MA SPECCHIA NON E’ TWIN PEAKS

| 14 Settembre 2017 | 4 Comments

di Giuseppe Puppo______Specchia si rispecchia nel villaggio globale, all’ ora di cena l’ orrore è servito ancora caldo dai telegiornali. Piano piano, poi, man mano che l’ informazione cede allo spettacolo, indulge al chiacchiericcio, si trasforma in luogo comune generalizzato, Specchia diventa Twin Peaks.

Federica Sciarelli ci sguazza. Rifà lo scoop della disperazione filmata in casa, e pazienza se ‘stavolta non è in diretta come ad Avetrana, va bene pure la differita, pazienza se non sono i parenti della vittima, ma quelli del carnefice, ai quali lascia cinque minuti (che in tv sono un’ eternità) di invettive, pettegolezzi, e accuse contro la povera Noemi.

A ruota libera, senza contraddittorio. Salvo poi tentarlo lei stessa, con il faccione contrito, a cercare di giustificare quel che aveva appena fatto e fatto fare.

Per fortuna, non c’è Gianluigi Nuzzi, almeno per il momento, ma ‘Chi ‘ha visto?’ basta e avanza. Fra poco arriverà ‘Quarto grado’, però, tranquilli, a completare il quadro mediatico, e pure Alessandro Meluzzi aggiungerà il suo commento psichiatrico a quelli che ormai sono montati, oramai dilagano su tutti i mass media.

E Bruno Vespa? Bruno Vespa, che fa?  Starà preparando il plastico della casa e delle vie?

Questa mattina il ‘fidanzatino’ ha rischiato il linciaggio. Si è difeso contrattaccando, come aveva fatto suo padre, cercando di rigettare le colpe, adombrando una specie di ‘legittima difesa’, nell’ offesa preventiva.

Tutto finito in tv, sui giornali. Non su leccecronaca.it però. Abbiamo dato le notizie, subito, senza indulgere al sensazionalismo, o al pettegolezzo, peggio, al giustizialismo; l’ altro giorno, quando ancora l’  esito non era rivelato, ma già abbastanza prevedibile, abbiamo fatto un’ analisi, in generale, della condizione giovanile, in cui anche questo tragico evento contemporaneo è maturato, per cercare di capirci qualcosa di più, su questi giovani, che dalla seconda, alla terza generazione in avanti sono perfetti conosciuti.

Abbiamo cercato di evitare, invece, di trasformarci in aule di Tribunale, invece, o in bar dello sport.

‘Non chiamatelo fidanzatino!”, ci ha scritto uno dei nostri tanti preparatissimi e giustamente esigentissimi lettori e amici.

Lo sappiamo anche noi, il nome. Li sapevamo, i retroscena che stanno dietro al tragico, prevedibilissimo epilogo.

Ma come dobbiamo chiamarlo? E’ minorenne, e abbiamo scelto di rispettare la legge sull’ editoria che prevede tutta una rigida regolamentazione, quando protagonisti di fatti di cronaca sono i minorenni.

Ancora, sempre per legge, in generale, uno diventa assassino dopo la condanna per omicidio al terzo grado di giudizio.

Poi, anche per i maggiorenni, poi, vale sempre il buon gusto, e l’ educazione viene sempre prima di tutto.

In questo caso, la pietà per Noemi. Poca e niente.

Voglia di capire? Ancor meno.

Eppure, c’è molto da capire, in questo tragico epilogo di un amore malato, molesto, criminale.

Ce n’è, di spunti di riflessione, per genitori, assistenti sociali, servizi sanitari di salute mentale, e per tutti quelli, ognuno di noi, che con l’ amore, quello che chiamiamo amore, quotidianamente si confronta, se non altro con i ricordi, se non altro con le attese, le speranze, le illusioni, e con quelle che abbiamo imparato a chiamare le conseguenze dell’ amore.

Le ultime notizie, allora. Prima le rettifiche. Le tracce del sangue c’ erano, sull’ auto del ‘fidanzatino’, e sono servite, senza allarmarlo preventivamente, a incastrarlo: per questo è stato fatto filtrare il contrario.

Il delitto è avvenuto con un coltello, e non sappiamo quanto c’ entrino le pietre sotto cui il corpo della ragazza giaceva, nelle campagne di Castrignano del Capo. Così il ragazzo ha raccontato nella notte ai Carabinieri.

Ora le ultime. Quando è uscito dalla caserma, il fidanzatino ha sfidato le decine di cittadini di Specchia che lo attendevano con un ghigno e un gesto di saluto, rischiando così che da mediatico, su internet e tv, il linciaggio avvenisse davvero. Ci hanno pensato i militari a impedirlo.

Ora la parola passa ai magistrati, quelli che si stanno occupando del caso e che se ne occuperanno. Ma pure quelli che hanno avuto a che fare con i due ragazzi, una diventata vittima, e l’ altro carnefice, dovrebbero a lungo rimeditare gli avvenimenti. Come assistenti sociali e sanitari dei servizi di salute mentale.

Ora la parola passi, nel silenzio della pietà, alla coscienza di ognuno di noi.

 

Category: Cronaca

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Comments (4)

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  1. redazione ha detto:

    Nel primo pomeriggio si apprende che questa mattina il ministro della Giustizia Andrea Orlando ha inviato ispettori per compiere accertamenti preliminari sulla procura per i minorenni di Lecce, dove c’erano le denunce della mamma di Noemi Durini contro il fidanzato 17enne della ragazza poi uccisa.
    Anche la prima commissione del Csm ha chiesto al comitato di Presidenza l’apertura di una pratica sul caso.

  2. Dario Stefàno, La Puglia in Più - tramite mail ha detto:

    Da Chi l’ha visto? inammissibile voyeurismo giornalistico.

    Questo metodo, se da un lato non rispetta la dignità e la privacy dei soggetti coinvolti da questi terribili episodi, dall’altro interpreta con modalità inopportune e incoerenti la necessità di trasferire notizie ai telespettatori.
    E’ una testimonianza allarmante della deriva che talvolta può assumere un certo modo di concepire il servizio televisivo, in particolar modo di una rete pubblica.
    Ho presentato una interrogazione nel pomeriggio indirizzata al Ministro dello Sviluppo Economico.
    Tale approccio tende a porsi in piena sintonia con la diffusa e censurabile tendenza alla rincorsa senza scrupoli degli ascolti, nella cui prospettiva la spettacolarizzazione delle sventure più intime e raccapriccianti viene usata come una delle leve più efficaci e a portata di mano.
    Queste modalità sviliscono e mercificano ciò che nella vita vi è di più alto, drammatico e riservato, come per esempio il dolore e la sofferenza delle persone.

    Il Garante per la protezione dei dati personali si è già pronunciato più volte, in senso critico, a proposito del principio di essenzialità dell’informazione e a proposito della diffusione di dati, soprattutto in presenza di minori coinvolti.

    La giornalista inviata non era certo la figura deputata e competente per dare comunicazione di tale terribile notizia e degli esiti delle indagini agli interessati, soprattutto se quella notizia riguardava un soggetto di minore età, e credo che la scelta di mandare in onda questo servizio necessitasse di ben altra valutazione rispetto a quella operata.

  3. Fausto ha detto:

    Ecco, silenzio ci vuole, pure da parte tua. E magari anche un corso per imparare a scrivere in italiano corretto.

  4. redazione ha detto:

    La Federazione Nazionale della Stampa e il sindacato dei giornalisti Usigrai hanno diffuso una dura nota nei confronti della trasmissione ‘Chi ‘ha visto?’: “una pagina di pessimo giornalismo e un tentativo crudele di spettacolarizzare una tragedia”.

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