IL MEZZO NON E’ PIU’ IL MESSAGGIO

| 1 Gennaio 2020 | 0 Comments

(g.p.)______Il lavoro che non c’è. Il Sud che ha un divario con il Nord che penalizza entrambi. Ci sono le disuguaglianze sociali. Però occorre “coesione”. Ci va fiducia. Serve speranza.

Ieri sera è andato in onda a reti unificate il tradizionale “messaggio” televisivo di fine anno del Capo dello Stato. Sergio Mattarella ha dato il peggio di sé in quel quarto d’ora di celebrità, alla fiera della banalità più assoluta.

Robe in astratto cosmico, come l’astronauta italiano che ha citato, a tal punto di ovvietà, che potrebbero sottoscriverle tutti, in teoria, ma che nell’insieme non significano proprio niente, checché da ieri sera in molti si stiano esercitando a cercare di cavarne qualcosa, fatica improba quanto sterile.

Esercizi di stile di retorica fine a sè stessa, senza fondamenta, senza indicazioni, senza nulla.

Oramai ogni volta è così, e ogni volta anzi è peggio.

Ma almeno non chiamatelo più “messaggio”.

I messaggi alla Nazione hanno un altro spessore, mostrano contenuti importanti, vengono da personalità politiche autentiche, non da arbitri falsamente imparziali, o da notai che per giunta rifuggono dalle proprie attestazioni, e dalle proprie responsabilità.

Chiamiamoli auguri, ecco. Si fanno tutti gli auguri per l’anno che verrà, bene, bene, a maggior ragione li può fare, come tutti e prima di tutti, visto il rispetto istituzionale che gli compete, il presidente della Repubblica.

Però il prossimo anno, stando così le cose, per favore ci siano a reti unificate gli auguri agli Italiani del Capo dello Stato, e basta. I messaggi sono un’altra cosa.

 

 

 

Category: Cronaca, Politica

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