IO, SABRINA E L’AMBASCIATORE: ECCO COME SONO STATO PUNITO DALL’ORDINE DEI GIORNALISTI

| 8 Aprile 2021 | 3 Comments

di Giuseppe Puppo______

L’ambasciatore non ha portato pene a Sabrina. Però le ha portate a me. E sottolineo, non vorrei insistere: ‘le’  =  particella pronominale, riferito a ‘pene’ = plurale femminile del sostantivo ‘pena’.

Ma qualcuno ha fatto finta di non capire, e, per rivalsa in prima battuta, per accondiscendenza in seconda, mi ha coinvolto in una vicenda che sarebbe piaciuta a Franz Kafka, specie quello del romanzo ‘Il processo’, e che avrebbe apprezzato particolarmente Tomás de Torquemada, quello del Tribunale dell’Inquisizione, del metodo gesuitico che faceva dire e pensare all’accusato ciò che l’accusato non aveva neppure minimamente mai detto, o pensato, per poterlo così condannare.

Desidero renderla pubblica.

Non per vanagloria personale, nemmeno protagonismo: avrei fatto di tutto quanto nel contesto volentieri a meno. Certo, sono ben altri gli eroi e le vittime, di questo mestiere, quelli che hanno pagato con la vita il loro impegno, per cercare la verità, di quelli che sono stati imprigionati, feriti, o emarginati; di fronte a tutto ciò, il procedimento disciplinare e la condanna che ho subito io sono ben misera cosa, ci mancherebbe.

E allora perché la rendo pubblica?

Desidero renderla pubblica, perché considero questa vicenda emblematica, di tutto un clima, da dittatura del pensiero unico totalizzante, di omologazione dominante, di condizionamenti alla libertà dell’informazione e della comunicazione, di repressione del dissenso, e di altre ragioni, che esulano dalla mia modestissima persona, per acquisire significati e significanti indicativi di tutta una situazione che sta montando di giorno in giorno sempre di più, in questa nostra Italia, anno di grazia del biennio ’20-’21.

Poi, comunque, ognuno – è chiaro – se ne farà il proprio libero convincimento.

***

L’ARTICOLO

Nei giorni in cui per la prima volta il Movimento 5 Stelle andò al governo e un po’ su tutto quanto di quello che aveva promesso e che non aveva nessuna intenzione, era già evidente, di mantenere, cominciò a menar il can per l’aia, in particolar modo sulla questione del gasdotto Tap, scoprii una notizia. La diedi. La commentai pure, va bene, in maniera severa, come cioè a mio avviso meritava, ci mancherebbe.

Il mio articolo al riguardo è del 17 settembre 2018, chi voglia potrà leggerlo quale documentazione alla fine.

 

L’ESPOSTO ALL’ORDINE

Ovviamente, me ne ero pure dimenticato, quando, due anni e mezzo dopo, siamo al mese scorso, marzo di questo 2021, tramite mail certificata ho appreso che la signora interessata aveva avuto di che lagnarsi delle mie considerazioni; che ella aveva pertanto presentato un esposto al presidente dell’ordine dei giornalisti della Puglia; che correttamente il presidente l’aveva trasmesso per gli accertamenti dovuti ad un parlamentare della Repubblica al Collegio di Disciplina Territoriale; e che il Consiglio di Disciplina aveva avviato un procedimento disciplinare a mio carico.

Questo era, ed era una faccenda seria.

Il Consiglio di Disciplina, infatti, può deliberare nei confronti dell’accusato sanzioni che vanno da quella meno grave, dell’ “avvertimento”, a quella più significativa della “censura”, fino alla  sospensione, o radiazione dall’albo.

Va beh, non potendo sapere di più al momento, per potermi difendere, anche se non avevo niente da cui difendermi, ho fatto richiesta di accesso agli atti, in base alla normativa vigente per ogni cittadino.

Ho potuto così sapere che la signora interessata aveva motivato l’esposto presentato come segue (ipse scripsit):
“Oltre al titolo marcatamente di stampo sessista, volutamente a doppio senso e oltraggioso della mia persona a causa delle allusioni sessuali contenute, l’articolo riporta una lunga serie di illazioni e congetture per nulla supportate dai fatti.

I giornalisti che hanno redatto l’articolo non mi hanno contattata per sincerarsi della veridicità di quanto pubblicato e pertanto non hanno svolto correttamente il proprio lavoro.

Vi chiedo pertanto di prendere provvedimenti  perché la deontologia professionale sia osservata e l’articolo rettificato”.

E va beh…

Non potendo andare a Bari di persona, in quanto ‘il processo’ era stato fissato in maniera telematica, e non disponendo di “chat WhatsApp” richiesta per la partecipazione virtuale, in quanto il mio apparecchio telefonico è di vecchio tipo, ho presentato due giorni prima l’udienza del 18 marzo una mia memoria difensiva.

Eccola.

***

LA MIA DIFESA

Potessi tornare indietro, a due anni e mezzo fa, ebbene sì, lo ammetto: rifarei quel titolo e quell’articolo esattamente come è uscito.

Non capisco perché e per come mi abbiate sottoposto a procedimento disciplinare, dal momento che non ho violato “norme di legge dettate a tutela della personalità altrui”.

Preso atto dell’esposto presentatovi dall’interessata, capisco invece che si sia risentita per le critiche ricevute, e, non volendo ribattere in alcun modo, si sia arrampicata sugli specchi, con argomentazioni inesistenti.

L’interessata avrebbe potuto chiedere diritto di replica, che è costume di leccecronaca.it dare sempre, ogni volta che qualche destinatario delle nostre critiche abbia il desiderio di argomentare le proprie valutazioni, e non l’ha fatto.

In subordine, avrebbe potuto presentare querela in sede giudiziaria, e non l’ha fatto.

Ed eccomi alla sostanza dell’esposto, evidentemente il suo ripiego per cercare di ‘vendicarsi’.

Riguardo al testo, infatti:

c’è una notizia, fra l’altro acquisita e riportata esattamente con le parole dell’interessata; e c’è un commento giornalistico, certo, di taglio contrario all’interessata, ma che rientra nella mia “libertà di informazione e di critica”.

Non c’era da verificare un bel niente, essendo stata data la notizia direttamente da lei, riportata con le sue stesse parole.

Quanto a quelle che l’interessata definisce “illazioni e congetture non supportate dai fatti” e che però non specifica:

se si riferisce a quanto ha combinato il M5S con la vicenda del gasdotto Tap nel Salento, è notorio che i Cinquestelle hanno chiesto e preso i voti per andare al governo e bloccarne la realizzazione, e che poi, arrivati al governo, non l’hanno fatto: quello che io considero un vero e proprio vulnus della democrazia, questo sì lesivo della dignità: dei cittadini

se si riferisce ai torbidi intrecci fra politica, affari e finanza attuati dal governo azero per promuovere la realizzazione del gasdotto, c’è disponibile una documentazione corposa su tutto ciò, anche con provvedimenti della magistratura,  denunce di enti e associazioni, e, per fortuna, anche con inchieste giornalistiche di colleghi che con ciò hanno dato lustro al nostro mestiere. Essendo di facile e molteplice reperibilità su internet, non sto a farne l’elenco qui.

Riguardo al titolo, infatti:

c’è un proverbio popolare di uso corrente, che andava poi benissimo nella fattispecie, trattandosi realmente di un ambasciatore, che evidentemente non dava, non procurava affanni, preoccupazioni, o disagi spirituali (etimologia del sostantivo ‘pena’) all’interessata;

inoltre, compiendo per verifica una ricerca su Google, ho trovato molti articoli giornalistici con lo stesso titolo, usciti senza che nessuno abbia avuto alcunché da ridire: vi allego qui sotto il link di quello più rilevante, riferito addirittura ad un Pontefice, Papa Benedetto XVI

https://archivio.giornalettismo.com/ambasciator-non-porta-pene/

Ma quali “allusioni sessuali”, quale “stampo sessista”, quale oltraggio! Ma per favore!!

A leccecronaca.it, nella associazione culturale proprietaria nella nostra testata, e fra i redattori del nostro quotidiano, le donne sono la stragrande maggioranza; io non ho mai adoperato nei loro confronti mezza parola o mezza azione fuori posto; lo stesso pure nei confronti delle nostre tante lettrici, ivi comprese le nostre pagine social; infine – e questi sono altri fatti concreti – da anni facciamo informazione dando spazio alle associazioni e agli enti che si battono contro la violenza di genere di tutti i tipi; annunciamo, seguiamo e documentiamo le loro iniziative prima e dopo; da un anno e passa, infine, spieghiamo, spesso a ogni notizia di cronaca su episodi del genere, d’intesa con le Forze dell’Ordine, cosa sia il così detto ‘codice rosso’ e come le donne possano reagire.

Se l’interessata si appiglia al ‘sessismo’, con me ha proprio sbagliato destinatario.

Tutto ciò compiutamente espresso, vi prego di tenerne conto in maniera altrettanto compiuta, anche se non potrò essere presente fisicamente, in sede di valutazione di merito e nella vostra decisione, e comunque anche se avessi potuto essere là, avrei detto esattamente le cose che vi ho qui espresso per iscritto (in caso vogliate farmi domande, potrete farlo agevolmente giovedì mattina al telefono).

Vi chiedo pertanto di non adottare nessun provvedimento disciplinare nei miei confronti.

***

IL VERDETTO

Nessuno mi hai mai telefonato, né lo scorso 18 marzo, né nei giorni seguenti. Allora ho telefonato io, più volte, fintanto che ho appreso almeno che la decisione mi sarebbe stata notificata tramite “ufficiale giudiziario”.

Al che, mi ha preso una certa inquietudine: e che, era un’ordinanza di custodia cautelare?
Ma questa è la prassi. Prassi, che ho verificato questa mattina, giovedì 8 aprule, ha coinvolto un po’ tutte quante le Istituzioni, fino al Comune di Lecce, dove finalmente ho potuto ritirare copia della deliberazione adottata nei miei confronti.

 

LA MIA REAZIONE

Le sentenze si rispettano. Io intendo rispettarla nel suo dispositivo che mi infligge la sanzione disciplinare della “censura“, vale a dire, nell’accezione burocratica e sindacale del termine, secondo il vocabolario “un formale rimprovero“, di “critica severa, biasimo, riprensione“.

La rispetto a tal punto che, come sarà inserita nel mio casellario giudiziario, così io vado subito a inserirla nel mio curriculum professionale: non ho niente di cui vergognarmi, e vado avanti a schiena dritta e a testa alta.

______

LA DOCUMENTAZIONE nel nostro articolo del 17 settembre 2018

L’ AMBASCIATORE NON PORTA PENE A SABRINA / AL PEGGIO NON C’E’ MAI FINE, ADESSO IL M5S FA UN “OTTIMO INCONTRO” CON L’ AZERBAIGIAN, COL QUALE CALDEGGIA SCAMBI CULTURALI E COMMERCIALI. A COMINCIARE DAL GASDOTTO TAP, MAFIODOTTO DELL’ ALTA FINANZA

Category: Costume e società, Cronaca, Cultura, Politica

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Comments (3)

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  1. Elena Vada ha detto:

    Incredibile!

  2. Graziano De Tuglie ha detto:

    Caro Giuseppe non potevano colpirti nella sostanza e allora si sono rifugiati nel calcio d’angolo della allusione pseudo-sessista (che tale era solo nella testa di chi se ne è doluta). Ci sarebbe da citare un altro proverbio popolare “gente di malacoscienza quel che fa (in proprio) pensa (degli altri)”.

  3. Donato Danisi ha detto:

    In un primo momento non ci volevo credere,pensavo fosse un tuo viaggio nell’irreale”.
    Ho ancora le mascelle indolenzite per le smorfie da risate.
    Poi ho capito che invece è vero!

    E’ veramente difficile commentare, se non con la famosa invettiva Dantesca: ” Ahi serva Italia, di dolore ostello,nave sanza nocchiero….”

    Per favore, pubblicate almeno i nomi di coloro che sono stati capaci di emanare e sottoscrivere un simile provvedimento!

    Considerazione finale: probabilmente hanno ragione i tanti che vorrebbero abolire l’ordine dei giornalisti….

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