ARTISTI SALENTINI / ITALO TRICARICO

| 2 Febbraio 2021 | 0 Comments

di Raffaele Polo______

Era una sorta di appuntamento non scritto: ma, ogni volta che ci trovavamo a Gallipoli, dovevamo soffermarci al suo studio-negozio, proprio di fronte al Duomo, quello che scherzosamente definivamo ‘la pinacoteca di Dio’, perché la chiesa di Sant’Agata a Gallipoli è un vero e proprio contenitore di quadri, di tutte la dimensioni: sono in bellavista anche sul soffitto, creano un effetto unico, impensabile se si guarda da fuori la solenne facciata, costretta da una via non propriamente larga a nascondere il prospetto…

 

Con Italo Tricarico ci soffermavamo sulla soglia del suo coloratissimo laboratorio, proprio di fronte alla Chiesa, meta continua dei turisti che, incuriositi, molto spesso lo confondevano con uno di quei negozietti che vendono gli orribili souvenir di plastica….

 

No, per carità, si capiva subito che le creazioni, i dipinti di Italo erano di un altro pianeta, rappresentavano un mondo incredibilmente ricco di storia, fantasia e colore. E parevano quasi essere in disaccordo con il loro artefice, sempre calmo, sorridente e gentile, una perla rara in quell’affannoso e multicolore andirivieni promiscuo che è il centro di Gallipoli, soprattutto l’estate.

Ma il genio, l’Arte, il Messaggio, si intuivano subito, balzavano evidenti e ricchi di seduzioni, affascinavano proprio come le figure coloratissime che Tricarico esponeva con studiata trascuratezza, quasi a voler lasciare al visitatore il piacere della scoperta.

I colori, soprattutto. In una inimitabile scelta cromatica, il nostro bravo Italo riusciva a inserire tutte le caratteristiche peculiari della Terra che era divenuta la sua terra (era ligure di nascita, ma di padre e sangue salentino), e della quale amava decantare le bellezze.

Ci sono, allora, i colori forti e decisi che richiamano le danze popolari, la veemenza e la passione, una vita piena di pericoli ma anche di meravigliose rivelazioni. E poi le sfumature presenti nelle nostre campagne, povere di tutto ma autorevoli costruttrici di paesaggi infuocati e riarsi, pronti a commutarsi con la dolcezza dell’imbrunire.  E anche i semplici oggetti della vita di tutti i giorni, inseriti senza parere nelle sue imaginifiche produzioni, paiono vivere di spirito proprio, comunicando un vibrante significato che travalica il piano della tela su cui sono costretti…E le figure, poi: Cupris, Astarte, direbbe il viandante letterato, facendosi affascinare da quelle donne dai movimenti sinuosi che paiono emergere dalla pesante aria estiva della città jonica.

 

Poi, con un sorriso, un abbraccio, un ‘arrivederci a presto’ lasciavamo quel mondo meraviglioso, quelle immagini piacevoli e alternative del grigiore della quotidianità. No, non ci soffermavamo ancora nella Cattedrale. Ci pareva disdicevole, dopo le immagini e i colori di Tricarico, un sia pur involontario confronto con la ‘pinacoteca di Dio’.

Adesso, Italo non c’è più. Morì nel 2005. E non c’è più il suo splendido laboratorio di colorate magie.  Resta il suo vigoroso ricordo, ma nel centro storico di Gallipoli, credetelo, manca qualcosa di importante.

Con la testa bassa e il freddo nel cuore, saliamo i gradini che portano alla cattedrale e ci sediamo, pensosi, a rimirare le scene religiose dei tanti quadri appesi in ogni dove.

Anche sul soffitto, incredibile, ma ci sono quadri anche lì…

Category: Cultura

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