LECCECRONACHE / AL SUPERMARKET, UNA BOTTA DI VITA

| 16 Aprile 2020 | 0 Comments

di Raffaele Polo______

Armato di tutto punto, ovvero con mascherina, guanti, tre autocertificazioni con itinerari diversi, eccomi pronto ad arrivare al supermercato per ‘fare la spesa’. In realtà, a casa abbiamo tutto, addirittura i congelatori dei frigoriferi non hanno più spazio ricettivo, ma questa è l’ultima, l’unica possibilità, diciamo l’unico diversivo per l’altrimenti monotona vita del pensionato ai tempi del Coronavirus.

Che poi, diciamocela tutta, chi è in quiescenza (vedete che bel termine da utilizzare, anziché l’umile ‘pensione’, che esprime uno status di nessun conto e considerazione) non soffre più di tanto, in quarantena. Già non usciva più per andare al lavoro, stava sempre ore davanti al televisore oppure giocava col telefonino o faceva le parole incrociate. Come adesso, pensava a ‘cosa si mangia oggi?’ ed era infastidito se doveva vestirsi per uscire. ‘Dove vado?’ chiedeva annoiato. E, appena possibile, si chiudeva nel bar a leggere il giornale.

 

Insomma, le restrizioni ci fanno un baffo. Solo la domenica, non possiamo andare al cinema.   Pensare che avevamo anche la tessera a prezzo speciale per dieci ingressi che scade a maggio: chissà se ce la prorogano.

‘Stavolta, però, abbiamo la possibilità di essere ‘utili alla causa’: abbiamo una lunga lista di cose da comprare, dal latte alla verdura, passando per la frutta, il lievito, la farina, vedi le mozzarelle, uova…Le tre autocertificazioni ci servono nell’eventualità di dover fare il ‘giro’ dei supermercati, come ai bei tempi, a inseguire offerte e sconti, nella illusione finale di aver risparmiato al massimo cinquanta centesimi… (che sono un po’ le vecchie mille lire: come cambia il tempo…)

 

Non ci ferma nessuno, per controllare chi siamo, dove andiamo, sì ma quanti siete, arriviamo al primo supermercato che ci sono quattro persone in attesa. L’addetto, con gesto annoiato, ci fa cenno di entrare, troviamo tutto negli scaffali, ad eccezione del lievito e della farina, finiamo subito e paghiamo. Alla cassa noto uno sguardo che mi scruta da dietro la mascherina. ‘Stai benissimo, anche con la mascherina. Sembri una baiadera’ dico ad una vecchia conoscenza, nota per la sua vanità. E la rendo felice.

Visto che è presto, passiamo dall’altro market: anche qui poche persone, troviamo addirittura la farina in tutte le qualità (zero, doppio zero, semola, grano Senatore Cappelli) e il lievito per dolci. Una voce maschile, da dietro la mascherina, mi saluta: ‘Tutto bene?’ mi chiede. ‘Ca certu!’ rispondo, ironico.

E passo dal terzo supermercato, questo è deserto, sta per chiudere, ma la padrona mi fa cenno di passare: qui trovo anche il lievito per pizze e la birra che piace a me (la Moretti, va bene? Mi piace la Moretti…)

Torno a casa e, per dare un senso alla mia escursione, narro di file interminabili, di attese lunghe e noiose, di strade deserte e panorami angoscianti, di controlli severissimi.

Dentro di me penso che, domani, a Dio piacendo, uscirò di nuovo….

Category: Cronaca, Cultura

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