LA SERATA DI POETICO SPETTACOLO CON “Più probabile che non” DI CHIARA EVANGELISTA NELLA SUA LECCE

| 22 Aprile 2019 | 0 Comments

di Emanuela Boccassini______

Nella serata di Sabato Santo, nella sala gremita del Fondo Verri ‒ storico luogo della cultura leccese ‒ Chiara Evangelista (nella foto) ha presentato la sua seconda silloge “Più probabile che non”, iQdB edizioni di Stefano Donno.

Dopo il grande successo di ‘In medias res’, la giovanissima poetessa salentina ha stupito ancora una volta con il suo modo ‒ allegro e vivace, intelligente e profondo ‒ di fare poesia.

Nella prefazione Tomaso Kemeny, uno dei più importanti e rappresentativi poeti italiani contemporanei, scrive: “Si tratta di una scrittura che si rifiuta alla noia. Prima di sottoporre alla lente di ingrandimento il lavoro originalissimo di Evangelista, mi pare necessario citare dei precorritori italiani come Ersilia Zamponi, nelle cui filastrocche si assiste a “scarti” basati sulla trasfigurazione di una parola in un’altra per il solo mutamento di una lettera o di una sillaba”. Tecnica che si può notare nei testi di Chiara.

Che la sua poesia sia originale e mai noiosa è stato gridato a gran voce dai tre intellettuali che hanno introdotto l’autrice durante la serata: il giornalista e scrittore Raffaele Gorgoni, il direttore di leccecronaca.it, Giuseppe Puppo, e il poeta Enrico Romano. Tutti e tre concordano nell’asserire che Chiara lavori sulla parola che affina realizzando una scrittura che “suona”, che vibra toccando l’anima di chi la legge, e nella quale mano, mente e ragione sono strettamente legate.

La giovane poetessa sfugge al “poetichese”, cioè al linguaggio proprio di quasi tutti i poeti attuali. Il suo essere una 22enne le permette la “sprezzatura” delle regole stilistiche e le concede di attingere “al catasto delle parole, scegliendo anche il suo ruolo e arrivando all’essenza più profonda delle cose”.

Ciò che della scrittura di Chiara ha colpito i tre relatori è l’intensità della sua poesia che “solo apparentemente è leggera e scanzonata”. La poesia di Chiara va, infatti, letta con attenzione e curiosità, perché ciò che appare non è ciò che è realmente. A lei piace divertirsi, raccontare la vita e ciò che ci circonda con sorriso e semplicità, ma non con superficialità.

Gorgoni ha paragonato l’arte di Evangelista a quella del pittore Giorgio Morandi, il quale, attraverso la rappresentazione di oggetti umili, riesce a emozionare. Sia il pittore che la nostra poetessa ci insegnano a guardare le cose fino a vederle veramente, fino cioè a penetrarne l’essenza.

Puppo, per esplicitare il senso dei versi di Chiara, ha interpretato alcune poesie: quella che, nel film Rocky II, il protagonista compone per la moglie ricoverata in ospedale; gli emozionanti versi del canto V dell’Inferno di Dante; e ancora versi di Giuseppe Ungarettti, di Giuseppe Conte, di Tomaso Kemeny e, infine, di Aldo Palazzeschi, con le sue rime futuristiche. Nulla è scelto a caso, ma ha lo scopo di sottolineare che la poesia deve avere riferimenti letterari, suoni, metrica, ritmo, per poi trovare la propria dimensione. E Chiara lo fa, egregiamente.

I suoi componimenti, musicali e significativi, vanno letti e ascoltati perché la poetessa gioca visivamente creando ritmi sia geometrici ‒ attraverso la posizione della parola ‒ sia sonori. Concetto ben chiarito dal poeta Donato Di Poce che nella postfazione scrive: “Chiara va oltre l’ascolto e il dialogo con i segni e le parole, la sua texture poematica riesce a banchettare con le parole, riesce a valorizzare sensi e sentimenti, a decostruire l’impossibile per dare un nuovo senso alle cose, alle parole e alla poesia”.

Esempio è offerto da La proposizione Amore

A volte è un aforisma,

altre una risma di asma

che ansima per l’ansia

di una pessima grafia.

A v9olte è un periodo troppo lungo

ma non vuole il punto,

altre prende un respiro con una virgola

ma riprende la biro per un tiro ancora di favola.

E non importa se sia

esclamativa,

dichiarativa,

dubitativa…

L’amore sarà sempre una

proposizione concessiva

e mai prescrittiva.

Secondo Enrico Romano, i versi di “Più probabile che non” sono liberi, forse scevri anche dalla ricerca della metrica, ma mostrano coraggio, sensibilità e intelligenza non comuni, soprattutto per una ragazza molto giovane. Doti queste che permettono all’autrice di soffermarsi su aspetti, che, data la sua età, le dovrebbero essere oscuri. Lei, invece, non solo li percepisce nella realtà, ma li ripropone nella sua opera con intimità nuova e con contrapposizione tra essere e apparire.

La sua poesia sembra indefinita, ma non lo è. Sembra semplice, ma dietro le sue parole nasconde segreti che non tutti sono in grado di cogliere. Sembra casuale, ma ogni parola è lì dove deve lei vuole che si trovi: nulla è affidato al caso, tutto è progettato.

La poesia attraverso bellezza, contenuti e gioco deve esprimere un concetto e Chiara lo fa, benissimo. Allora vale la pena leggerla e soprattutto tenerla d’occhio…

Category: Cultura, Eventi, Libri

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