REPORTAGE / “Se mattune ausa parite, allora stamu propriu frischi”…

| 4 Gennaio 2022 | 0 Comments

RISPARMIARE PER POTER SOPRAVVIVERE E’ DIVENTATA PER TANTI LA NUOVA SFIDA QUOTIDIANA

di Flora Fina______

“L’impennata dei prezzi delle materie prima avrà senz’altro effetti sul tutto il nostro sistema economico con conseguenze inevitabili dovute all’inflazione e, quindi, di una pressoché certa contrazione di tutti i consumi e degli acquisti al dettaglio”.

Così mi risponde l’avvocato Francesco D’Agata – portavoce dell’associazione Sportello dei Diritti – quando, in merito alla recente stangata per beni alimentari e consumi in bolletta previsti per il 2022, gli chiedo la sua opinione su un possibile scenario, che riguarda tutti noi.

 

La nuova prospettiva in cui verserà la nostra cara Italia con l’inizio del nuovo anno è figlia di una crisi cominciata già negli anni Novanta, durante quella fase scioccante in cui mentre tutto il sistema politico veniva delegittimato dai processi che coinvolsero tutti i principali partiti, la classe media ed i poveri dovettero sopportare gran parte del peso del declino della produttività nel Paese, oltre a spregiudicate operazioni economiche e finanziarie.

Mentre dai primi anni Novanta  in poi l’economia italiana ha smesso di prosperare, nel resto del mondo la competizione si è estesa, sino al momento in cui il sistema-Italia non è riuscito ad adattarsi, ed il mercato del lavoro è quello che ne ha risentito di più.

I dati Istat parlano chiaro: nel 2020, oltre 2 milioni di famiglie (pari al 7,7%), per un totale di oltre 5,6 milioni di individui (9,4%), risultano in condizioni di povertà assoluta.

Gli strascichi di una situazione maturata ben vent’anni fa si ripercuoto quindi sul nostro presente, con un fenomeno su larghissima scala che coinvolge tutti gli italiani, affossando ancor di più chi viveva e vive forti disagi economici.

 

Tuttavia, se la manovra di bilancio firmata esecutivo Draghi promette a caratteri cubitali di ridurre il carico fiscale per famiglie e imprese, nei fatti saremo protagonisti a breve di una vera e propria maxi stangata di ben mille euro per nucleo familiare, costituito da aumenti per carburanti, generi alimentari, luce e gas.

 

“Non è difficile notare un importante incremento dei costi per i consumatori, che ormai si vedono aumentare il costo in bolletta già da diversi mesi, ma raggiungendo per il prossimo trimestre un aumento del 55% per l’energia e del 41,8% per il gas naturale” – mi spiega Lucia Ferrero, curatrice del blog energia-luce,  che così continua – “Tali rincari non hanno quindi colpito solo i consumatori italiani, ma si tratta di una situazione che ha ripercussioni su tutti gli Stati europei. Risulta difficile prevedere quando i prezzi di luce e gas torneranno a livelli ‘normali’, visto il grande numero di elementi che stanno all’origine di questo rincaro e anche dal fatto che non si è ancora registrata un’inversione di tendenza, essendosi registrato un trend sempre in crescita negli ultimi trimestri”.

 

Una situazione che sta arrivando al limite del sostenibile, soprattutto per tutti i cittadini onesti che pagano tasse e bollette, usano spesso l’auto, vanno a fare la spesa e sono fuori dei ceti privilegiati.

Ci si arrangia come si può.

 

La scritta campeggia ben visibile all’entrata del discount: “Sottocosto”. Bottiglie di passata di pomodoro vendute a 0,90 euro, pacchi di pasta a un euro, confezioni di tonno da quattro scatolette a 2,99 euro. Il locale è un supermercato di una grande catena, in una zona semi periferica di un paesino nella provincia di Lecce, e durante il solito tram tram mattutino non si può fare a meno di notare che le catene della grande distribuzione organizzata, fanno sempre più dell’abbassamento dei prezzi al consumatore il principale elemento della propria strategia di marketing, che talvolta impatta male con una società sempre più povera.

“Già appena mezzo anno fa, era molto più semplice fare la spesa …Ti posso dire soltanto che un kg di pasta che prima costava 75 centesimi adesso mi viene a costare quasi un euro, come anche farina, zucchero e olio, quest’ultimo poi è quasi raddoppiato. Potrà sembrare una sciocchezza, ma 10 o 50 centesimi in più qua e là, giorno dopo giorno nel carrello della spesa pesano eccome” – mi racconta ormai rassegnata Rosanna, un’attentissima cliente, che lista della spesa alla mano prosegue spedita i suoi acquisti, gli ultimi per le feste che stanno per andare via, tra scaffali ricolmi di panettoni ancora in offerta, poggiati lì, su un tavolino rosso, pieno di speranza e tra le lucette natalizie, un po’ dismesse, giusto per ricordare che Natale è trascorso da poco.

E quando le chiedo espressamente cosa pensa a proposito dei rincari imminenti su bollette e anche carburanti, la sua risposta è spiazzante ma allo stesso tempo anche prevedibile: “Una vergogna, tanto i poveri saranno sempre più poveri ed i ricchi sempre più ricchi. Poi con la pandemia…. È sicuro che non ne usciremo più”.

 

“Se mattune ausa parite, allora stamu propriu frischi, tocca sparagnu puru su centu grammi te catalogne” – mi dice Salvatore, un simpatico e vivace anziano, che in termini dialettali  e con tono severo, quasi come un simpatico rimprovero a tutto il sistema, cerca di spiegarmi che, mattone dopo mattone, rincaro dopo rincaro, la situazione è sempre più critica, e che effettivamente, per chi non ne ha le possibilità, anche spendere qualche euro in più, incide gravemente sulla spesa di tutti i giorni. Tutto molto chiaro, i nuovi rincari non scendono a nessuno: le feste sono trascorse e lasciano a tutti un po’ di quell’amaro in bocca che già ci si aspettava per il 2022.

 

Le luci che si dipanano tra un corridoio e l’altro, il rumore sommesso del banco frigo che quasi sussurra al cliente, il tonfo sordo dei transpallet che vengono spostati dagli indaffarati commessi ed il ticchettio dello scanner alla cassa fanno da sfondo alle mie riflessioni su ciò che mi è stato appena detto. Pochi i consumatori, che entrano sottovoce attraverso le porte scorrevoli, automatizzate, esitanti come a voler rinunciare ad una clientela già scoraggiata in partenza.

 

“È dall’entrata dell’euro che siamo in emergenza. Può sembrare una cosa normalissima che ci siano aumenti ma non è assolutamente così. E non è un cliché dire che si stava meglio quando c’era la lira, perché si stava bene, benissimo. C’era non solo più voglia di vivere ma anche più serenità, e di certo non si doveva far la spesa con calcolatrice alla mano, come è adesso.

Io affronto così questa situazione: prodotti al limite di scadenza che vanno sempre in offerta, bollette che possono essere rateizzate, e la macchina solo per andare fuori dal paese, solo così si può tirare avanti ” – sono le parole di Aurelia, una distinta signora, simpatica, sorridente, anche lei alle prese con i ‘dinamismi’ chiamiamoli così economici imposti da questa situazione. Indossa un cappotto di vitello scamosciato, ricorda moltissimo i mitici  anni ottanta, specchio di una società colorata, musicale, sintetizzata attraverso i suoni di un harmonizer.

 

Attraverso nuovamente quelle porte scorrevoli, un po’ tristi, quasi opacizzate. Lascio alle mie spalle gli ultimi neon che si muovono ticchettando, la bidimensionalità tenue, tranquillizzante dei luoghi ipermoderni: poligoni di frutta traslucida impilata, l’inquadramento dei pacchi di pasta, le studiate simmetrie cromatiche.

 

Le testimonianze sono sempre importanti, sì, sono le radici del pensiero umano, creano una forte empatia collettiva, di un problema che può essere smezzato in due, gioie e dolori insomma, e così è un po’ quando si va a fare la spesa: si cerca il prodotto più conveniente, magari di ottima qualità e si va alla cassa con il prezioso bottino in offerta, magari l’ultimo rimasto perché proprio andava a ruba.

Capisco che il clima, il leitmotiv non cambia, non è mai cambiato in questi anni. Si viene a sapere da tutti i canali di comunicazione che ci sono rincari, e questa non è più una notizia, è un dato di fatto, passa in secondo piano: un sacrilegio questo, il disagio dei cittadini e delle famiglie non dovrebbe mai essere ignorato solo perché si tratta di un fatto assodato da tempo.

 

Non ho potuto fare a meno di chiedere come si sta affrontando questa emergenza, l’ennesima, quella che passa in secondo piano, perché si sa, ormai è quasi un’abitudine applicare dei rincari, è la prassi. Ogni anno, pensioni e stipendi rimangono uguali, diminuisce il potere d’acquisto, ma che ci vuoi fare, così è la vita.

Si parla tanto di guerra del virus, ma la vera guerra è di chi non ce la fa ad arrivare a fine mese, è di chi si muove sconsolato tra gli scaffali di un supermercato quasi vuoto, sintomo evidente più che mai di una crisi che sembra senza fine.

 

Category: Cronaca, Politica

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