‘HO VISTO ANCHE CLAUDIO LOLLI FELICE’…DOPO LA MOSTRA DELLE ILLUSTRAZIONI ALLA FONDAZIONE PALMIERI, ENZO DE GIORGI RACCONTA A leccecronaca.it IL SUO SODALIZIO ARTISTICO CON IL CANTAUTORE

| 10 Febbraio 2018 | 3 Comments

di Roberto Molle______

Una mostra pittorica intitolata “Il grande freddo” ospitata presso la fondazione Palmieri di Lecce, in due riprese – l’ultima nei primi nove giorni di febbraio – ha dato l’occasione a moltissimi visitatori di apprezzare le splendide opere che l’artista trepuzzino Enzo De Giorgi (nella foto) ha realizzato per la copertina e le illustrazioni del libretto interno dell’ultimo album del cantautore Claudio Lolli.

 

 

Abbiamo avuto il piacere di visitare la mostra e la possibilità di intervistare il pittore, che ci ha raccontato di come la sua arte prenda ispirazione anche dalla passione per le canzoni di Claudio Lolli, del primo incontro, poi dei successivi, fino alla richiesta – da parte di Claudio – di realizzare l’artwork per il disco.

Come si sa, la copertina di un album non è un elemento di contorno o una semplice estensione del package voluto dalla casa discografica. L’immagine destinata ad occupare quella precisa posizione è una creazione artistica che viaggia in sintonia con l’atmosfera descritta dai brani. Detto ciò, il nome della mostra riprende quello del disco di Lolli, ed essere lì ad ammirare le immagini con in sottofondo le canzoni del disco, ha significato vivere un’esperienza bella ed evocativa.______

 

Prima di raccontare dell’intervista concessaci da Enzo De Giorgi, credo possa giovare ricordare qualcosa su Claudio Lolli, musicista bolognese, classe 1950, autore di uno dei dischi più belli ed importanti degli anni Settanta, quel “Ho visto anche degli zingari felici” ripreso più di venticinque anni dopo, e riproposto insieme ai musicisti del “Parto delle nuvole pesanti”, ridefinendolo – se ce ne fosse bisogno – una pietra miliare nel panorama del cantautorato italiano.

Quando si pensa ai grandi cantautori italiani, i primi nomi che vengono sono quelli di De Andrè, Guccini, De Gregori, Gaber, e così via. Apprezzati per le loro canzoni, per i temi che hanno trattato, per i testi impegnati.

Certo, chi non ha mai ascoltato le canzoni di Claudio Lolli non può saperlo: musicista borderline, refrattario al successo, per niente incline alle regole dello showbiz, determinato a non adagiarsi sugli allori di un’esplosione di popolarità avuta verso la metà degli anni Settanta che gli avrebbe permesso di vivere di rendita. Lolli è tra i cantautori italiani, quello che ha saputo infondere nelle sue composizioni, il più alto tasso di poeticità.

Intellettuale, considerato fra i più impegnati tra i cantautori, nell’arco di una trentina d’anni, ha inciso una ventina di album, dove oltre a quelli politici ha affrontato alcuni dei temi fondamentali dell’esistenza: l’amicizia, l’amore, la desolazione, la crisi sociale e quella umana.

Le canzoni di Lolli sono splendide incastonature di parole che rendono omaggio alla lingua e alla letteratura, come quelle di pochi altri. Vincitore proprio con il “Grande freddo” del premio Tenco 2017 (il più prestigioso e importate premio musicale italiano n.d.r.), Claudio Lolli in più di un’occasione e nelle interviste, ha ringraziato Enzo De Giorgi per le splendide illustrazioni che ha creato per lui e le sue canzoni.______

 

 

 

 

 

 

 

Tornando a Enzo De Giorgi, Illustratore, fumettista, pittore, nonché docente presso il liceo artistico e coreutico “Ciardo Pellegrino” di Lecce, lasciamo alle sue parole il compito di raccontarcelo.

 

Domanda: Enzo De Giorgi, innanzitutto un insegnante…

Enzo De Giorgi: sì, insegno discipline grafico-pittoriche e laboratorio di pittura nel liceo artistico di Lecce. Dopo molti anni di precariato in Piemonte sono tornato ad insegnare nella scuola dove ho studiato; una specie di ritorno a casa dunque.

Domanda: Poi, anche un pittore…

Enzo De Giorgi: Pittura e musica per me sono sempre andate di pari passo. Con l’illustrazione e il fumetto mi è sempre piaciuto trasporre in grafica dei testi, che potessero essere di natura poetica o musicale. Da ragazzo ascoltavo De Andrè e molti cantautori del periodo (ho 50 anni); durante il servizio militare ho apprezzato molto Guccini, ma fu durante l’accademia che un amico mi fece ascoltare per la prima volta Claudio Lolli.

Scoprii che “Keaton”, una delle canzoni di Guccini che apprezzavo di più, non era sua, ma era di Lolli. Da lì, crebbe il mio interesse verso le canzoni di Claudio; sempre grazie a Rocco, l’amico e compagno di accademia, riuscii ad ascoltare tutti i suoi dischi.

Era verso la fine degli anni Ottanta, e da allora, non ricordo di aver dipinto mai più senza le canzoni di Claudio Lolli in sottofondo. Dopo l’accademia, era il 1996 quando ho organizzato la mia prima personale di pittura.

Le cose andarono in questo modo. Avevo realizzato un trittico intitolato “Incubo numero zero” (è il titolo di una canzone di Claudio Lolli che si trova nell’album “Disoccupate le strade dai sogni” del 1977, poi riproposta nuovamente in “Nove pezzi facili” del 1992 n.d.r.), un dipinto diviso su tre pannelli che rappresentava la mia prima trasposizione di alcuni versi di una canzone di Claudio.

Grazie a quel dipinto venni invitato ad inaugurare la sede di un’associazione di Lecce con una mia personale di pittura che intitolai: “Consce angosce e altri veleni”, ogni riferimento alle canzoni di Lolli non è casuale. In pratica i dipinti erano tutti ispirati dalle sue canzoni.

 

Domanda: A quel punto si era creato quasi un circolo virtuoso tra le canzoni che davano l’ispirazione e la trasposizione che ne faceva con la pittura: ma che percezione aveva di tutto ciò?

Enzo De Giorgi: non erano semplici illustrazioni ma stati d’animo, e succedeva che alcune canzoni mi ispirassero determinate frasi, ad esempio in “Analfabetizzazione” (altra canzone da “Disoccupate le strade dai sogni” n.d.r.), ci sono alcune frasi che hanno ispirato dipinti diversi; la frase “le pagine le giravo sempre con il fuoco”, oppure “più del vento sarà la mia bandiera forte”, hanno portato alla trasposizione pittorica di due quadri.

 

Domanda: come  immaginava Claudio prima di conoscerlo?

Enzo De Giorgi: per me era un fantasma. Non essendo nell’epoca di internet non potevi trovare facilmente fonti per conoscere e consultare, quindi le poche cose che potevi verificare erano quelle attraverso gli stessi dischi. Le poche immagini di Lolli che circolavano erano quelle che trovavi all’interno delle copertine, ma che rimandavano ad una figura spesso mimetizzata in disegni, oppure a quella canonica della copertina del disco “Un uomo in crisi”, dove c’è un omino seduto in un angolo di una stanza abbastanza cupa e depressa. Comunque, per me era un mito, qualcuno che non avrei mai potuto raggiungere.

 

Domanda: quando ha conosciuto personalmente Claudio, e come è stato il primo approccio?

Enzo De Giorgi: ricordo che c’era questo concerto di Claudio a Bari, doveva suonare in un posto, poi lo cambiarono all’ultimo momento e finì col suonare in un salone di un oratorio. L’ho conosciuto in quell’occasione, era il 1997. Ci andai insieme a degli amici, e portai con me un piccolo album con delle foto dei quadri della mia mostra.

Quando siamo arrivati, lui e Paolo Capodacqua (il chitarrista che per molti anni ha accompagnato nei concerti Lolli n.d.r.) stavano facendo il sound-check, mi sono presentato e gli feci vedere le foto dei quadri nati dalle sue canzoni. Claudio sembrò apprezzare e mi ringrazio. Io gli chiesi un autografo porgendogli la copertina di “Intermittenze del cuore” (album di Lolli del 1997 n.d.r.), lui ci pensa un po’… poi scrive: “a Enzo, tra gli scogli ogni tanto degli occhi”. Non se si trattò di una frase di circostanza, ma mi piace pensare che non lo fosse. Da lì ci scambiammo i numeri di telefono, e ogni tanto ci sentivamo. Quando c’era l’occasione andavo ai suoi concerti e lui si è sempre ricordato di me; spesso vi erano dei dopo-concerto i cui sono rimasto insieme a loro, erano situazioni conviviali dove si faceva praticamente l’alba. Belle esperienze.

 

Domanda: che sviluppo hanno preso poi gli eventi?

Enzo De Giorgi: Quando nell’estate del Duemila mia moglie è in ospedale perché ha appena partorito nostro figlio Cristiano, un amico mi avverte che Claudio Lolli terrà un concerto la sera dopo proprio nella piazza di Trepuzzi, il mio paese. Quella notte non riuscivo a dormire, un po’ per il caldo, un po’ peri mille pensieri che si accavallano nella testa; così prendo un foglio, poi un altro e un altro ancora. Alle quattro del mattino avevo scritto e disegnato il fumetto “Chi è ‘sto Claudio Lolli?”.

La sera dopo, alla fine del concerto sono seduto al tavolo di un bar con Claudio e Paolo Capodacqua che accolgono con piacere i miei “scarabocchi” notturni. Passano pochi mesi e Claudio Lolli mi telefona per informarmi che il mio fumetto è su internet, sul sito ufficiale della sua nuova casa discografica, nella pagina dedicata all’album “Dalla parte del torto”.

Continuai a disegnare e a dipingere. Il testo del brano “Il mondo è fatto a scale”, inserito in quel disco, mi colpì per la sua forma ironica e decisi di illustrarlo su più tavole dipingendone ad olio i diversi “gradini”. Quando nel 2003 Claudio rifece l’album “Ho visto anche degli zingari felici” insieme ai musicisti del Parto delle nuvole pesanti, il regista Salvo Mazzone che stava registrando un documentario su Claudio Lolli mi chiese dei disegni da inserire nelle riprese; non ci incontrammo perché lui era impegnato tra Parigi e Palermo, e io tra Saluzzo, in provincia di Cuneo, e Lecce, ma mi consigliò di creare qualcosa sugli “Zingari felici”. Detto fatto, cominciai a dipingere a tempera sei nuove tavole rappresentando, a modo mio, le diverse atmosfere del disco.

Così, iniziai ad esporre tutto il materiale su Lolli in diversi ambiti, tra cui piccoli spazi in concomitanza dei suoi concerti (Torino al folk Club, Novoli al Fata Bianca). Ricordo in particolare un dopo concerto, dove mi presentò ai vari musicisti del Parto delle nuvole pesanti, a Jonathan Giustini (responsabile della casa discografica “Storie di note” e autore di “La terra, la luna e l’abbondanza”, una splendida biografia di Claudio Lolli. N.d.r.), e a Franco Vassia che mi concesse un prezioso spazio su una sua pubblicazione.

 

Domanda: come succede poi che tu finisci col creare dei dipinti – gli stessi esposti alla fondazione Palmieri – che vanno a diventare l’artwork e le illustrazioni interne de “Il grande freddo”, ultimo disco di Claudio che gli è valso, tra l’altro, il prestigioso premio Tenco?

Enzo De Giorgi: Era il 2016, Claudio mi chiama e mi dice che ha dei pezzi nuovi e che ha in programma la registrazione di un disco verso la fine di novembre; che, probabilmente, verrà lanciata una campagna di crowdfunding (raccolta fondi) e verrà realizzato nella maniera più indipendente possibile, grazie al finanziamento degli stessi fan. Mi chiese se me la sentissi di creare le immagini per la copertina e il libretto interno. Naturalmente accettai con grande entusiasmo.

Mi mandò alcuni testi delle canzoni, e più in là ricevetti anche dei demo. In un primo momento pensai di usare alcuni dipinti che avevo già pronti, con dei colori belli caldi…Ma mi trovavo a dover interagire con “il grande freddo”, le cose si andavano complicando. Proprio nel testo della canzone omonima, c’era questa metafora della vita, con questo autobus di sola andata, pieno di persone che non comunicavano. Così ho preso alcuni di quei dipinti e li ho raffreddati a livello cromatico ottenendo dei risultati interessanti. Altri disegni li ho creati per l’occasione, inserendo la figura di Claudio tra i personaggi. La sua è una presenza discreta, da osservatore. Poi, da lì ho creato anche un video con animazioni (usando la tecnica stop-motion) che è diventato il video ufficiale del “Grande freddo”. Il crowdfundig è andato benissimo, è stato raccolto molto di più della somma prefissata; il disco è uscito e come hai detto prima tu, ha vinto anche il premio Tenco.

 

Domanda: Nel futuro ci saranno ancora collaborazioni con il “mondo a parte” della canzone di Claudio Lolli?

Enzo De Giorgi: è prevista l’uscita di un libro che raccoglierà tutti i testi delle canzoni di Claudio e mi è stato chiesto di creare l’artwork per la copertina… E io ho accettato.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Category: Cultura, Eventi

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Comments (3)

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  1. Gianna De Francis ha detto:

    Se questo pittore è cresciuto ascoltando le canzoni di Claudio Lolli, immagino si sia nutrito di veleni e di odio ideologico. Lolli era il classico “figlio della buona borghesia, che faceva il rivoluzionario con la scorta della polizia”.
    Come recitava un verso di una vecchia canzone di un cantautore che non diventerà mai famoso, perché cantava un altro mondo e non veniva sponsorizzato dall’industria discografica.

  2. enzo de giorgi ha detto:

    Non rispondo alle parole di “Gianna De Francis” perché la “Storia” nel frattempo ha già annientato le sue inutili parole.

  3. Roberto Molle ha detto:

    Leggo solo oggi il commento di Gianna De Francis e la lapidaria risposta di Enzo De Giorgi. Giusto! La storia nel frattempo ha accolto Claudio Lolli nelle sue pieghe, e le parole della signora non meriterebbe commento alcuno a causa, probabilmente, di una conoscenza a dir poco superficiale delle persone d cui sentenzia. Conosco la storia artistica di Lolli da sempre e lo considero tra i più grandi cantori e poeti del ‘900, e ho avuto l’onore di conoscere l’opera e l’umanità di Enzo De Giorgi. “Veleni e odio ideologico”? La signora non sa di cosa parla, nelle canzoni di Claudio c’è la storia di più di una generazione che percepiva lo scollamento tra i giovani e una società conservatrice e bacchettona, c’è la lezione grande di una poetica dell’umiltà che sapeva farsi aristocratica pur avendo le pezze al culo riscuotendo il rispetto dei cantautori più blasonati. Non vado oltre, come già detto: la storia ha già sentenziato.

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