SERGIO RAMELLI COMMEMORATO IN TUTT’ITALIA

| 8 Aprile 2018 | 0 Comments

mv______Il 29 aprile del 1975, dopo quarantasette giorni di agonia, morì all’età di soli 19 anni Sergio Ramelli. La sua unica colpa era quella di essere un esponente dell’allora organizzazione giovanile del MSI, il Fronte della Gioventù. Studente all’Itis Molinari di Milano, Sergio Ramelli aveva redatto un tema dato dal professore di italiano sulla pericolosità delle Brigate Rosse e delle varie sigle che costellavano l’allora galassia di sinistra e di come il Paese stesse scivolando verso una spirale di odio e terrore. Ma il tema di Sergio non fu neanche corretto dal professore, perché un gruppetto di studenti legati ad Avanguardia Operaia requisì tutti gli scritti e si mise a spulciarli uno a uno. E dopo neanche due ore i fogli protocollo scritti da Ramelli vennero esposti nella bacheca all’entrata della scuola, con quasi tutte le frasi sottolineate e sopra una scritta rossa come il fuoco: “Ecco il tema di un fascista!”.

Da quel momento Sergio Ramelli diventa il bersaglio con il quale giocare al tiro a segno. Quasi quotidianamente viene preso di mira, a volte viene portato fuori dall’aula e preso a calci e sputi, altre volte dileggiato e deriso davanti agli altri studenti, altre volte umiliato, offeso e costretto alle cattiverie più feroci. Fino alla comparsa di quella scritta infame sotto casa: “Ramelli fascista sei il primo della lista”.

Il 13 marzo del 1975 Sergio, tornando a casa, cade vittima di un agguato dei capibastone di Avanguardia Operaia: lo aggrediscono in quattro, lo colpiscono ripetutamente con la chiave inglese fino a sfondargli il cranio e lo lasciano in fin di vita sul selciato, in un lago di sangue. Per quarantasette giorni combatterà tra la vita e la morte, poi dopo quest’agonia lunga e sofferta, anche il suo cuore si arrende.

Ciò che stupisce è  in tante città italiane Sergio Ramelli sarà ricordato con manifestazioni, commemorazioni, mostre.
Eppure sono trascorsi 43 anni, non era un personaggio pubblico, era un ragazzo semplice figlio di una semplice famiglia italiana, una come tante, ed in tanti ci domandiamo come mai questo ricordo è così vivo?
Oltre a tanto libri a lui dedicati, ora c’è anche un albo a fumetti che ricorda la sua storia.

Anche il sindaco di Milano Giuseppe Sala andrà “con i familiari a deporre le corone in memoria di Sergio Ramelli e di Enrico Pedenovi”, il primo esponente del Fronte della Gioventù assassinato il 29 aprile 1975 da Avanguardia operaia e il secondo un consigliere provinciale del MSI ucciso da Prima linea un anno dopo proprio mentre stava andando alla prima commemorazione del giovane Ramelli. E Sala sostiene che lo farà “per condannare ancora una volta l’uso di qualsiasi forma di violenza nella vita politica”.
“Rimane però il fatto che non è assolutamente ammissibile – ha aggiunto – che il 29 aprile gruppi neo fascisti strumentalizzino questi eventi tragici per inscenare manifestazioni improntate all’odio e alla divisione. Milano non è né sarà mai la città dei saluti romani”.
Come si evince dalle sue stesse parole il Sindaco Sala, a parole dice di condannare la violenza, ma nella realtà la sua unica preoccupazione e quella di impedire di manifestare liberamente a coloro che vogliono ricordare Ramelli.

A Sala andrebbe ricordato che quello che lui definisce eventi tragici, come se si trattasse di lutti dovuti a cause naturali, furono il frutto di una pratica politica, che utilizzava il suo stesso linguaggio, che si condensava in frasi sui muri come:”Uccidere un fascista non è reato”.
Oggi Sala esprime un concetto simile, quando dice che Milano non sarà la città dei saluti romani, perché a Sala invece va bene se Milano è la città  dei Centri Sociali, che ostentano il pugno chiuso, che sfasciano le vetrine dei negozi, incendiano le auto, lanciano molotov sulla polizia e occupano abusivamente strutture pubbliche e private. Naturalmente se a sfilare sono ragazzi che condannano l’odio e la violenza comunista, al sindaco Sala la cosa non va bene.
Passano i decenni, mette il vestito buono, ma l’ipocrisia della sinistra resta sempre la stessa.

Category: Cultura, Politica

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