COME ERAVAMO / AUTO SCUOLA

| 27 Ottobre 2022 | 1 Comment

di Raffaele Polo ______ 

Il sogno di tutti i diciottenni, già da qualche tempo prima di compiere la fatidica età ufficializzata della responsabilità (pensate, potevamo firmarci le giustifiche da soli…) era il conseguimento della ‘patente di guida’, indispensabile per l’inizio della nostra vita da motorizzati.

Ma, per conseguire la patente, c’era da superare la ‘scuola guida’ che, onestamente, non ci entusiasmava più di tanto…

E’ vero che ci ritrovavamo con tanti coetanei e coetanee e qualche comicissima signora che ripeteva l’esame ormai da anni, ma quell’idea di dover dare le risposte come voleva il compilatore del test (e non sempre come la logica ci diceva) e soprattutto stare ad ascoltare le lezioni di teoria sul motore, non ci attirava particolarmente. I segnali, gli incroci, quelli sì che erano divertenti, anche perché c’era sempre di mezzo il tram, mezzo inesistente a Lecce ma che aveva sempre la precedenza, e qualche volta l’autobus cittadino che, sempre a Lecce, era denominato ‘Circolare destra’ e ‘Circolare sinistra’ in quanto compiva più o meno il periplo del centro urbano, nei due sensi.

Io sono andato alla Scuola Guida Carella, a Porta Napoli. Ma ce n’erano altre, naturalmente. C’era la concorrenza con la Scuola Guida Della Gatta e ci sembrava di essere tornati a scuola, con la rivalità tra Classico e Scientifico.

L’istruttore era spesso il proprietario, il severo signor Carella, tipico esempio di gentiluomo all’antica, sempre accigliato e coi baffi bianchi. Era burbero e di poche parole, ma incuteva timore e rispetto, anche alle ragazze chiacchierone che, pigiate nel sedile posteriore  della Seicento con i doppi pedali, aspettavano il proprio turno di guida.

Si andava sempre nelle vie del quartiere San Lazzaro, il momento più impegnativo era quello del ‘parcheggio a marcia indietro’ e le difficoltà iniziali erano notevoli.

Poi, il giorno dell’esame di guida pratica, con uno sconosciuto ingegnere, c’era la prova più importante da superare. E non vi dico la gioia della conquista di quel pezzo di carta con la nostra foto e una serie di timbri, che ci autorizzava alla guida…

A questo punto, iniziava la circonvenzione dei genitori, per l’acquisto o il prolungato prestito giornaliero dell’auto di casa. Io ho avuto la fortuna di essere l’unico patentato in famiglia. E così la discussione verteva sul tipo di veicolo da acquistare… C’era la possibilità della Renault 4, che a me non piaceva per quelle sue strane marce da inserire con movimenti non tradizionali… La Dyane e la 2 cavalli non piacevano a nessuno, anche se costavano poco. Si finiva per ipotizzare la Fiat 128, scartando a priori la NSU Prinz e la Simca. ‘Perché?’ chiedeva mio padre. Ma le occhiatacce mie e di mia madre, lo azzittivano.

Poi, un bel giorno, ci siamo dati appuntamento alla Fiat Venturi, in fondo a via D’Aurio, un luogo meraviglioso dove si respirava il profumo delle auto nuove. E, dopo lunghi conciliaboli, consigliati anche da un conoscente di mio padre di professione meccanico, ecco la scelta: una Fiat 124, 1200 di cilindrata, color panna, appena uscita dalla fabbrica, che venne immatricolata con la targa LE 134135 .

Quella auto ebbe subito il pieno di benzina, allora il carburante costava 125 lire al litro e con cinquemila lire si riempiva il serbatoio. Tornammo a casa trionfalmente con l’auto nuova, papà si mise subito alla ricerca di un garage perché la 124 nel nostro garage non entrava.

‘Ecco’ borbottò accigliato ‘Lo dicevo io che era meglio la Simca, sarebbe entrata’. Ma non lo ascoltava nessuno.

Per la cronaca, pagammo l’auto 1 milione e duecentomila lire, anticipo di 200mila lire e dieci  rateazioni mensili…

Category: Costume e società, Cultura

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Comments (1)

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  1. Giuliana Silvestri ha detto:

    Come posso non ricordare quella conquista a 18 anni compiuti quando, dopo gli esami di maturità, mi iscrissi alla scuola-guida di Mauro Della Gatta, quell’omone sempre sorridente che non dimentico per la gentilezza e la simpatia…! Gli esami furono superati brillantemente e quelli di pratica terminarono con la richiesta di parcheggiare la macchina a marcia indietro: la consegna della patente fu un’emozione unica che, per la prima volta, mi faceva sentire importante nella mia vita!

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