LECCECRONACHE / L’ALBERO, IL LIBRO E LA ‘PARMIGGIANA’

| 7 Aprile 2020 | 0 Comments

di Raffaele Polo______

Sì, sono quello che, in tempi non sospetti, così sintetizzava tutti i suoi desideri: ‘Un albero, un libro e, se possibile, lo stanato di parmiggiana’.  Era un modo scherzoso per dire la verità. Facendo sorridere e mescolando  i desideri dell’anima (la quiete sotto l’albero, la lettura) con quelli del corpo (da sempre simboleggiati, per me, dalla parmiggiana, rigorosamente con due ‘g’).

Incredibilmente, adesso, sono a registrare l’esaudimento di questa mia esistenza ottimale.

Ho, infatti, fuori in giardino, due alberi diversi da scegliere: un ulivo, salvato miracolosamente dalla xylella ed un mandorlo. Posso addirittura scegliere. I libri ci sono e la parmiggiana non manca, alternata anzi ad altri piatti che la forzata cattività da Coronavirus spinge a confezionare: pizze, focacce, pasta al forno, cannelloni, la pasta ‘ncasciata’ con la ricetta di Adelina (non vi piace Montalbano? Peccato….).

 

Ora, in teoria, dovrei ringraziare Dio che i media contemporanei ci propongono con un plausibile Morgan Freeman mentre io sento più vicino alla ‘mia’ idea quello che assolve Totò nel film ‘I  re di Roma’ e lo manda in paradiso perché ha vissuto decenni come impiegato statale.

Dicevo, dovrei ringraziare il Padreterno perché ha esaudito, praticamente subito, il mio desiderio. Magari, come in ‘Natale in casa Cupiello’, potremmo aggiungere ‘però, con qualche malattia’, proprio per considerare che non si può avere tutto perfetto al cento per cento. C’è anche la malattia, anzi la pandemia…

Un quadro perfetto, insomma. E com’è che non sono contento?

È perché l’Uomo non si accontenta mai, ha una cosa e ne vuole un’altra, è perennemente insoddisfatto, se la prende sempre e solo col fato avverso e non si accorge che, tutto sommato, non dovrebbe mai lamentarsi di quello che ha. Perché la realizzazione dei propri desideri è quasi sempre una cocente delusione.

Pensate: chi non esprimerebbe il desiderio di non morire mai?  Eppure, vivere per secoli e secoli, vedere tutte le disgrazie del mondo, partecipare alla morte di tutti gli altri esseri umani, mi pare una terribile condanna, proprio quella voluta per l’Ebreo Errante (a proposito, vi consiglio una lettura per questo periodo: L’amante senza fissa dimora, di Fruttero e Lucentini. Leggetelo e capirete perché..).

Perciò, anche oggi sono sotto il mio albero, con un libro in mano e sento il profumo della cucina che si diffonde per la casa.

Ma non sono felice, aspiro a quei momenti che, fino a qualche tempo fa, mi facevano sospirare e desiderare l’albero, il libro, la parmiggiana…

Forse mi mancate voi, amici miei.

Category: Cronaca, Cultura

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