NOVITA’ EDITORIALI / L’ASINO PARLANTE DI ARNONE

| 27 Novembre 2021 | 0 Comments

di Raffaele Polo______

Per i tipi della Editoriale Giorgio Mondadori e con prefazione di Francesco Alberoni (e non tralasciamo le illustrazioni di Max Famoso, con la copertina che è di Giancarlo Caneva) questo “C’era una volta un asino” consta di oltre duecento pagine, per un costo di 20 euro. L’autore è Giuseppe Arnone (nella foto), siciliano di nascita ma trapiantato a Trento e poi in giro per l’Italia, proprio come si addice a chi, come lui, ama trasporre le sue esperienze nelle narrazioni fantastiche ma sempre venate di una decisa adesione alla realtà, creando una sorta di mondo parallelo dove può accadere di tutto.

A metà tra la favola per adulti e la visione satirica del mondo politico che ben conosciamo, la vicenda è scandita in otto capitoli-racconti che presentano, in sequenza, personaggi e luoghi che sono caratterizzati dai nomi strani e dagli apparentamenti con i personaggi del mondo reale, in un divertente tourbillon che ci incalza e ci diverte.

Come nella migliore tradizione delle fiabe dei secoli passati, ogni capitolo è introdotto da una breve sintesi che vuole sottolineare il motivo portante di quello che incontreremo nello sviluppo della storia. Il libro si apre, ad esempio, con la precisa sintesi del narrato: Qui inizia l’avventura/dell’asino senza nome/che per amore del suo padrone/affrontò sia gli umani che l’avversa fortuna,

Abbiamo, allora, un altro asino che parla… Dopo Apuleio e Pinocchio, come sottolinea Francesco Alberoni nella sua prefazione, c’è però una differenza fondamentale. “Nell’Asino d’oro e ne Le avventure di Pinocchio, esseri umani diventano asini per via di un misterioso, soprannaturale sortilegio. È una condizione punitiva, vista la considerazione negativa che si nutriva per gli asini, simboli di pazienza, ma anche di passiva ottusità (,,,)

L’Asino senza nome di Arnone, un asino mi mezza età che trainava paziente il carretto sgangherato, si muove fra uomini. Ma non da essere inferiore, tutt’altro. Ragiona come gli uomini, anzi, meglio di loro, cosa per cui riesce presto a guadagnarsi un credito speciale…”

E i personaggi sono indicati con nomi particolari, una precisa scelta dell’autore che vuole, come facevano gli Indiani americani, connotarli sin dall’appellativo: Benzina, Dalemanno, Tersani, Madama Boscogrande, Puffetta Serrapiani, Bosso Balosso si contendono la guida di una non meglio precisata ‘cittadina in riva al lago’ uno scenario anonimo che simboleggia proprio la nostra attuale Italia…

C’è, comunque, una amara venatura di realismo pessimista: l’autore, attraverso la filosofia asinina ci  indica quale è l’esito che dobbiamo attenderci dalle nostre peripezie terrene: Qui finisce (forse) l’avventura/ dell’asino senza nome/che alla Storia ebbe il coraggio di dire/ “Per favore, non mi ricordare”.  Come dire, insomma, che la Storia degli umani è degna di essere dimenticata, soltanto ignorata, perché non c’è nulla che meriti di essere apprezzato…

Una morale che Arnone ci sottopone senza parere, sorridendo, quasi con pudore.

Ma che ci sentiamo di condividere, dopo aver letto ‘C’era una volta un asino’…

Category: Cultura, Libri

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