LECCECRONACHE / QUELLA CREMAZZA GIALLA CHE NON SAI

| 20 Marzo 2020 | 0 Comments

di Raffaele Polo______

Sì, lo confesso: sono andato a comprare le zeppole di san Giuseppe, in barba a divieti e consigli, le ho inserite in una generica idea di ‘fare la spesa’ e ne ho acquistate sei, tre fritte e tre al forno.

Che volete, il profumo, la forma e il corollario della crema che deborda mi accompagnano da oltre mezzo secolo, anche se da ragazzo le zeppole venivano aspramente criticate dai miei genitori.

“Quella cremazza gialla, non sai cosa ci mettono!” diceva mio padre.

“E poi sono fritte con chissà quale grasso, non si digeriscono!” aggiungeva mia madre.  E io facevo finta di essere d’accordo con loro, anche se dentro di me anelavo alla loro consumazione.

I miei, come un po’ tutti i genitori di un tempo, avevano idee particolari su tutto ciò che piaceva ai ragazzi che, come me, si avvicinavano all’adolescenza.

Le fragole  “Fanno venire l’orticaria!” diceva mio padre.

Le nespole “Hanno il nocciolo velenoso” e mia madre non le comprava.

I fichi d’India, per carità, non bevete vino quando li mangiate e il melone no, no che ti fa bagnare le lenzuola. Le ciliegie sono lassative, se le vuoi, solo cotte…e i gelsi portano infezioni. Non parliamo poi delle cozze e dei ricci, neppure da nominarli.

Insomma, tutto quello che era più buono, veniva censurato in qualche modo. E, in noi, si acuiva quell’idea della trasgressione alimentare che sperimentavamo a scuola, scambiando i panini con i compagni che reputavamo più fortunati e venivano ‘dal paese’, ovvero dall’hinterland leccese.

I loro panini erano meravigliosi, soprattutto l’inverno: col salame piccante o la ricotta forte, con gli alici e la mortadella che da noi si chiamava ‘porchetta’ e che era il non plus ultra con la provola, altro formaggio accuratamente evitato a casa mia dove solo il Galbanino, la Soresina e i formaggini Bel Paese erano tollerati…

Se poi capitava il panino col tonno, svizzero e capperini, raggiungevamo il top.  L’incredibile era che i nostri compagni di San Cesario, Monteroni, Lequile e San Cesario sembravano gradire moltissimo i nostri anemici panini col prosciutto cotto o la marmellata. Mistero dell’Umanità!

Le zeppole, appena in grado di gestirci da soli, le abbiamo gustate in buon numero al bar, alternandole coi ‘krapfen’ che, però, erano banditi in quanto fritti e con la cremazza gialla che chissà cosa ci mettono dentro.

Chi l’avrebbe detto che, ormai anziano e disincantato, avrei rischiato la morte (il Coronavirus non scherza), indossando mascherina, guanti e facendo mezz’ora di fila per conquistare le tradizionali leccornie di san Giuseppe?   E le ho comprate fritte e al forno, con la crema di pistacchi e all’amarena, nonché con la tradizionale ‘cremazza’ gialla.

Sic transit gloria mundi!______

LA RICERCA nel nostro articolo di ieri, che ha in coda i link precedenti

LECCECRONACHE / ASPETTANDO UN SI’ DA IRINA

Category: Cultura

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