GIOFFREDA RISPONDE A SCAMARDELLA “IN CALCE E VETRIOLO”. E IL DIRITTO DI REPLICA?

| 23 Settembre 2017 | 2 Comments

(E.C)_________È giunta stamane in redazione una lunga lettera, firmata dall’agroecologo Ivano Gioffreda, accompagnata da una richiesta di pubblicazione.

Sin dal titolo “GIOFFREDA RIBATTE ALLE ACCUSE DI SCAMARDELLA “IN CALCE E VETRIOLO” ci è sembrato evidente che qualcosa non era andato nel verso giusto.

Questa lettera, inviata da Gioffreda al Quotidiano di Puglia, vuole essere di replica ad un editoriale del direttore, Claudio Scamardella, pubblicato lo scorso 10 settembre. Trascorse le 48 ore dalla richiesta di pubblicazione della replica, però, non vi è alcun riscontro.

Giungiamo quindi a noi, che leggendo la lettera e trovandola esplicativa, chiarificatoria e per nulla offensiva, scegliamo di dar spazio alle parole di chi, chiamato in causa, non ha ottenuto quanto stabilito dalla Legge sulla Stampa n. 47 del 1948 (art. 8), oltre che da quella istitutiva dell’Ordine dei Giornalisti n. 69 del 1963 (art. 2).

Nell’editoriale il direttore punta il dito contro i cittadini del Salento che si sono mossi contro le eradicazioni degli ulivi colpiti dal Disseccamento: a loro vanno le critiche del direttore, così come al “Santone” della calce e del rame, come da tempo è stato ribattezzato Ivano Gioffreda. Quest’ultimo, quindi, si sente in diritto di replicare. Le sue ragioni sono riassunte in una breve frase ad inizio del testo: “Sono amareggiato nel constatare la facilità con cui si possano diramare a mezzo stampa notizie cosi imprecise“.

Il testo della lettera ripercorre gli “anni” del Co.Di.RO, dal 2013 ad oggi, mostrando una verità sconosciuta a molti, o forse solo a chi si sofferma a leggere distrattamente i titoli dei giornali. Ci sembra rilevante capire come nasce questa storia e il ruolo del movimento di cittadini che si è posto contro le eradicazioni degli ulivi: a differenza di chi fa apparire “fanatici” individui che da quattro anni, in tutta questa storia, sono alla ricerca di soluzioni e verità, intendiamo capire e porci delle domande. Come cerchiamo di fare sempre.

 

Di seguito vi proponiamo la lettera nella versione integrale:

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“GIOFFREDA RIBATTE ALLE ACCUSE DI SCAMARDELLA “IN CALCE E VETRIOLO”

Alla luce di quanto sostenuto dal direttore Claudio Scamardella nel suo articolo apparso sulla prima pagina del Quotidiano il 10 settembre 2017, colgo l’occasione per replicare, sicuro che il direttore abbia a cuore il futuro del territorio anche se con una prospettiva ben differente dalla mia.

Sono amareggiato nel constatare la facilità con cui si possano diramare a mezzo stampa notizie cosi imprecise.

E’ assolutamente inesatto dichiarare che il “Popolo degli Ulivi” ha negato l’esistenza di Xylella nel Salento : nel settembre del 2013 personalmente informai una fitopatologa dell’UNI.FI sulla situazione che riscontravo sugli ulivi. La stessa mi indirizzò verso i ricercatori dell’Università di Foggia che immediatamente si recarono sui campi. Fummo i primi a muoverci per comprendere cosa stesse accadendo ai nostri ulivi.

Dallo studio effettuato emerse la presenza di numerosi funghi, oltre al batterio xylella, cosi come si evince dalla pubblicazione prodotta http://www.fupress.net/index.php/pm/article/view/13623.

Dichiarare che siamo contro la ricerca scientifica è quanto di più inesatto si possa affermare. Dal primo momento abbiamo chiesto a gran voce di coinvolgere tutti gli istituti di ricerca nazionali ed internazionali e abbiamo sempre ritenuto alquanto inadeguato chiudere gli studi sul disseccamento a pochi ricercatori. Ma il nostro appello cadde da subito inascoltato: dapprima, nell’ottobre del 2013, l’Ufficio Fitosanitario Regionale pose il divieto di movimentazione di materiale infetto, poi, il 15 luglio 2015, fu lo stesso Governo Renzi a porre il divieto emanando due decreti legislativi. Una scelta che ci apparve assurda perché non permetteva di fatto ad altri istituti di studiare il problema, come se ci fosse l’incapacità di gestire del materiale da porre urgentemente sotto esame.

La conseguenza di questa gestione fu il piano Silletti a cui ci opponemmo con forza perché prevedeva una serie di insetticidi e diserbanti che sarebbero stati devastanti per le stesse colture ma soprattutto per i salentini, già sottoposti ad avvelenamento da polveri sottili e rifiuti tossici, come dimostrano i vari studi effettuati sulle cause dell’aumento di tumori nel Salento. Ad avallare i nostri timori fu lo stesso piano che seguì a quello Silletti, come dichiarò la stesso funzionario dell’Ufficio Fitosanitario Regionale, Anna Percoco: “Non avendo le autorizzazioni, non possiamo rendere obbligatori gli interventi fitosanitari come prescrizione ai sensi del 214, per cui nelle misure fitosanitarie lo vedrete come raccomandazione”. Inoltre il piano Silletti prevedeva l’estirpazione degli ulivi risultati infetti ( dati che non venivano resi noti nemmeno agli stessi proprietari) misura questa perfettamente inutile dato che studi scientifici oramai noti dimostrano che l’eliminazione della pianta colpita non eradica il batterio. Vedasi l’area a nord di Lecce (Trepuzzi e San Pietro Vernotico) dove sono stati eradicati centinaia di Ulivi e comunque il disseccamento non è stato fermato.

Un altro importante passaggio si è avuto nell’aprile 2016 quando fu diramato il nuovo piano anti-xylella, che prevedeva potature drastiche (sbrancature) e arature dei terreni fin sotto la chioma.

I più attenti si ricorderanno la nostra reazione avversa a queste pratiche perché eravamo consapevoli che capitozzare gli ulivi in periodi caldi e arare i terreni avrebbe peggiorato la situazione, diffondendo ancor di più il disseccamento. Impossibile che i ricercatori o i divulgatori di tali pratiche non fossero a conoscenza delle devastanti conseguenze a cui si sarebbe andati incontro e che oggi sono sotto gli occhi di tutti.

Ad oggi posso affermare che da parte di chi ci governa non vi è mai stata la volontà di salvare gli ulivi del Salento, fin dall’inizio hanno avanzato una sola tesi, quella dell’estirpazione, concentrando da subito la ricerca esclusivamente sulle varietà cosiddette “tolleranti e resistenti” che si prestano agli impianti intensivi o superintensivi. Anche su questo punto ribadisco che ognuno è libero di scegliere come gestire la propria azienda, ma gli agricoltori devono sapere che gli impianti superintensivi producono dal terzo fino al quindicesimo anno, dopo di ché gli ulivi devono essere espiantati per poter rinnovare l’impianto; questo comporta un costo oneroso per le aziende che attualmente non possono sostenere. Inoltre l’olio prodotto da questi impianti è di scarsa qualità e non competitivo sul mercato, visto che sono diversi i Paesi che lo producono, come Spagna, Tunisia, Marocco, etc., e che lo mettono sul mercato a prezzi di gran lunga inferiori rispetto al nostro olio di Cellina e Ogliarola. Questo è il più grande inganno a danno delle nostre aziende.

Tutto sembra ridursi al solito teatrino politico in attesa delle prossime elezioni e che nulla ha a che fare con l’agricoltura e gli agricoltori, da decenni oramai abbandonati a loro stessi. Si da spazio a dichiarazioni come quelle della Bellanova e della Capone, che auspicano il cambiamento del nostro paesaggio a discapito di patriarchi millenari e si continua ad incrementare gli interessi delle associazioni di categoria, a cui preme solo la gestione dei fondi europei (la cosiddetta integrazione agricola)

Cari agricoltori, la verità è che ci stanno derubando di tutto, ci hanno traditi, costretti ad indebitarci e ad abbandonare le nostre terre. Ricordo che eravamo la Regione dove si produceva più tabacco e più uva, considerati la California del Sud. Ci hanno indotti a cedere le nostre quote che sono poi andate a finire nelle Regioni del centro nord.

E’ notizia di questi giorni che il Veneto, con una produzione di olio inferiore a 200 tonnellate l’anno, ha ricevuto la tutela da parte dell’Unione Europea, a discapito dell’olio pugliese che vanta una produzione di gran lunga superiore a quella Veneta.

Contadini, restiamo ben saldi alla nostra terra, come i nostri ulivi millenari e soprattutto impariamo a coltivare il dubbio.

Caro Direttore, auspicando la pubblicazione di questa lettera, le rivolgo l’invito ad un confronto pubblico affinchè l’informazione dia voce anche a chi non ne ha avuta finora.

Cordialmente

Ivano Gioffreda”

 

 

Category: Costume e società, Cronaca

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  1. Dario Stefàno, La Puglia in Più - tramite mail ha detto:

    “La Xyella avanza e non si può continuare a discutere esclusivamente dell’autorizzazione al reimpianto o del divieto di espianto degli ulivi monumentali. O perseverare con dannosi populismi e tesi complottiste. La Scienza ritorni al centro della strategia, la sola deputata a individuare una soluzione ad un problema che ha valicato i confini originali. Il Governo si faccia carico di favorire un nuovo approccio, facendosi subito promotore di un tavolo di raccordo tra Ministero, Regione e deputazione parlamentare pugliese per condividere un percorso comune e strutturato. Il sottoscritto, ma credo che tutta la deputazione, sarà al suo fianco”.
    È il messaggio che il senatore Dario Stefàno, capogruppo in Commissione Agricoltura al Senato, ha lanciato in una lettera indirizzata al Ministro delle Politiche Agricole e Forestali, Maurizio Martina ma aperta a tutto il mondo politico, a seguito della notizia di nuovi focolai di Xylella Fastidiosa in Puglia.
    “Credo che si sia tutti consapevoli – prosegue Stefàno – che la Xylella non è la fantasia di qualcuno, ma un fatto vero, accertato, che sta continuando a procurare danni, non solo al patrimonio olivicolo, violentemente colpito. Le battaglie, legittime, su reimpianto o divieto di espianto hanno spostato il focus della strategia per fermare l’avanzamento del batterio che, nel frattempo, ha ampiamente valicato i confini originari. Il Governo si faccia carico della necessità di riportare la discussione sugli interventi da operare per evitare il dilagare del fenomeno”

    “Il focus sulle attività di monitoraggio e contenimento – scrive ancora Stefàno – è stato letteralmente messo da parte dal momento in cui si è deciso di abbandonare il piano Silletti, elaborato, è bene ricordare, con il supporto della scienza nella piena osservanza delle norme comunitarie e nazionali che regolano la complessa materia delle fitopatie. È tempo che la politica smetta di introdursi nella valutazione dei risultati scientifici: noi non siamo “deputati” ad individuare la cura del batterio. Quello è un compito che spetta alla scienza”.

    “Semmai – prosegue – siamo chiamati a trovare da una parte, soluzione ai problemi che il batterio sta procurando agli agricoltori, ai vivaisti, al patrimonio ambientale e paesaggistico, recuperando le risorse necessarie a fronteggiare un fenomeno che rischia di diventare irreversibile anche da un punto di vista sociale. Dall’altra, a fornire adeguate risorse alla comunità scientifica, affinché possa trovare una cura al patogeno”.

    “Evitiamo che la discussione tecnico-scientifica – ha concluso – si trasformi in un tema strumentale a interessi di parte. Solo in tal modo la politica contribuirebbe a restituire credibilità alla scienza, colpita da teorie antiscientifiche infondate e da qualche scelta amministrativa distratta. Ora serve, subito, un altro approccio”.

  2. Enzo Suma - tramite Facebook ha detto:

    Con la presenza di tre nuovi alberi (chiamati focolai) positivi alla xylella presenti nei comuni di Ostuni, Cisternino e Ceglie si avrà l’abbattimento di tutti gli ulivi sani presenti nel raggio dei 100 metri da quello infetto. Questo prevede la nostra più attuale legge regionale del 29 marzo 2017. Si attendono i risultati delle analisi per gli altri ulivi ma a breve le ruspe entreranno in azione per abbattere un centinaio di ulivi sani attorno all’unica pianta infetta.

    E meno male che non sono monumentali, anche se comunque sono piante di quasi un secolo ma dispiace lo stesso perchè un paesaggio legato agli ulivi viene ora radicalmente cancellato. Se fosse accaduto nel cuore della piana, dove tutti gli ulivi sono monumentali e di valore culturale inestimabile, grazie alla recentissima approvazione del disegno di legge che modifica alcuni articoli, verrebbero abbattuti anche i monumentali infetti. Per i monumentali sani nel raggio dei 100m da quello infetto la sorte sarebbe stata la tortura, il brutale capitozzamento e l’isolamento (e soffocamento) con rete di protezione.

    Questo è quello che i boss, i potenti, hanno deciso per la Puglia degli ulivi. Non di affrontare il problema della malattia del Co.Di.Ro. che causa il disseccamento delle foglie, ma di deviare l’attenzione e tutta la gestione su una batteriosi (da xylella), batterio da quarantena per la quale sono previsti fondi e che mette in moto una macchina di distruzione del paesaggio e di ricostruzione dello stesso con oliveti superintensivi di varietà cosiddette resistenti. Determinando così la profezia dei boss, quella di lasciare i resti di una cinquantina di ulivi monumentali come monumento dei caduti.

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