LA RIFLESSIONE / ELOGIO DEGLI IMPERDONABILI

| 5 Dicembre 2020 | 0 Comments

di Mariangela Rosato______

Chi sono oggi gli imperdonabili? Selezionare un nome specifico tra la fiumana di sedicenti intellettuali, chi più chi meno politicamente corretto, sembra essere impresa ardua in un contesto che impone regole non scritte tendenti ad una reale, seppur indiretta, forma di censura.

Eppure, numerose sono state le idee che negli ultimi anni si sono macchiate del marchio dell’imperdonabilità.

Per esempio, quella di proporre insolite iniziative in un contesto – quello della Rai – ahimè poco avanguardista. Un approccio che sembra tuttora continuare e che non poteva di certo promuovere l’idea di far irrompere nelle dirette di alcuni programmi televisivi un “commando” composto da uno scrittore, un musicista e un attore che trasvestiti da terroristi della lettura, avrebbero letto per tre minuti la pagina di un classico.

Lanciando un appello alla cultura del libro, la proposta aveva tutti i connotati dell’imperdonabilità e si inseriva in un circolo di idee nuove che il mainstream corrente offusca prediligendo spesso un’assordante mediocrità. Un approccio sostenuto da un certo tipo di televisione il cui fine sembra quello di educarci a divenire esseri omologati ad un certo tipo di pensiero, ad un certo tipo di idee, ad un certo tipo di realtà con la conseguenza che le problematiche reali del nostro paese diventano sempre più tabù, mentre l’incultura dilaga.

 

Gli imperdonabili della storia erano personaggi controversi che rappresentavano un destino di grandezza. Tra di loro c’erano anche la imperdonabile Simon Weil, Hannah Arendt, Maria Zambrano e Cristina Campo. E gli imperdonabili Filippo Tommaso Marinetti, Leo Longanesi, Ezra Pound, Pier Paolo Pasolini, solo per fare qualche altro nome rimasto indelebile che seppe guardare al futuro.

 

Donne e uomini che chissà cosa avrebbero pensato del nostro tempo in cui la virtualità, nonostante la sua inconsistenza materiale, si muove con la realtà diventando il suo alter-ego e spesso sostituendosi ad essa impedendoci di capire quale sia il confine tra lo schermo e noi.

Un processo di trasformazione sociale che aumenta i dubbi sul futuro della cultura europea dove quello che prevale è una visione tutta incentrata sul presente. Una conferma prorompente dell’Hic et nunc che se da una parte ci permette di vivere il nostro tempo senza rimuginio, dall’altra rende le fondamenta instabili consegnandoci  un futuro sempre più indefinito.

 

In questo processo di evoluzione anche il concetto di identità risulta soggetto a mutamenti, nonché ad una forma di ibridazione attraverso la quale l’identità stessa si abbandona a mutevolezze e fusioni che arricchiscono il soggetto rendendolo persona multipla e capace di adattarsi a contesti differenti da quello di appartenenza.

Allo stesso tempo non si può non constatare che le identità siano soggette ad una forma di globalizzazione che spesso mira alla monotonia ed all’imposizione dell’uniformità tramite forme di assimilazione ad un unico pensiero.

Si dovrebbe raggiungere, pertanto, un punto mediano in cui l’identità sia capace di evolversi accogliendo aspetti a lei differenti e mantenendo la conoscenza della sua interiorità. Un processo di ibridazione che unendosi con chi è altro da sé non crea assimilazione, ma piuttosto un soggetto terzo in cui le caratteristiche dell’uno camminano e si incontrano con quelle dell’altro.

E chissà cosa avrebbero detto gli Imperdonabili del passato di fronte al “virage autoritaire” in cui l’Europa, suo malgrado, sta insabbiandosi. Chissà cosa avrebbe detto il Baudolino di Umberto Eco e quali consigli avrebbe dato ai nostri governanti. Si sarebbe di certo inventato qualcuna delle sue trovate per salvare l’insalvabile risparmiandoci di vivere un processo di lento sconfinamento verso la limitazione delle libertà. Oppure, avrebbe lui stesso contribuito ad escogitare pretesti per legittimare l’entrata a piccoli passi in una nuova era di relazioni umane, di scambi, di libertà di movimento.

 

Intanto, aumentano le politiche di stampo autoritario anche da parte di paesi come la Francia patria dei diritti umani e, al contempo, acquisiscono forme sempre più definite immagini che tempo fa avrebbero semplicemente occupato il posto della distopia letteraria.

 

In questo clima di instabilità c’è da chiedersi quale sia lo spazio riconosciuto alle giovani leve che, additate come i propagatori della pandemia, sono tra i gruppi più colpiti da questo stravolgimento sociale. Le prospettive si riducono lasciando spazio ad una precarietà non soltanto economica, ma anche relazionale. Una crisi che, in accordo con la sua stessa ragione etimologica, può diventare generatrice di idee innovative e di slanci teorici. Forme di innovazione e cambiamento, infatti, si sviluppano in sordina e in luoghi nascosti dove gli imperdonabili del passato hanno lasciato tracce, resti della loro grandezza destinati a ritornare nuovamente in circolo e ad inaugurare una nuova generazione di “giovani imperdonabili” che non potrà più passare inosservata.

 

Category: Cultura

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