IN PROVINCIA DI LECCE CHIUDONO NARDO’, CAMPI SALENTINA E POGGIARDO / MICHELE EMILIANO ADESSO VUOLE ‘RICONVERTIRE’ TRENTANOVE PRONTO SOCCORSO. PERCHE’? ABBIAMO CERCATO DI CAPIRLO, TRADUCENDO DAL POLITICHESE E DAL BUROCRATICHESE IN ITALIANO CORRENTE LE SUE DICHIARAZIONI-‘SPIEGAZIONI’

| 12 Aprile 2018 | 6 Comments

di Giuseppe Puppo______

Una volta, si chiamavano pronto soccorso, e tutti capivano. Poi, si sono chiamati in altri modi, ma non importa, importa la sostanza: sono il punto cui rivolgersi in caso di bisogno urgente, magari quello che, se riesci a raggiungerlo in tempo utile, ti salva la vita, comunque ti garantisce un’ oasi di assistenza, in una realtà in cui gli studi dei medici di famiglia funzionano a orari assurdi, per averne uno a casa devi penare, le guardie mediche idem e poi non sono attrezzati, la medicina sul territorio è ancora un’ utopia, per avere una visita specialistica o un esame devi aspettare tanto e pagare, ciò che insomma in molti adesso non possono permettersi.

Stando così le cose, perché meravigliarsi dell’ affollamnto dei pronto soccorso? Normale.

Malgrado le attese cui è sottoposto in loco, il cittadino vede ancora nel pronto soccorso l’ unico modo in cui può essere assistito, una risposta più o meno facile, ma l’ unica più o meno immediata, anzi, l’ unica più o meno disponibile, nei momenti più difficili.

***

Un tempo, c’ era l’ assessore alla sanità, che nella sua Regione, ognuna delle quali ha competenza specifica e autonoma in materia, faceva l’ assessore alla sanità, un compito gravoso quanto meritorio.

In Puglia invece adesso c’è un assessore alla sanità che fa a tempo pieno il leader nazionale del Pd, e nel poco tempo che resta dall’ occuparsi delle beghe interne ed esterne, locali e nazionali, del suo partito, fa il presidente della Regione, e l’ assessore alla sanità quindi lo fa per hhhobby fantozziano.

Perchè? Perché deve fare pure l’ assessore alla sanità?

Glielo abbiamo chiesto, a suo tempo, insieme ad altre due domande, che rimangono in evidenza sotto la testata di leccecronaca.it “sempre in attesa di risposta”, in quanto egli non si è mai degnato di rispondere.

Il che, intendiamoci, rientra nella normalità e a leccecronaca.it non piacciono Le Iene e Le Strisce varie: le interviste si chiedono, con garbo, e se uno non vule risponde, finisce là.

Quello che ci ha rattristato, è l’ offesa fattaci dal presidente, che ci fece telefonare dalla sua addetto stampa, la quale ci assicurò che Michele Emiliano avrebbe risposto presto alle domande di propria mano, chiarendo tutto apposta per i lettori di leccecronaca.it, che questa era la sua volontà e la sua promessa.

Aspetta e spera…E noi aspettiamo. Sono passati appena un anno e due mesi, che vuoi che sia?

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L’ altro giorno il caro leader presidente assessore ne ha combinata un’ altra. Ha presentato in giunta una proposta di delibera, che prevede la chiusura di numerosi Punti di Primo Intervento, cioè i Pronto Soccorso, o comunque sia, senza addentrarci nella terminologia speciaistica, quelli che comunque i cittadini identificano come Pronto Soccorso.

Ne vuole smantellare trentanove in tutta la Regione.  Fra quelli in provicia di Taranto, a Ginosa e Grottaglie. Cisternino, Ceglie, Fasano, Mesagne e San Pietro Vernotico, in provincia di Brindisi. Campi Salentina, Nardò e Poggiardo in provincia di Lecce, dico: Nardò, la città più popolata dopo il capoluogo, per giunta retta dal più amico dei sindaci pugliesi.

Il tutto senza considerare al solito le eigenze dei territori e, soprattutto,  senza nessuna riorganizzazione del sistema di emergenza-urgenza, e senza potenziamento dei servizi territoriali.

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Perchè? Il caro leader-presidente-assessore nelle ultime ore ha fatto fuoco di sbarramento preventivo, non appena sono cominciate le proteste, per ora solamente fra i politici, sia all’ interno della sua traballante maggioranza, sia fra le fila delle opposizioni.

Ecco quello che ha detto fra ieri e oggi. Riportiamo qui di seguito il testo completo. AVVERTENZA PER L’ USO: trattasi di prosa in perfetto stile burocratichese e politichese. Se i nostri lettori vogliono evitarsi la fatica di decifrarlo, possono tranquillamente saltare questo passaggio e andare direttamente al prossimo, dove abbiamo cercato di capire noi, e non è stato difficile, una faticaccia.

SPIEGAZIONI DI MICHELE EMILIANO:

“La conversione dei Punti di Primo Intervento in postazioni medicalizzate è stata la conditio sine qua non attraverso la quale ci hanno approvato, ai tavoli romani, il piano di riordino ospedaliero. Se a fine 2018 i Ministeri dovessero riscontrare una inadempienza in tal senso, non è escluso che possano utilizzare la circostanza per mandarci, per un altro triennio, in Programma Operativo. Non solo. Non avremmo le premialità che invece ci spetterebbero. Ricordo che a fine 2015, ci hanno mandato in Programma Operativo per molto, molto, ma molto meno. E comunque la riconversione dei PPI è scritta e dettata dal DM70 e, mi preme dirlo e sottolinearlo, non comporta nessun nocumento per i cittadini in termini di assistenza sanitaria perché comunque i cittadini troveranno la loro risposta sul territorio, in alcuni casi, anche con l’auto medicalizzata che invece prima non era presente. Non cambia nulla. Stiamo solo razionalizzando le risorse”.
Il Presidente della Regione Puglia Michele Emiliano ha commentato così la presentazione agli assessori, nel corso della penultima Giunta, di una proposta di delibera di riordino deii Punti di primo intervento, così come prevede il decreto ministeriale n.70 del 2015 laddove parla di riconversione dei Punti di Primo Intervento in Presidi Medicalizzati 118, presentazione effettuata dalla struttura tecnica dell’assessorato alle Politiche per la salute.
La riconversione dei PPI infatti è uno degli obblighi cui deve far fronte la Regione Puglia, essendo previsto dal Programma Operativo concordato dai Ministeri.
“La struttura tecnica – ha specificato Emiliano – ha illustrato la sua proposta in base allo stato dell’arte e alle predisposizioni elencate dal DM 70. Ora questa proposta sarà verificata con gli assessori e con i territori, prima di tutto con i sindaci, in un percorso di confronto e condivisione già iniziato nel 2017. Nel processo di condivisione degli interventi che caratterizza questa amministrazione – ha ribadito il Presidente – era importante illustrare lo stato di attuazione del riordino. Successivamente, e prossimamente quindi la delibera di riconversione dei PPI sarà ridiscussa in una giunta ordinaria”.
“Non stiamo smantellando nulla e non stiamo tradendo nessuno – ha continuato Emiliano – dobbiamo attuare una riconversione che ci chiede il Ministero, sempre nell’ottica della messa in sicurezza i cittadini e nell’ottica di condivisione degli interventi con i territori. Ma ripeto, per i cittadini non cambia nulla.Dobbiamo imparare ad utilizzare meglio i presidi sul territorio e ricorrere alla emergenza urgenza solo per affrontare casi più gravi. Per i problemi di minore impatto non dobbiamo rivolgerci né al Pronto soccorso, né ai PPI. Si deve andare dai medici della continuità assistenziale, ovvreo presso i presidi territoriali che stiamo attrezzando e rafforzando. Tra l’altro il 70 per cento degli accessi ai Punti di primo intervento finora ha riguardato proprio i codici bianchi che, vorrei ricordare, da normativa del 2007 (la DGR 2289 del 29/12/2007 ndr) è un codice che va gestito dai medici di continuità assistenziale mentre i gialli e i rossi vanno gestiti dall’emergenza urgenza, quindi dal Pronto soccorso”.

***

ESEGESI DEL TESTO. In buona sostanza, Michele Emiliano dice:

Non si tratta di tagli, ma di ‘razionalizzazione’ della spesa; non si tratta di chiusura, ma di riconversione in “postazioni medicalizzate”, senza specificare che cosa esse siano.

Non è colpa nostra, ma è una decisone di non meglio identificati “tavoli romani”, senza ammettere che le Regioni hanno in tema di Sanità autonomia decisionale.

Non cambia niente per i cittadini, perché, anche se non troveranno più il pronto soccorso, o punto di primo intervento che dir si voglia, troveranno un’ auto medicalizzata, in taluni casi, eh, mica sempre, e magari con il medico a bordo, oltre che con l’ autista – infermiere.

Smettete di andare ai pronto – soccorso per i casi non gravi, rivolgetevi ai vostri medici di famiglia in ‘continuità assistenziale” e ai “presidi territoriali”. Quale continuità, ma quali presidi?

Spiegherò tutto ai sindaci dei comuni interessati, e quanto vorremo essere presenti, magari di nascosto, alla spiegazione che, fra gli altri, egli farà al sindaco di Nardò Pippi Mellone.

Category: Cronaca, Politica

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Comments (6)

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  1. Luigi ha detto:

    Il metodo parrebbe essere sempre lo stesso (prima si decide di eliminare determinati servizi e poi si va a presentare il tutto ai territori). Una forma di partecipazione invidiabile….Addirittura in Puglia si vorrebbe fare una legge regionale sulla partecipazione… che bella cosa….
    Il popolo ha un solo strumento per dire la sua: IL VOTO!
    Apriamo gli occhi quando nel 2020 saremo chiamati a rileggere i ns rappresentanti in regione. Dopo è vietato lamentarsi!

  2. Ufficio stampa Comune di Nardò - tramite mail ha detto:

    Il sindaco Pippi Mellone rilancia, evitando di aspettare passivamente l’evolversi della situazione della sanità regionale e le novità incalzanti che arrivano da Bari. Stamattina il primo cittadino ha incontrato il responsabile provinciale di Croce Rossa Italiana Antonio Zecca per siglare un accordo informale che prevede, a partire dal prossimo mese di ottobre, la fornitura di un’ambulanza e di personale medico, in servizio per 12 ore, in aggiunta a mezzi e personale che lavoreranno all’interno del presidio medicalizzato del 118 (che dovrebbe aprire tra qualche settimana nella struttura dell’ex ospedale Sambiasi). Questa dotazione ulteriore sarà a carico del Comune di Nardò e sarà il primo caso in Puglia in cui un ente comunale si accolla le spese di un servizio sanitario pubblico di base. È utile ricordare inoltre che, come già accaduto nel 2017, l’amministrazione comunale fornirà un’ambulanza con equipaggio abilitato all’utilizzo del defibrillatore, da impiegare come posizione di primo intervento sanitario nell’area del parco di Portoselvaggio nel periodo compreso tra il 1° luglio e il 31 agosto (il servizio sarà garantito ogni giorno nella fascia oraria compresa tra le ore 10 e le 18).
    Nel frattempo, sul modello di quanto accaduto per città come Vieste e Polignano, Nardò chiederà formalmente alla Asl Lecce e alla Regione Puglia la deroga sino al mese di settembre per i servizi aggiuntivi di cui beneficiano comuni turistici i cui territori vedono aumentare esponenzialmente le presenze e quindi i bisogni nel periodo estivo. Ciò a prescindere da quanto verrà deciso in sede di Dipartimento regionale delle Politiche per la Salute venerdì prossimo a Bari, quando il presidente Michele Emiliano incontrerà, insieme con la struttura tecnica del Dipartimento, i direttori generali delle sei Asl pugliesi per un ulteriore confronto sulla proposta di riordino dei punti di primo intervento, dopo il passaggio informale e preliminare con gli assessori. Un incontro propedeutico alle conferenze dei sindaci che si svolgeranno sui territori e all’ulteriore confronto con gli assessori che si svolgerà nel corso di una seduta di Giunta.

    “Stiamo seguendo con attenzione quello che accade a Bari – dice il sindaco Pippi Mellone – ma a prescindere da tutto stiamo già compiendo atti e passi concreti. Subito con la richiesta di una deroga sui servizi aggiuntivi, che prescinde dal riordino dei punti di primo intervento, e da ottobre con un’ambulanza in più al servizio della città e a spese del Comune, il primo in Puglia che fa una cosa del genere. Credo che i miei concittadini possano facilmente constatare chi sta difendendo con il coltello tra i denti, centimetro per centimetro, il loro diritto alla salute e chi per anni lo ha barattato vergognosamente per carriere e ambizioni personali. Coloro che hanno fatto chiudere l’ospedale e sono politicamente responsabili di questo, insieme ai loro eredi morali e di sangue che oggi siedono anche in Consiglio comunale, dovrebbero nascondersi per la vergogna. Invece si prendono i meriti se apre senologia, perché “era scritto nel protocollo di Risi”, e scaricano su Mellone se chiude il punto di primo intervento, chiusura ugualmente prevista da quello sciagurato protocollo. Un po’ di pudore sarebbe utile, anche se non servirebbe comunque per uscire dal dimenticatoio della storia in cui la città li ha destinati per sempre”.

  3. Cristian Casili, M5S - tramite mail ha detto:

    “Il comune di Nardò dopo essere stato privato di un ospedale efficiente, per decisioni scellerate dei passati governi regionali, non può permettersi di perdere anche l’unico presidio sanitario rimasto sul territorio. I neretini rimarrebbero sprovvisti di qualsiasi servizio sociosanitario e sarebbero costretti a recarsi appositamente nei pochi Pronto Soccorso ancora esistenti. Si faccia sentire anche il sindaco Mellone, da cui abbiamo sentito più volte tessere le lodi del Presidente, vogliamo chiarezza: è al fianco di Emiliano o dei cittadini di Nardò?”.
    Così il capogruppo del M5S Cristian Casili, commentando La delibera regionale che prevede la chiusura di numerosi Ppi dal prossimo 1°maggio. “Lo sosteniamo da sempre – continua – Emiliano che parla tanto di partecipazione continua a calare all’alto decisioni sulla sanità senza alcun confronto con i territori. Ora ci auguriamo che il sindaco Mellone si faccia sentire con il Presidente Emiliano e non accetti passivamente questa decisione. Non si possono chiudere i Ppi senza aver prima provveduto alla riorganizzazione del sistema di emergenza-urgenza, e al potenziamento dei servizi territoriali. Una situazione che riguarderà molti centri densamente abitati, tra cui Nardò, rischiando di mettere in pericolo la salute dei neretini e dei tanti turisti che in estate affollano la città e le nostre marine. Il Presidente dia immediatamente garanzie sulla riorganizzazione dei servizi di emergenza ed urgenza sanitari e territoriali – prosegue Casili -prima di procedere alla chiusura dei Ppi. È semplicemente assurdo pensare di chiudere oggi tutti i Punti di Primo Intervento, non tenendo conto degli accessi, del bacino di utenza e della distanza dai nosocomi. Sostituire con ambulanza il presidio territoriale è da pazzi. Insieme a Soave Alemanno, neo eletta del M5S alla Camera dei Deputati, serreremo le fila per scongiurare questo ulteriore scippo perpetrato ai danni dei neretini. Emiliano non giochi con la salute dei cittadini”.

  4. Nicola Manicardi - tramite Facebook ha detto:

    La sanità è un male Italiano. Hanno “provato” ad attuare l’Aziendalizzazione con un decreto 502/92, per cercare di contenere gli “sprechi”e, la distribuzione delle responsabilità alle regioni. È stato tutto inutile. Le voragini in termine di debito sono aumentate anno dopo anno, i” viaggi della salute” dal Sud al Nord sono continuate indisturbate, facendo crescere le casse delle regioni che prendevano a carico i malati(senza contare le spese sostenute dai familiari, che accudivano il bisognoso). Tutto questo a che pro? Ora ci dicono che Serve”centralizzare” la cura in ospedali di eccellenza, dove? A discapito di chi? Credo vi siano zone dove è suicidio chiudere poli di cura e assistenza, perché costruire ospedali all’avanguardia è una spesa esosa, e tempi lunghi di realizzazione, oltre al fatto che vi sono zone d’Italia che ad oggi non potrebbero sostenere queste spese. Cancellare non è la soluzione, sarebbe corretto assumere e fare lavorare poli decentrati, concetto molto lontano dalle politiche attuali.

  5. Erio Congedo, FdI - tramite Facebook ha detto:

    La dirigenza salentina del centrodestra organizza per sabato 21 aprile, alle 11 davanti all’Ospedale “Padre Pio da Pietralcina” (via San Donaci,Campi Salentina​), l’iniziativa dal titolo “FERMIAMO LO SMANTELLAMENTO – NO ALLA CHIUSURA DEL PUNTO DI PRIMO INTERVENTO”.
    All’iniziativa parteciperanno i consiglieri regionali salentini di centrodestra Andrea Caroppo, Luigi Manca e Saverio Congedo.

  6. Asl Lecce - tramite mail ha detto:

    Punti di Primo Intervento, pronta la proposta della ASL Lecce:
    l’obiettivo è dare la migliore risposta ai bisogni degli utenti
    Trasformazione in presidi di continuità assistenziale del territorio, affiancati da un servizio 118 rafforzato e con la valorizzazione del ruolo dei PTA

    I Punti di Primo Intervento cambieranno denonominazione, divenendo presidi di continuità assistenziale del territorio affiancati da un servizio 118 rafforzato. La riconversione dei PPI comporterà, quindi, un’adeguata riorganizzazione e razionalizzazione delle risorse, con un obiettivo chiaro: fornire la migliore risposta sanitaria possibile ai bisogni degli utenti. É la traccia seguita dalla ASL di Lecce nel mettere a punto la sua proposta per la riconversione dei PPI di Nardò, Poggiardo e Campi Salentina, dando attuazione alle disposizioni regionali ma, nello stesso tempo, tenendo conto delle peculiarità di queste strutture.
    Si chiamerà Servizio Distrettuale di Primo Intervento (SDPI) ed è il piano al quale la Direzione Generale sta lavorando per rendere velocemente operativa la propria proposta, passando naturalmente dal dialogo con la Conferenza dei Sindaci (è stata già chiesta al presidente un’audizione) e con i singoli primi cittadini interessati, come nel caso dell’incontro con il sindaco di Campi Salentina.
    Il nuovo Servizio Distrettuale sostituirà i PPI da riconvertire, tutti ampiamente sotto la soglia dei 6mila accessi annui, attivi 12 ore al giorno e ospitati all’interno di Presidi Territoriali di Assistenza (PTA). Venendo meno la funzione del PPI, infatti, si è reso necessario sostituire l’attuale medico in servizio e, di norma, già di provenienza 118 (con esonero parziale da questa attività), con personale sia medico sia infermieristico di emanazione territoriale. Alla base vi è la considerazione che l’80-90 per cento delle prestazioni offerte nei PPI è costituita da codici bianchi e verdi, dunque a bassa e bassissima urgenza, per cui è necessaria una risposta primaria di tipo territoriale.
    Il valore aggiunto del piano della ASL sta nella valorizzazione e potenziamento dei servizi ambulatoriali e diagnostici, sia di laboratorio sia strumentali, presenti nei PTA (con in programma l’aumento del 30-40 per cento del numero e delle ore di specialistica e l’acquisto di nuove apparecchiature) e nel loro inserimento, a pieno titolo, nel percorso diagnostico terapeutico (PDT) disegnato con il Servizio Distrettuale di Primo Intervento, il quale seguirà la procedura in uso dei codici di priorità (U, B e D). L’utente, che potrà accedere direttamente o su invio del medico curante, entrerà in contatto con il personale di Triage chiamato a codificare il bisogno e a canalizzarlo secondo l’urgenza, o nel percorso territoriale oppure in quello ospedaliero, per i codici gialli e rossi, attivando il consueto protocollo del sistema 118. Ogni cittadino, di fatto, avrà sempre di fronte professionisti capaci di valutare il suo bisogno e, a seconda dei casi, di indirizzarlo verso il percorso sanitario più appropriato.
    Il Servizio Distrettuale di Primo Intervento metterà tutto ciò a sistema, divenendo il perno attorno al quale ruoteranno cinque diverse attività: l’ambulatorio medico di primo intervento, il servizio specialistico di supporto, il servizio di diagnostica strumentale, l’ambulatorio infermieristico e la postazione medicalizzata del 118 (attiva h 24).
    La riconversione dei PPI diverrà così occasione per costruire un nuovo modello di gestione della continuità assistenziale sul territorio, rafforzata dall’integrazione più forte con il sistema 118 e che, nei piani della Direzione Generale, sarà esteso anche agli altri PTA, a partire da Lecce e per finire a Maglie e Gagliano del Capo.

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