ARTISTI SALENTINI / AMERIGO BUSCICCHIO

| 25 Giugno 2021 | 0 Comments

di Raffaele Polo________Avevo una decina di anni e mio padre mi portò da un suo vecchio amico. Mi disse solo che era un bravissimo pittore, durante il Fascismo, ai ‘Ludi Juveniles’ tutti lo cercavano, perché realizzasse disegni, scenografie e simbologie che nessun altro riusciva a realizzare così bene come lui. Vedrai, mi diceva il babbo, infervorandosi, capirai cosa voglio dirti. E mi raccomando, non toccare niente, perché lui ha sempre tele fresche e dipinti che sono ad asciugarsi…

Il laboratorio era su una terrazza della Lecce più popolare, dietro l’Arco di Porta Napoli, dai finestroni si vedeva la distesa grigia delle terrazze del centro storico, con le guglie di qualche chiesa barocca che spiccavano col loro bel colore dorato…

Eravamo nello studio di Amerigo Buscicchio, un artista, un pittore che mi incantò per la sua facilità nel dipingere qualsiasi cosa, per il suo fare ironico e gioviale, alternato a momenti di cupa tristezza… Amerigo Buscicchio, che mi regalò un quadro bellissimo che ho ancora, c’erano i pulcini appena nati e, in secondo piano, anche un anatroccolo: «Perché l’anatroccolo?» chiesi incuriosito. E Amerigo mi sorrise mentre, con fare misterioso, mi diceva: «Bravo, che te ne sei accorto. Non è da tutti…»

Ora, sono trascorsi vent’anni dalla sua dipartita. Quest’anno avrebbe compito cento anni, il pittore leccese per eccellenza, una vita difficile ma tanti, tantissimi capolavori disseminati nel XX  secolo con sicurezza e capacità, artista eclettico che poteva dipingere tutto, ma proprio tutto. A Lecce, a un certo punto, circolò la voce che Amerigo fosse stato coinvolto in un ‘affaire’ di dipinti falsi, i ‘falsi d’autore’ non erano ancora in auge, probabilmente è stato proprio lui, con la sua abilità, a nobilitare anche questa singolare forma d’arte.

Buscicchio, però, ha sempre storto il naso nei confronti dell’informale e delle più spinte e contestatrici forme di espressione artistica. Lui, legato alla scuola napoletana che ha evoluto da par suo, aggiungendo un tocco di malinconica introspezione tipicamente salentina, che ha lasciato in eredità a chi ha voluto, poi, seguitare nel suo percorso.

Adesso, è il momento di recuperare questa figura di artista salentino che, con i suoi familiari e discendenti, è sempre ad irrobustire ed esaltare quella ‘storia dell’arte salentina’ che, troppo sovente, viene accantonata, ignorata e magari addirittura contestata.

Amerigo, ti rivedo ancora, quando mi hai consegnato il quadro con i pulcini hai detto: «Non è da tutti…»

Capisco solo adesso cosa hai voluto suggerirmi.

Category: Cultura

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