DALL’OTTICO IN ZONA ROSSA, VEDO TUTTO NERO

| 15 Marzo 2021 | 0 Comments

di Raffaele Polo______

Inforco gli occhiali e guardo fuori. Ho cambiato le lenti da recente, qualche piccolo ritocco, la signorina dell’ottico mi ha chiesto quali sono i miei difetti visivi.

‘Tutti!’ ho esclamato soddisfatto. E ho aggiunto: ‘Sono presbite, miope e astigmatico. Ce le ho proprio tutte. E ho quasi settant’anni…’  

Quella è rimasta seria, le signorine degli ottici non hanno il senso dell’ironia, ha tirato fuori dai cassettini una mezza dozzina di lenti e me le ha fatte provare. ‘Chiuda un occhio’ mi ha detto. ‘Guardi, con lei li chiudo tutti e due’ mi è venuto di risponderle. Ma non ha sorriso neppure stavolta.

Ho capito l’antifona, e mi sono chiuso nei miei pensieri.

E ho meditato sulla necessità che abbiamo di vedere ‘bene’ e di sentire ‘bene’. In realtà, con un po’ di filosofia, dovremmo cercare di vedere di meno, di notare piuttosto atmosfere e sfumature. E di sentire solo quello che ci piace, trascurando il resto. Ma non è possibile, sarebbe troppo bello, vero?

Oddio, il saggio sa accontentarsi, lo dico sempre quando mi perdo qualcosa; per esempio ho perso l’ultima puntata di Lolita Lobosco, che volete, mi piace questa fiction perché mi ha presentato una città, Bari, che non avevo mai visto così: irreale, pulita e senza traffico, dove anche la terminologia e gli accenti hanno qualcosa di piacevole e familiare, anche i tifosi che vanno allo stadio e tifano per ‘la’ Bari, sembrano quasi umani. Ecco, basta cambiare gli occhiali, e anche Bari ci sembra una accogliente realtà dove ci sono tante brave persone che ci vogliono bene e parlano con un accento melodioso…

Che vi dicevo, il cambio delle lenti va fatto, ogni tanto. ‘Sono trecento’ mi dice la ragazza. E stavolta sorrido io, perché mi viene spontaneo di aggiungere ‘Erano trecento, giovani e forti…’ Ma sarà che le sono antipatico, oppure si è appena lasciata col fidanzato, non mi degna neppure di uno sguardo, non sorride, non dice nulla, prende la mia carta bancomat e l’appoggia sulla macchinetta che inghiotte i (miei) soldi.

‘Senta, puo’ cliccare sul mio codice della Lotteria?’ le chiedo. Incredibile. S’illumina, come se le avessi mostrato la Terra Promessa. ‘Ma certo, è un piacere’ mi dice. E come fanno gli addetti, fuori dai negozi, per misurarti la febbre, spara con una specie di fon sul mio telefonino, recependo il codice. ‘Speriamo di vincere, ne avrei proprio bisogno’ mi dice. ‘Che probabilità ci sono?’ aggiunge. Stavolta sono io a sorridere: ‘Circa una su 53 milioni’ le dico. Ma lei non fa una piega. E mentre inforco la porta per uscire, decido di vendicarmi: ‘Culo. Ci vuole soltanto culo!’ le dico.

Ora, guardo fuori e non vedo nessuno. C’è il Covid, siamo in zona rossa, stanno tutti rintanati in casa, i negozi sono chiusi.

Arriveranno le lenti nuove, per vedere meglio. Ma a cosa servono se non c’è niente da vedere?

Category: Costume e società, Cronaca

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