‘L’OBBROBRIO’ COMBINATO DA OPEN FIBER, SENZA CONTROLLO DELL’ AMMINISTRAZIONE COMUNALE

| 6 Luglio 2019 | 3 Comments

Riceviamo e volentieri pubblichiamo. Il presidente dell’ associazione Sportello dei Diritti Giovanni D’Agata ci manda il seguente comunicato______

Lavori per la fibra a Lecce. Dopo le strade dissestate l’obbrobrio dei palazzi del centro: fili attaccati sulle facciate e il duro colpo al decoro urbano. Lo “Sportello dei Diritti”: intervenga l’assessorato alle opere pubbliche prima che si compia definitivamente lo scempio

 

Da mesi la città di Lecce è letteralmente in balìa dei cantieri per la “fibra” e mentre lentamente si cerca di tornare alla normalità, nonostante le strade letteralmente martoriate da queste permanenti opere che si pensava non dovessero lasciare alcun segno indelebile sulle vie cittadine, circostanza questa visibilmente disattesa, le ditte incaricate stanno passando agli immobili. E lo scempio o forse l’obbrobrio si sta compiendo proprio in questi giorni, com’é possibile verificare dalle fotografie inviateci attraverso le segnalazioni di proprietari e cittadini indignati dalle soluzioni attuate, che ove ritenute definitive, daranno un duro colpo al decoro urbano dei palazzi cittadini, alcuni di pregevole valore architettonico, le cui facciate sono preda dei cavi e relative “cassette” che anziché canalizzati sul suolo pubblico tessono uno spettacolo non edificante per una città il cui centro dovrebbe essere sempre vocato alla bellezza.

Non vi è dubbio, quindi, per Giovanni D’Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”che si fa portavoce delle legittime preoccupazioni dei cittadini proprietari degli immobili interessati, ma anche dei tanti che hanno a cuore la città, che occorra un intervento dell’assessorato cittadino alle opere pubbliche e all’innovazione, affinché diffidi prontamente le ditte esecutrici dei lavori a porre immediato rimedio a quanto si sta realizzando e ad evitare che si compia definitivamente lo spettacolo non edificante che stiamo assistendo sui palazzi cittadini.

 

Category: Cronaca, Riceviamo e volentieri pubblichiamo

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Comments (3)

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  1. Andrea Guido, Di - Fdi - tramite mail ha detto:

    Open Fiber, la società che sta effettuando in città i lavori per la banda ultra larga, ha lasciato un disastro ad ogni suo passaggio. Non ne ha fatta una buona: ha sbagliato nel ripristino della segnaletica orizzontale e ha rattoppato in malo modo ogni traccia, mettendo a rischio il defluire delle acque dalle strade.
    Gli assessori al ramo dell’Amministrazione Comunale cosa fanno? Ho l’impressione che neanche se ne siano accorti. Proprio qualche giorno fa, infatti, Alessandro Delli Noci ha annunciato un’estensione dell’infrastruttura nei quartieri più periferici della città. Come se già non bastassero i danni subiti finora. I rattoppi, infatti, hanno praticamente modificato le pendenza delle strade, con molta difficoltà per il defluire dell’acqua. Mentre l’assessore al Traffico, Marco De Matteis, dal canto suo, probabilmente non avrà ancora notato che dove è passato il cantiere della Open Fiber, molte strisce bianche o strisce delimitanti gli stalli per disabili e gli spazi destinati al carico e scarico, miracolosamente sono diventate blu, con gravi disagi per i cittadini.

  2. Andrea Guido, Di - Fdi - tramite mail ha detto:

    lavori di ripristino del piano stradale a cura di Open Fibra non rispettano né il Decreto Ministeriale (dicastero della Sviluppo Economico) del 01/10/2013 – Specifiche tecniche delle operazioni di scavo e ripristino per la posa di infrastrutture digitali nelle infrastrutture stradali – né il Regolamento comunale per la manomissione del suolo pubblico di cui alla Deliberazione di Consiglio n.60 del 2014.

    La configurazione finale del piano viabile a seguito del ripristino non deve presentare alcun dislivello, sia in direzione longitudinale sia in direzione trasversale, rispetto alla configurazione originaria. A stabilirlo è proprio il decreto citato. Anche l’estetica della strada dovrebbe essere salvaguardata, visto che le modalità di ripristino devono essere fatte con i medesimi materiali.
    Lo stesso decreto ministeriale sancisce anche che, al fine di ridurre complessivamente i disagi alla circolazione stradale derivanti da interventi ripetuti sulla sede stradale, nonché di ridurre tempi e costi per la posa delle infrastrutture digitali, la programmazione dei relativi lavori di installazione deve avvenire preferibilmente in coordinamento con gli eventuali interventi di lavori stradali programmati dall’Ente gestore della strada, questo passaggio, a quanto pare, non è stato preso in considerazione da nessuno a Palazzo Carafa.

    La fascia di ripristino in ambito urbano deve essere pari a tre volte la larghezza dello scavo e non mi pare assolutamente che a Lecce sia stata rispettata quest’altra prescrizione del decreto. Ma ciò che più mi lascia perplesso è che, chi ha il dovere di controllare i lavori, assessorato ai LL.PP. in primis, non ha probabilmente neanche controllato il proprio Regolamento comunale del 2014.
    La norma comunale, infatti, prevede che il ripristino delle strade debba essere esteso all’intera carreggiata per tutto il tratto interessato dalla manomissione, in caso si scavi longitudinali, mentre il manto di usura deve essere esteso per una lunghezza di mt 2,5 per ogni lato dello scavo su tutta la larghezza della sezione stradale, in caso di attraversamento trasversale; e in caso di scavi trasversali ravvicinati, addirittura, l’ultimo strato della pavimentazione stradale deve essere esteso a tutta la tratta interessata. Prescrizioni, queste, che, in caso di strade aventi carreggiata di larghezza superiore a mt 5 sono anche più meticolose.

    In ogni caso, a mio parere, in questa occasione è stata favorita la ditta Open Fiber. Il Decreto Ministeriale citato, infatti, prevede un ripristino di almeno cm 50 per ogni ogni taglio trasversale, salvo la richiesta del Comune di estenderla a mt 1 – cosa che, a quanto pare, non è stata fatta. Né è stato preso nella giusta considerazione il Regolamento comunale che, addirittura di mt ne prevede 2,5. Mi sono preso la briga di misurare lo strato superficiale di asfalto posato dalla ditta in questi casi ed esso non mi risulta più largo di 50 cm. Ciò, probabilmente, grazie ad una convenzione che agevola senza dubbio la ditta e non garantisce adeguatamente, invece, le prerogative della città.

    Ultima nota dolente di questa vicenda, per quanto mi riguarda, è la comprensione dei criteri che hanno portato alla selezione dei direttori dei lavori esterni incaricati dalla stessa ditta appaltatrice.
    Non mi è chiaro come mai la scelta sia ricaduta su due tecnici apparentemente molto vicini all’assessore Delli Noci, e di cui uno, in particolare, durante le scorse amministrative della città di Lequile, risultava candidato a sostegno della coalizione di centro sinistra, anch’essa espressione dell’entourage dello stesso vice sindaco leccese.

  3. Andrea Guido, Di - Fdi - tramite mail ha detto:

    CITTÀ NEL CAOS, MA IL COMUNE CONTINUA A FARE GLI INTERESSI DI OPEN FIBER

    Le condizioni delle strade sono sotto gli occhi di tutti, così come sono sotto gli occhi di tutti le conseguenze che i lavori stanno comportando sulla circolazione e sulla qualità della vita dei leccesi. Questi sono fatti oggettivi che vanno oltre ogni ragionamento, ogni confronto di tipo tecnico e ogni verifica da parte del sottoscritto.

    Open Fiber, che si affanna a difendere l’operato suo e del Comune, sorvola con disinvoltura sui disagi che sta arrecando alla città di Lecce e che non credo siano contemplati e ammessi da decreti ministeriali e regolamenti di sorta. In questo contesto c’è un aspetto, cruciale, che non deve sfuggire. Open Fiber si muove con una logica di tipo privato e quindi è tendenzialmente orientata al profitto, pur essendo una società a capitale pubblico.
    Questo significa che sulla questione dei ripristini, esemplare in questo senso, ha fatto scelte finalizzate a ricavare le migliori condizioni possibili in termini di servizio reso e costo dello stesso.
    Il decreto cosiddetto “scavi”, che è nato per superare i regolamenti comunali generalmente penalizzanti per i soggetti affidatari, dice all’art. 8 che la fascia di ripristino in ambito urbano è pari a tre volte la larghezza dello scavo e comunque in tutti i casi non inferiore a 50 cm. Per fortuna, però, la convenzione stipulata tra Comune e Open Fiber all’art. 14 obbliga (a questo punto, obbligherebbe) quest’ultima, in caso di scavo di tipo tradizionale, a realizzare una fascia addirittura di 1 metro per ogni lato dello scavo stesso. Quindi, il Comune poteva esigere il rispetto della convenzione e non lo ha fatto. Poteva fare fino in fondo gli interessi dei leccesi e invece ha fatto quelli del privato (come nel caso di un quartiere della città in cui Open Fiber ha eseguito l’intervento, ha smontato la segnaletica e non ha eseguito i ripristini, senza che da Palazzo Carafa qualcuno abbia mosso un dito).
    Una scelta inspiegabile in una città come Lecce, dove i livelli di decoro urbano dovrebbero essere molto alti e dove il contesto di città d’arte impone scelte che non siano di tipo compromissorio o addirittura penalizzanti per la città stessa.

    Per quanto riguarda invece gli affidamenti sulla direzione dei lavori, prendo atto del fatto che “service esterni” abbiano selezionato i professionisti. Ma evidentemente non può bastare. Chi sarebbero questi service? In che modo è stata fatta la selezione? Ne è stata data evidenza pubblica? Sono interrogativi che rivolgo a Open Fiber e all’assessore alla Trasparenza del Comune di Lecce e che esigono una risposta, in considerazione di una esecuzione dei lavori estremamente problematica e insoddisfacente e anche dei dubbi su eventuali criteri politici alla base delle nomine.

    Ovviamente, visto che sono state minacciate iniziative di tipo legale nei miei confronti, attendo con serenità la querela. Anzi, potrà essere l’occasione per un confronto con Oper Fiber direttamente in procura e per avere finalmente le spiegazioni che la città attende.

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