IERI SONO STATO ANCHE IO A VILLAR PEROSA, CON I MIEI PENSIERI TUTTI PER EDOARDO AGNELLI

| 13 Agosto 2018 | 0 Comments

di Giuseppe Puppo_______Villar Perosa, passata la città di Pinerolo, è un minuscolo paesino, di ville rade e isolate, poste ai due lati della strada statale che porta al Sestriere, vale a dire la più famosa località di montagna, quindi di sport invernali, di Torino e Piemonte.

Fino qualche anno fa, questo sperduto puntino sulle direttrici stradali era però famoso, almeno per gli appassionati di calcio, in particolare i tifosi della Juventus, perché appunto la Juventus, al termine del ritiro pre campionato, giocava proprio qui, nel campetto del paesino, la sua prima partita della stagione, l’ immancabile Juventus A contro Juventus B, un appuntamento consolidto, un vero e proprio evento.

Anzi, un rito.

Adesso e da molti anni ormai non è più così.

Intendiamoci, il rito si ripete, la partitella c’è, anche ieri e anzi ieri con enfasi. Ma…

Ecco, ora è un’ altra cosa.

E’ cambiato molto nel calcio globalizzato, stravolto dai troppi soldi e dai falsi ingranaggi, che l’ hanno fatto diventare fenomeno televisivo, evento di spettacolo, espropriandolo al popolo al quale apparteneva, e alla sua passione.

 

Ecco, adesso non c’è più la festa di Villar Perosa, o almeno non c’è più come prima, non è più la stessa cosa, dopo tanti tornei estivi e tante partite all’ estero, imposte dai ferrei meccanismi economici che oggi regolano il calcio fin da luglio.

Ma fino a qualche anno fa, cascasse il mondo, la Juventus giocava la prima partita della nuova stagione alla vigilia di Ferragosto, a Villar Perosa, per un giorno, anzi, per un pomeriggio, ombelico del mondo, dal momento che ne parlavano tutte le telivisioni e, il giorno dopo, tutti i giornali.

Era quello l’ unico giorno dell’ anno in cui le luci di Villar Perosa rimanevno accese fino a tardi e le sue strade diventvano affollate fino al limite degli ingorghi e delle resse, dal momento che l’ appuntamento richiamava, ovviamente, tifosi juventini provenienti da ogni dove.

Una vera e propria festa di calcio e di popolo.

Ovviamente, in questa favola, c’ era sempre e anzi c’era per primo il re. Lui, capo della famiglia reale italiana, l’ Avvocato, ovviamente..

Il rito prevedeva la sua partecipazione all’ evento direttamente dalla panchina della squadra, accanto all’ allenatore di turno.

Poi, al termine della gara, la visita negli spogliatoi e il colloquio con i calciatori.

Anche Edoardo era felice di questa festa, nella sua breve vita, prima della tragica morte avvolta ancora nel mistero, un mistero su cui io ho provato a far luce, finendo col diventare suo amico postumo, anche se mai lo conobbi di persona, sperando almeno di avergli comunque così ridato la sua dignità e la sua grandezza che gli avevano sottratto (“Ottanta metri di mistero“, Koinè, Roma, 2009; “Un giallo troppo complicato“, Tabula Fati, Chieti, 2015)

Per lui, era una favola, che lo faceva felice, come un bambino.Fu nella sua breve vita uno dei rari momenti di felicità, che si ripetevano anno dopo anno, nei tormenti dell’ inquitudine che lo divoravano.

 

Storicamente, il Pinerolese è la terra d’ origine della famiglia Agnelli, o, almeno, quella del radicamento sul territorio, e, in particolare, nel contesto, lo è Villar Perosa, dove c’è ancora quella che era la casa di famiglia, diciamo la villa principale.

La si può intravvedere liberamente dall’ alto di una specie di promontorio su cui sorge una chiesa e da dove si vedono i tetti con i caratteristici comignoli e poi, a seguire, il grandissimo giardino.

Qui Edoardo passò l’ infanzia e l’ adolescenza.

Qui, continuava ad abitare regolarmente, al di là dei suoi viaggi, oppure dei fine settimana a Villa Sole sulla collina di Torino: insomma, er questa la sua vera casa ed era a Villar Perosa il suo posto.

Beh, lo è ancora.

E’ ancora qui Edo.

Sta davanti a un’ altra salita, di giardinetti freschi e curati, al cimitero che ha il cancello chiuso, ma un’ entrata laterale con un varco aperto, nella tomba di famiglia.

Chissà se ieri, prima o dopo la partitella, qualcuno dei cinquemila tifosi juventini, di cui in vita era il pupillo, perché ne percepivano sincerità e fede, anche se i vertici societari non lo vollero mai come presidente, è andato a trovarlo da morto, ieri che il rito si è ripetuto.

Il mondo non è cascato, è solo precipitato un po’: cambiato, ma si è ripetuto. Anzi, con un’ enfasi contingente, perché era la ‘prima’ italiana per CR7.

Chissà se per lui sarebbe stata ancora una festa.

Chissà cosa avrebbe pensato e detto, lui, Edo, bogianen nel dna, degli stravolgimenti sopravvenuti in questi anni, del doping medico e finanziario, dei movimenti di capitali societari, degli ingaggi stratosferici, delle maglie d’una vita che non esistono più, delle vite da mediano che sono scomparse, dei tifosi da salotto, dei calendari spezzatino, delle scommesse, degli intrallazzi, e di tante altre cose ancora di cui l’ elenco sarebbe lunghissimo.

Chissà ieri cosa avrebbe detto a Leonardo Bonucci.

E a Cristiano Ronaldo, il fenomeno, approdato alla corte di famiglia, chissà cosa avrebbe sussurrato…

Category: Cronaca, Cultura, Eventi, Sport

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