IL REGALO DI NATALE DELL’AMMINISTRAZIONE COMUNALE AI CITTADINI DI SANTA ROSA. IL PRESIDENTE DELL’ASSOCIAZIONE DEL QUARTIERE PIERLUIGI CAIULO: “Vedere la fontana così è un’offesa a tutti i residenti”

| 26 Dicembre 2020 | 1 Comment

(g.p.)______E’ passato un altro Natale, invano. Uno in più, uno in meno, su scala pluridecennale, in fondo cosa importa?

Però questo lascia l’amaro in bocca: ha il sapore della beffa.

Come bambini ai quali hanno promesso da mesi un regalo di Natale, che attendevano con trepidazione, come si aspetta una gioia, un simbolo di speranza, una promessa di riscatto, così si sentono a Santa Rosa, come quelli che hanno avuto invece solo cenere e carboni.

 

Nella fattispecie, polvere, polvere che striscia sulla terra, per le vie e i giardinetti sgarrupati che stanno di lato a piazza Indipendenza; un distributore di acqua minerale sconquassato dall’incuria del tempo e degli uomini, un canestro da basket divelto e arrugginito; poco lontano il murale per Carmelo Bene che cade a pezzi, nella prigione di transenne che delimitano calcinacci, erbacce e detriti; tante scritte idiote sulle pareti dei palazzi; una cabina del telefono che è passata attraverso i decenni al nuovo secolo e al nuovo millennio, e ora se ne sta a porte aperte, spalancate sul niente.

 

Degrado che il “cantiere” della fontana  aumenta a dismisura.

Non l’avessero nemmeno aperto, sarebbe stato meglio.

Ci sono le recinzioni tutto intorno, in cui l’arancione evoca suggestioni non piacevoli, di emergenza, di problemi, di ricordi di aree infette, dei resti abbandonati di un bombardamento, di un terremoto.

 

Dentro, non c’è nessuno.

Da cinque mesi, da quando in teoria sono iniziati i lavori, raramente dentro e fuori si è visto anima viva.

 

Così, a Santa Rosa c’è un nuovo monumento al degrado: il cantiere che dovrebbe riqualificare la fontana, storica ed emblematica, un simbolo di speranza di riscatto, risuscitato all’occorrenza, e poi subito di nuovo tradito.

 

Un cantiere in movimento, con gli operai che fanno su e giù, con i mezzi meccanici, con i suoni, i rumori e i profumi, pure con i vecchi che sostano intorno commentando l’esecuzione dei lavori, fa simpatia, genera attesa e fiducia.

Un cantiere fermo e abbandonato, senza nessuno e senza niente, lasciato là inerte, dietro le barriere protettive del nulla, fa desolazione, genera ansia e sfiducia.

 

Eppure, retaggio delle precedenti amministrazioni, recuperati da fondi ministeriali, i soldi c’erano già pronti e stanziati. I lavori non erano stati mai avviati, ma almeno i soldi c’erano, con la precisa destinazione d’uso.

 

Quando è cominciata quella dell’attuale sindaco, la prima, che della riqualificazione delle periferie aveva fatto una parola d’ordine, si rimisero a ristudiare i progetti. Quelli che avevano presentato prima di essere eletti, che ridefinirono dopo essere stati eletti. I progetti.

 

I fondi necessari al bisogno, almeno per riaprire la fontana, lievitarono e studiando le carte non è chiaro se bastano 90.000 euro, o ne occorrono 150.000.

Comunque sia, un’enormità.

Ma pazienza, almeno zampillasse di nuovo l’acqua metafora di vita…

Niente…

 

Poi, con la seconda attuale adesso in carica, hanno rifatto i progetti, sulla carta; e, come inveterato costume loro, i problemi li hanno affrontati ancora una volta con i comunicati stampa, sempre sulla carta, e, sempre e solamente sulla carta, li hanno risolti con la propaganda.

 

La dolce estate era appena iniziata, come la campagna elettorale per le elezioni regionali.

L’assessore competente di allora, cinque mesi fa, più pensando a Bari, dove era in programma che approdasse, che non a Lecce, il 28 luglio sparò una raffica di comunicati, esplose una serie di interviste, e sappiatelo – disse – abbiamo iniziato i lavori, perché si tratta “di restituire un pezzo di memoria a tutti i cittadini che vivono quotidianamente il quartiere…C’è un forte valore simbolico in questo intervento, perché dopo molti anni di abbandono e incuria, questo quartiere, simbolo dell’urbanistica residenziale degli anni Cinquanta, si riappropria di un elemento che non è solo architettonico ma anche sociale e identificativo di un’intera comunità”. Così, si riappropria, modo indicativo, tempo presente, egli disse, così parlò Zarathustra aspirante consigliere regionale.

 

Fine dei lavori, con tanto di impegno scritto sul tabellone esposto: 25 dicembre 2020.

 

Cinque mesi per ridare acqua ad una fontana già esistente, magari restaurandola pure appena un po’? Ma sì, anche se in cinque mesi in Cina costruiscono una città, e negli Stati Uniti costruiscono un grattacielo, in cinque mesi, pazienza, va bene così, va benissimo così, pensarono più o meno tutti a Santa Rosa: almeno a Natale avremo un regalo di speranza, un auspicio di rinascita.

Invece…

 

E’ passato un altro Natale, invano. Uno in più, uno in meno, su scala pluridecennale, in fondo cosa importa?

 

Ma di cosa si sono riappropriati in questo quartiere?

 

Nelle foto, scattate ieri, si può apprezzare cosa è successo, anzi, per meglio dire, che cosa non è successo, in questi cinque mesi.

 

“Il quartiere non ha bisogno di promesse, ma solo di fatti concreti”, mi dice Giuseppe Schiraldi, amministratore del seguitissimo e partecipato gruppo Facebook  ‘Santa Rosa una grande storia d’amore’, asciutto, lucido e determinato, senza indulgere alle recriminazioni, o alle polemiche, bensì guardando avanti: “Abbiamo costituito nel frattempo una Associazione di Promozione Sociale e  vigileremo affinché il rione ritorni a splendere di luce propria. Voglio ringraziare il Presidente Pierluigi Caiulo e i Soci Fondatori Gianni Micalella, Antonio Miloro, Maria Rosaria Dino Guida, Gianna De Razza, Ornella Paiano, Rita Scrimieri, Massimo Paiano e Giuseppe Montefiore che hanno creduto in questo progetto”.

 

Pierluigi Caiulo, il presidente dell’associazione, è più duro, su quanto successo, ma non meno  lucido e determinato: “Santa Rosa è la nostra casa, la nostra anima e sebbene negli ultimi anni sia stata oggetto di abbandono e degrado, non possiamo più tollerarlo. La fontana è il simbolo del nostro rione e vederla ancora ingabbiata, dopo mesi di inoperosità da parte dell’azienda responsabile della ristrutturazione, è un’offesa a tutti i residenti.

Comunque sia RIONE SANTA ROSA APS ha in cantiere vari progetti per sensibilizzare il tessuto socioeconomico del territorio e renderlo più attrattivo per i ragazzi. La risposta di tanti soci sostenitori che in queste ultime settimane ci hanno dato fiducia, ci consente di proseguire con maggior vigore il confronto con l’amministrazione comunale per concretizzare le nostre idee”.

 

L’amministrazione comunale, presidente? Quale amministrazione comunale?!?

Il pessimismo della ragione si contrappone all’ottimismo della volontà: verrà un’altra estate, che poi sarà di nuovo inverno, e Pasqua e Ferragosto, e chissà con quale amministrazione comunale ci sarà un confronto serio.

Intanto è tempo, questo, che il cuore oppresso s’agita, revoca in dubbio quel che fu reale,
e aspetta non una fiaba, non un’ apparizione vana, ma un regalo.

Aspetta che passi anche questo inverno. Che passi la vita.

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Category: Cronaca, Politica

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Comments (1)

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  1. Leo Ciccardi ha detto:

    Bella iniziativa, purtroppo anche al rione San Pio vi sono situazioni di atavico degrado urbano. Tuttavia eravamo fiduciosi nel cambiamento ma, a tutto oggi manca!

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