L’OMICIDIO DI RENATA FONTE E’ ANCORA DA CHIARIRE

| 17 Marzo 2022 | 1 Comment

 

di Graziano De Tuglie ______

Con la morte di Antonio Spagnolo, avvenuta tre giorni fa a Veglie, all’età di 92 anni,  si chiude per sempre la possibilità di trovare la verità sull’omicidio di Renata Fonte.

 

L’assassinio, a colpi di pistola, sotto casa sua, nel 1984, dell’assessora del Comune di Nardò, che aveva 33 anni, avvenne il 31 marzo del 1984 (nella foto) e Antonio Spagnolo venne condannato all’ergastolo quale mandante del delitto.

Come esecutori materiali sono stati condannati Giuseppe Durante e Marcello My, mentre Mario Cesari e Pantaleo Sequestro sono stati condannati quali come intermediari.

Spagnolo era stato candidato nella lista del partito Repubblicano alle Comunali del 1982 per il comune di Nardò ed era risultato primo dei non eletti. Renata Fonte era stata l’unica eletta in quella lista ed era stata nominata assessore nella giunta comunale guidata da Benedetto Leuzzi.
Era stata fuori Nardò per alcuni anni a causa del suo lavoro ed aveva respirato aria diversa, aria di impegno civico e di imparzialità della gestione della cosa pubblica; pertanto non era incline a trattamenti di favore verso alcuno e non aveva timore reverenziale verso i maggiorenti della città.

Aveva un atteggiamento scomodo per coloro che erano abituati ad usare il Comune come se fosse “cosa loro”, a piegare il bene della collettività cittadina ai propri personali interessi.

 

In questo clima maturarono le condizioni che poi portarono al suo assassinio.

Gli autori materiali e il mandante furono individuati e condannati, ma una vulgata totalmente errata indicò in Portoselvaggio il luogo di speculazioni edilizie origine del delitto. In realtà un’interessata distorsione della verità che mirava a preservare dalle indagini il vero luogo nelle mire della speculazione edilizia.

 

Portoselvaggio era preservato dalla legge Regionale 21 del 1980 (ben quattro anni prima dell’omicidio) ed erano altre le mire della speculazione edilizia sulla costa neritina. Ma Portoselvaggio fu usato come abile cortina fumogena per stornare le mire che, forse, si realizzarono poco più di un anno dopo.

 

Ma la vulgata mendace di Renata Fonte eroina di Portoselvaggio persevera imperterrita, alimentata da persone che ignorano quello che accadde e da politicanti che si appuntano il sacrificio di Renata Fonte come propria personale medaglia al valore e magari non erano ancora nati.

Anche in occasione della morte del mandante di quell’omicidio il nome della Fonte è stato accostato impropriamente a Portoselvaggio.
Renata Fonte è vittima di mafia, di quella mafia che voleva speculare sulla costa di Nardò!Ma non a Portoselvaggio!

 

Luciano Tarricone, assistente del padre Presidente del Consiglio Regionale della Puglia nel 1980, in un esauriente articolo su La Voce di Nardò del 2008, cita tutti coloro che si occuparono di ostacolare la lottizzazione di Portoselvaggio e rende omaggio anche a Pinuccio Caputo (unico consigliere comunale del Msi dal 1976 al 1982) con queste nobili parole: “ …E poi quello di un “eroe” solitario quanto dimenticato cui molto deve Portoselvaggio per la coerenza dell’impegno e per la forza con cui lo spese.  Se Pinuccio Caputo con un intervento fiume in Consiglio Comunale, che si aggiunse a quelli degli altri consiglieri comunali  socialisti e comunisti, non avesse, a notte fonda, stroncato la resistenza dei colleghi democristiani facendo mancare il numero legale e determinando lo scioglimento dell’assemblea che avrebbe dovuto votare il progetto di lottizzazione, la storia forse sarebbe stata altra…”.

Pinuccio Caputo è scomparso lo scorso 5 febbraio senza che al suo fondamentale ruolo nella salvaguardia di Portoselvaggio sia stato dato adeguato risalto. Anzi proprio coloro che ne usurpano l’eredità hanno ignorato il suo ruolo propalando, anche a livello istituzionale, la fake, la connessione Fonte – Portoselvaggio.

Falsità tutta a favore della mafia che assassinò la povera Renata Fonte  perché ostacolava altra lottizzazione neanche tanto distante da Portoselvaggio. Se gli inquirenti avessero scavato tra gli strumenti urbanistici approvati dopo quell’omicidio forse avrebbero trovato spunti d’indagine sostanziosi.

Category: Cronaca, Politica

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Comments (1)

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  1. Francesco Brunelli ha detto:

    Basterebbe vedere il film “La posta in gioco”. Rievocazione dell’uccisione di una consigliera repubblicana del comune di Nardò. Un magistrato indaga, e scopre gli esecutori materiali del fatto e un mandante (un rivale politico). Ma si persuade che ci siano altri mandanti, uomini politici importanti che la donna ostacolava nelle loro speculazioni. Ma pressioni dall’alto costringono il giudice inquirente a non proseguire oltre le indagini. 

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