dimenticai.
    Non seppi più niente di lui prima che qualcuno mi dicesse che era diventato a Firenze il trans più apprezzato d’Italia, almeno per chi gradiva quel tipo di compagnia, poi qualche anno seppi che era proprietario di un esercizio commerciale proprio adiacente all’Alvino ma non l’ho mai più visto ,o forse riconosciuto, ricordo quel ragazzino di 16 anni che avrei voluto portare sulla”retta via” …anch’io ero un po’ ingenuo allora… Ciao Carletto per me sei sempre quel ragazzino dolce e bisognoso di amici veri!”.______

    Ho recuperato anche un’ altra testimonianza, vecchia di tanti anni fa, ma già rievocativa, faccio il copia/incolla, perché mi hanno chiesto ragguagli, su un episodio cui ho accennato nel mio pezzo, perché al momento l’ ho ricordata, e io non ho difficoltà a darle; la testimonianza risale al 2007 e mi fu mandata in un contesto di tutt’ altro genere, discorsi storici e politici a Lecce, eccola, firmata Paolo (ma so chi è):

    “io c’ero quella sera in piazza s. Oronzo, ero con OMISSIS, e altri amici come OMISSIS, OMISSIS, OMISSIS etc…, avevo 16 anni, e tanta paura, perché nel caos che si generò, persi i miei amici e rimasi solo, e scappando dietro l’anfiteatro, mi seguirono una decina di comunisti. fortuna volle che passava Carlotta Paiano, col suo ciao, sul quale salii al volo, e mi feci accompagnare al Baobab, che nel frattempo avevano distrutto. Non sapendo cosa fare, perché avevo paura di tornare a casa, visto che me l’avevano promessa, e molte volte ci aspettavano sotto casa (amici di mia sorella che era di sinistra), rimasi in giro fino alle tre di notte, poi piano piano ritornai a casa. CHE BEI TEMPI”.______

    Beh, ricordavo bene, mentre scrivevo, l’ altro giorno.
    Gentile Gianfranco Lunetta, grazie, mi ha fatto recuperare queste due testimonianze, e mi ha dato la sua, preziosissima.

    A questo punto, credo che sia opportuno rielaborare tutto, in altre forme, utilizzando tutto questo dibattito. Ci penserò.

    Intanto grazie ancora. Ah, anche io diventai ‘di destra’, per reazione alle violenze di quelli di sinistra…E, anche io, come lei, in gran segreto fra di noi, io e lei, amavo un ragazza di sinistra del liceo ‘Palmieri’…Però non ci siamo mai baciati, mannaggia… Ma questa è un’ altra storia. La ringrazio per avermela fatta ricordare…Come ha concluso Paolo: CHE BEI TEMPI

  19. Teresa Pugiese Carchedi - tramite Facebook ha detto:

    Quanta empatia in questo splendido articolo! Mi sono commossa come se parlasse della morte di una mia cara amica.

  20. Elvira Cosentino ha detto:

    Sono molto arrabbiata e ho un senso di morte dentro. Non vivendo più a Lecce l’avevo persa di vista ma la immaginavo felice e bella da qualche altra parte in Italia o all’estero che fosse comunque felice.
    All’epoca del famoso Bergerack per chi lo ricorda, noi le davamo in prestito i suoi primi vestiti da donna e facevamo danza insieme e aveva talento da vendere anche se una famosa scuola di cui non dico il nome,la mandò via perché alle altre mamme bigotte, Carlotta non piaceva. Avevano il terrore della diversità come se fosse una malattia che potesse intaccare la purezza delle loro figlie in scarpette e tutù.
    Quanto Carlotta desiderava quel tutù e come volava in quei grand jete, credetemi, volava. Lei volava. La sua vita era difficile, ma noi eravamo là, ed eravamo la sua famiglia proprio al momento del confessato desiderio del passaggio. Mi piange il cuore e la sua morte così è inaccettabile. Perché questa solitudine? Com’è possibile che nessuno avesse un legame un po’più stretto da accorgersi prima della sua morte?, e che quindi almeno fosse stata un po’più dignitosa di una orrenda decomposizione avanzata? Che schifo che ingiustizia che accidenti di vita é questa? Altro che viaggio Carlotta mia, che tristezza! Si, tanta!!!!!

  21. Gianfranco Lunetta ha detto:

    Egregio Direttore,
    Mi scusi ma ho letto solo ora la sua risposta…Anch’io ritengo che la storia di Carle(o)tto(a) meriti di andare oltre la sua assenza fisica, che conta poca, visto che la biologia è inarrestabile, we like it or not, e ne parlerò alla prima occasione con una mia carissima amica, grande regista salentina.
    Buon weekend
    Gianfranco Lunetta

  22. marialia ha detto:

    ti vedevo eravamo vicine ci separavano un paio di alberi…eravamo bimbe giovani e belle…tu la piu’ bella mai violenta,mai aggressiva…..un piacere per gli occhi anche per noi donne in cerca come te di un po di magia.ti immaginavo ricchissima accompagnata con uno dei tanti “vip”che aspettavano ore per portarti in versilia nei locali piu’ ricercati…..bella perche’ oggi si e’ belle anche alla soglia dei sessanta anche con l’aiuto della chirurgia….a Firenze vivevi in una casa di lusso diciamolo un milione per te era facile averlo………hai strabiliato i giornali di moda degli anni 80 quando la transessualita’ faceva incuriosire e non ghettizzare e tu hai dorato questo mondo ….poi sono arrivate le straniere,violente prepotenti e molto scontate (non tutte ovviamente) e cio’ che prima si pagava caro e’ diventato lo sconto…….ma tu hai dato onore alla causa camminando su due gambe da invidia ed un volto da Dea.

  23. Paolo ha detto:

    Io la conoscevo da quando aveva 15 anni, anche perche’ era mio coetaneo Carletto, come dice Lunetta, ci presentava le sue amichette ballerine, e poi era di destra come noi, che a quel tempo frequentavamo il fronte e il bar Alvino.
    Da quando poi se ne ando’ da Lecce non la rividi piu’ per molti anni, fino a quel giorno che con alcuni amici mi trovai a Firenze, e la vidi a Giubbe Rosse, da brutto anatroccolo era diventata bellissima, era insieme ad un altra sua amica di firenze, forse piu’ bella di lei, tale LUNA, mi riconobbe lei, e mi abbraccio’energicamente, passamo la serata insieme con I miei amici lei e Luna, della quale quasi mi innamoravo.
    Poi parlammo anche di quella sera che mi salvo’ dai compagni che mi seguivano, e a ridere fino all’ alba.
    Non l’ ho piu’ rivista da quel giorno, fino ad un annetto fa’ incrociammo lo sguardo per caso nei pressi di un tabacchino alla 167, ma fece finta di non conoscermi, forse si vergognava del suo ormai deteriorato aspetto, abbasso’ lo sguardo e ando’ via.
    Riposa in pace Carlotta.
    Paolo.

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