ECCO IL GOVERNO ‘DEL CAMBIAMENTO’: NON ELETTI, TECNICI, RICICLATI, PARAMASSONI, CICERI E…TRIA

| 1 Giugno 2018 | 0 Comments

di Giuseppe Puppo______

La crisi più lunga di sempre ha generato alla fine, con lo spauracchio del voto anticipato a breve dopo pochi mesi dalle ultime elezioni, che faceva paura a tutti, il nuovo governo, pomposamente annunciato come quello ‘del cambiamento’, dopo una gestione delle trattative per la sua formazione schizofrenica, a tratti surreale, in primis per responsabilità dell’ azionista di maggioranza della maggioranza Luigi Di Maio.

La paura di tutti ha generato un compromesso, che appare subito però non quello nobile al rialzo, ma quello mediocre al ribasso.

Un nuovo esecutivo richiesto e legittimato dalle indicazioni degli elettori, concepito però male e partorito peggio, e che pone subito alcune chiamiamole così perplessità fondanti.

I bilanci si fanno alle fine, le critiche come gli elogi sugli atti concreti. Però ci sono già subito alcuni incresciosi se non inquietanti interrogativi.

Vediamoli.

E cominciamo ovviamente a prendere atto della composizione del governo di Giuseppe Conte sotto la regia di Luigi Di Maio e di Matteo Salvini.

 

Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio: Giancarlo Giorgetti

Ministro dell’Economia: Giovanni Tria

Ministro degli Esteri: Enzo Moavero Milanesi

Ministro degli Interni: Matteo Salvini (vicepremier)

Ministro dello Sviluppo Economico e Lavoro: Luigi Di Maio (vicepremier)

Ministro ai Rapporti con il Parlamento: Riccardo Fraccaro

Ministro degli Affari Europei: Paolo Savona

Ministro della Difesa: Elisabetta Trenta

Ministro della Giustizia: Alfonso Bonafede

Ministro della Pubblica Amministrazione: Giulia Bongiorno

Ministro della Salute: Giulia Grillo

Ministro degli Affari Regionali: Erika Stefani

Ministro del Sud: Barbara Lezzi

Ministro dell’Ambiente: Sergio Costa

Ministro ai Disabili e alla Famiglia: Lorenzo Fontana

Ministro dell’Agricoltura e del Turismo: Gian Marco Centinaio

Ministro dei Trasporti e delle Infrastrutture: Danilo Toninelli

Ministro dell’Istruzione: Marco Bussetti

Ministro dei Beni Culturali: Alberto Bonisoli.

 

A volte ritornano. Certo. E Giuseppe Conte è ritornato dopo pochi giorni, portandosi dietro, ora che è vero e non una boutade, dati di fatto oggettivi, riguardo l’ anomalia gigantesca di uno sconosciuto, un burocrate, un funzionario, un non eletto da nessuno, un tecnico, un amico di Maria Elena Boschi e dei salotti buoni fiorentini e  romani, un tifoso, non un sostenitore, un tifoso, dell’ Unione Europea, un nemico, non un avversario, un nemico della sovranità nazionale degli Stati, designato a guidare un governo politico, per giunta ‘del cambiamento’, più l’ origine stessa della sua ascesa, avvolta nel mistero.

Che autorità, che autorevolezza, che capacità può egli avere per guidare il nuovo esecutivo?

L’ egida politica sotto cui è stato coperto dai suoi due vice aggiunge, non leva, preoccupazioni.

Come possono Luigi Di Maio e Matteo Salvini fare contemporanemente il leader politico dei loro rispettivi partiti, la guida politica e non istituzionale dell’ esecutivo e, rispettivamente, il ministro di due dicasteri fondamentali e pesantissimi come lo Sviluppo Economico e gli Interni?

Poi ci sono gli altri tecnici, non eletti, riciclati che pongono per la loro stessa presenza e per giunta in ruoli chiave seri dubbi sulla tenuta, sulla stabilità e sull’ omogeneità di un esecutivo che appare votato al contrasto interno permanente effettivo.

Certo, da costoro c’è da imparare, sull’ italica arte del riciclaggio politico, sulla incredibile capacità di ‘riposizionmento’, ma a tutto c’è un limite.

Che ci fa in un governo del cambiamento e del popolo uno come Enzo Moavero Milanesi, già direttore della Commissione Europea, e già Ministro per gli Affari Europei nel governo Letta, dopo aver ricoperto il medesimo ruolo nel precedente governo Monti, trait d’union fra antica nobiltà e nuova massoneria?

A proposito di massoneria, tralasciamo il caso di Paolo Savona, sul cursus honorum e sull’ ‘ideologia’ del quale molto si è già detto nei giorni scorsi, rivelando soltanto che egli fa parte del comitato esecutivo dell’ Organizzazione paramassonica, al servizio dell’ alta finanza internazionale, Aspen Institute Italia, di cui fa parte pure il già citato Enzo Moavero Milanesi.

Piuttosto, chiediamoci ancora: che ci fa in un governo del cambiamento e del popolo uno come Giovanni Tria, consulente della Banca Mondiale, da sempre amico e beneficiario di Silvio Berlusconi, addirittura collaboratore e amico di Renato Brunetta, non croccante, ma ampiamente bruciacchiato?

Che ci fanno in un governo come questo altri tecnici, altri non eletti, altri riposizionati?

Sugli altri e su tutti conteranno comunque i fatti, quello che faranno, quello che sapranno/potranno fare.

Vedremo.

Se sono davvero populisti, lo siano davvero ed esaltino, servano il popolo. E il popolo siano gli esclusi, gli emarginati, i diseredati, i lavoratori penalizzati, parcellizzati, precarizzati, quelli che non arrivano a fine mese, neanche a metà, gli indebitti, i poveri vecchi e nuovi, e tutte le persone a vario titolo in difficoltà.

 

 

 

 

 

 

Category: Cronaca, Politica

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