“La mia vita sottotitolata con i versi delle poesie e delle canzoni”. CRISTINA PRENNER SI RACCONTA A leccecronaca.it

| 19 Novembre 2018 | 0 Comments

 

 

 

di Carlo Infante______

Adesso con noi c’è Carlotta, La Dea Trans. Cristina Prenner (nella foto), di Copertino, attrice della compagnia Scena Muta, aggiunge un ricordo personale, dal momento che lei la conobbe davvero: “Ho conosciuto Carlotta quando avevo circa 11 o 12 anni, credo, lei tre più di me. All’epoca giocavo nel cortile del condominio in via D’Annunzio, a Lecce, dove abitava anche una sua compagna di danza.

Lei era ancora nel suo corpicino maschile, la vedevo entrare dal cancello del cortile fra arabesque e piroette e fermarsi sulle punte dei piedi sotto la terrazza della sua amica per chiamarla. Dolce…”.

 

D.) – Cosa interpreterà?

R.) – Sono felice di essere in questo spettacolo teatrale, che debuterrà in anteprima nazionale all’ Apollo di Lecce martedì 4 dicembre. Io interpreterò una delle due amiche, che in una scena del finale le dedicano un ricordo sofferto e partecipato. Mi ha raccontato l’ autore del testo, Giuseppe Puppo, che è tutto vero, sono parole e rievocazioni da lui raccolte intervistando amiche di Carlotta in tutta Italia. Poi, sono ancor più felice del fatto che il personaggio di Carlotta sia interpretato  da una persona sensibile come Ivan Raganato, che sarà in scena Carlotta stessa, oltre a firmare la regia.

 

D.) – Cosa è per lei il Teatro?

R.) – Ho sempre amato l’arte, in tutte le sue forme.

Poesia e musica scandiscono le mie giornate come sottotitoli e colonne sonore.

Ma il teatro è, per me, la massima espressione dell’Arte, dà vita ai sentimenti più profondi, anche negativi, e li fa volare in sala come raggi fotonici.

Essere Attore è, consentitemi questa espressione, un’esperienza di maternità: lasciare che il personaggio cresca dentro di te, giorno dopo giorno, anche se tanto diverso da te, perché è altro da te, un’altra persona, e dargli vita sul palco, farlo vivere col suo essere, qualunque esso sia, meraviglioso, pessimo, allegro o doloroso, è un grande gesto d’Amore. Un gesto che fa soffrire, ma arricchisce tanto, e porta a vedere il mondo con occhi e cuore davvero aperti.

Sono arrivata a questa riflessione quando il mio Maestro Ivan Raganato, direttore artistico di Scena Muta, col cuore in mano mi affidò il ruolo di Donna Maria, una madre di provincia che, nei primi anni Ottanta, non riesce a comprendere il desiderio di suo figlio Marco di essere donna. Parlo di “Vico Salento”, una commedia dello stesso Ivan Raganato, che racconta un’umanità fragile e complicata in un’epoca piena di tabù. Le ricorda qualcosa? Magari poi torniamo sull’argomento. Ora Le vorrei dire un’altra cosa…

 

D.) – Prego, ci mancherebbe, dica pure…

R.) – Adoro interpretare personaggi maschili, sia per una sorta di ricerca sulla mia voce, per questo motivo studio anche canto, sia perché sono convinta che in ognuno di noi coesistano entrambi gli aspetti, femminile e maschile. E il mio maestro Ivan, che comprende i suoi attori con uno sguardo, mi ha accontentata più volte. Per l’aspetto non ho problemi, mi basta truccarmi ispirandomi a mio fratello e divento credibilissima! E così sono stata il padre di Peppino Impastato in una performance dedicata a lui in una giornata commemorativa alla presenza di Giovanni Impastato e del regista de “I cento passi” Marco Tullio Giordana , che coraggio, eh? Sono stata anche il Narratore/Autore ne “Gli Sposi Promessi”, e poi il Prologo madrelingua in “GRG – Romeo Giulietta e Giuliana”. Un personaggio un po’ nervoso che se la prende sempre con la sua traduttrice, ma alla fine le chiede un appuntamento. Lei non potrà mai immaginare quanto ci siamo divertite io e “la traduttrice” in quello spettacolo!

 

D.) – Immagino…Ma qual è il personaggio cui è più legata?

R.) – Nel mio cuore resta Donna Maria, insieme ad Antonia, moglie di un soldato che perde la vita durante la Grande Guerra in “La guerra di Giuseppe”, scritto e diretto da Ivan Raganato, ispirato da alcune lettere scritte dal fronte dal sergente Giuseppe Lezzi a sua moglie. Amo questo spettacolo anche perché Antonia, al termine, dedica una canzone a suo marito. Le dirò che non è facile cantare con gli occhi e la gola pieni di lacrime.

 

 

 

 

 

Category: Cultura

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