TORNA L’INCUBO TRIVELLE NEI NOSTRI MARI

| 5 Novembre 2022 | 3 Comments

(g.p.) ______ La decisione del governo in materia di ‘approvvigionamenti di gas naturale’, presentata nrl comunicato ufficiale, come riportato nel nostro precedente articolo, in maniera edulcorata e sostanzialmente ambigua, in realtà e in concreto significa nuove trivellazioni nei nostri mari e il ripristino di quelle esistenti da qualche anno ferme.

Lo si capisce dalle dichiarazioni rese nella conferenza stampa seguita nella tarda serata di ieri alla riunione del governo dal ministro dell’ Ambiente Gilberto Pichetto Fratin (nella foto), 69 anni, di Veglio, in provincia di Biella, una lunga carriera in Forza Italia che lo ha portato ai vertici della Regione Piemonte prima e in Parlamento poi, ritenuto nel partito vicino ad Antonio Tajani: “il governo vuole autorizzare l’estrazione da giacimenti nazionali con capacità sopra a 500 milioni di metri cubi. Potenzialmente si stima una quantità di 15 miliardi di metri cubi sfruttabili nell’arco di dieci anni. Tutto questo deve avvenite sotto al 45esimo parallelo con l’eccezione che riguarda il ramo Goro del Po”. 

La misura, come annunciata sempre in conferenza dal presidente del Consiglio Giorgia Meloni, sarà attuata con un emendamento all’attuale decreto Aiuti in conversione in Parlamento e riguarda “la possibilità di liberare alcune estrazioni di gas italiano facilitando le concessioni in essere e immaginandone nuove. Chiederemo ai concessionari che dovessero aderire di mettere a disposizione, in cambio da gennaio gas tra 1 miliardo e 2 miliardi di metri cubi da destinare ad aziende energivore a un prezzo calmierato”.

Mancano al momento dettagli più precisi, per averli bisognerà aspettare la formulazione del preannunciato emendamento, ma la sostanza delle intenzioni del governo sono chiare: sbloccare le concessioni già esistenti per l’estrazione di gas naturale nel mar Adriatico e consentire nuove attività di ricerca ed estrazione su tutto il territorio italiano.

L’ex ministro dell’ambiente Sergio Costa, del Movimento 4 Stelle, rieletto in parlamento e nominato vicepresidente della Camera, ha espresso la propria contrarietà ai provvedimenti annunciati in un post su Facebook: Se le autorizzazioni partissero oggi non saremmo comunque in grado di utilizzare i combustibili prima di molti mesi. Se anche estraessimo tutto il gas dai pozzi italiani copriremmo il fabbisogno nazionale di circa due anni, poi staremo da capo a dodici, ma con un territorio distrutto. Non è una mia opinione, sono dati certificati dai documenti del Ministero ex Transizione Ecologica.

Con queste premesse chiedo: ha senso lavorare giorno e notte per sbloccare le trivelle?

Le nuove autorizzazioni riguarderebbero trivelle tra le 9 e le 12 miglia in Adriatico, con una deroga al Pitesai, il piano per l’individuazione delle aree idonee, pubblicato dal governo e con il placet dalle Regioni, appena NOVE mesi fa.

Proprio nel Pitesai si legge che le riserve certe nazionali di gas sono circa 40 miliardi di metri cubi standard. A queste si sommano riserve “probabili” per circa 44 miliardi e le “possibili” per 26 miliardi.

In totale sono circa 110 miliardi di metri cubi di gas, ma, come detto, non tutti certi.

Dato che il consumo medio nazionale è di 76 miliardi di metri cubi l’anno, copriremmo il nostro fabbisogno per meno di due anni. Poi non ce ne sarebbe più per sempre.

L’unica vera risorsa su cui bisogna puntare, quella sì nazionale e infinita, è data dalle energie rinnovabili.

Serve un piano strategico per mettere a sistema tutta la potenzialità di sole, vento, geotermia, idroelettrico.

Spingere sull’autoproduzione, sulle comunità energetiche (per le quali si attendono da quasi un anno i decreti attuativi), sull’efficientamento energetico di tutta l’edilizia a partire dalla pubblica.

Questa è la vera sicurezza energetica nazionale”.

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LA RICERCA nel nostro articolo immediatamente precedente

L’ITALIA IN PRIMA LINEA NELLE ”iniziative della NATO per l’impiego della forza ad elevata prontezza operativa”

Category: Politica

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  1. Far sprofondare il Sud del Paese in un passato lontano e, per certi versi, spaventoso, è di certo l’obiettivo della norma Sblocca Trivelle”.

    Commenta così il deputato Dem Claudio Stefanazzi l’applicazione dell’art.16 del decreto legge 18 novembre 2022, n. 176, in fase di conversione.

    “L’apertura di nuove zone minerarie marine oltre le attuali, apparentemente pensata per affrontare il caro energia, non è nemmeno lontamente una soluzione perché ammesso che si partisse domani, si giungerebbe alla eventuale messa in produzione di giacimenti con orizzonti temporanei lontani, e quantità di gas emunto assolutamente inutili alle esigenze e alle emergenze che stiamo vivendo. Tutto questo a discapito dell’intero ecosistema marino del Mediterraneo”.

    “Dunque, la Presidente Meloni, che nel 2016 in campagna elettorale, si faceva promotrice dell’abrogazione della Legge sulle trivellazioni in nome della tutela dell’ambiente e del mare, oggi la potenzia. D’altronde, come accaduto per le accise, è evidente che ciò che si è promesso nelle passate campagne elettorali verrà completamente tradito da questo Governo”.

    “Questo provvedimento è un atto di sopruso degno della programmazione industriale nel Mezzogiorno del ‘900. I recenti dati comunicati dalla Agenzia di Coesione dimostrano che le Regioni del Sud – la Puglia in primis – hanno saputo cogliere, attraverso un uso quantitativo e qualitativo delle risorse comunitarie, la sfida di riprogrammare parte della propria economia, puntando su turismo, economia del mare e rinnovabili.

    Le Regioni del Sud producono, già oggi, circa la metà dell’energia consumata in Italia. E ne consumano meno di un terzo di quella prodotta”.

    “La conversione in legge del dl 176 metterà in discussione lo sviluppo di un turismo compatibile con l’ambiente, ma soprattutto, saranno messe in discussione le decine di autorizzazioni in corso per la realizzazione di impianti eolici off shore, bloccati dalla vastità e pervasività delle attività di ricerca in mare. È quello che succederà, per esempio sulla costa adriatica della Puglia, dove il permesso di ricerca di idrocarburi impedirà il completamento delle autorizzazioni in corso e, oltre alla mancata produzione di energia, comprometterà l’enorme indotto lavorativo in grado di generare.

    Questo in un’area in cui scelte calate dall’alto hanno consentito per decenni che la più grande centrale italiana di produzione di energia elettrica alimentata a carbone generasse danni enormi e certificati alla salute della popolazione delle provincie di Lecce, Brindisi e Taranto.

    Infine, da una parte, il decreto – che dovrebbe occuparsi del presunto rilancio di Ilva – fa esplicito riferimento, per la riconversione green della fabbrica, alla necessità di impianti eolici galleggianti, di dimensione tale da fornire agli stabilimenti l’energia pulita per poter continuare a produrre acciaio senza ammazzare i tarantini. Dall’altro, lo stesso decreto ostacola proprio la realizzazione di quegli impianti. Una ulteriore prova del grave stato di confusione in cui versa questo Governo.

    I deputati e le deputate del Sud, tutti, non accettino un provvedimento contrario alla transizione ecologica e allo sviluppo sostenibile del Sud”.

  2. Assessore Anna Grazia Maraschio, Regione Puglia - tramite mail ha detto:

    “Uno schiaffo al mare della Puglia”. Con queste lapidarie parole Anna Grazia Maraschio, assessora all’ambiente della Regione Puglia, prende posizione sullo “sblocca trivelle”, norma inserita nel Decreto Aiuti quater, sui cui la Camera ha dato il via libera definitivo e che rilancia le attività estrattive off shore nelle acque italiane e quindi anche nell’Adriatico, davanti alle coste pugliesi.

    “Il mare Ionio e il mare Adriatico hanno un ruolo cruciale – sottolinea l’assessora – perché regolano i regimi correntizi di tutto il Mediterraneo Orientale, acquisendo una importanza che va ben oltre la loro valenza geografica. In tale area soggiornano rilevanti popolazioni di cetacei che usano questo tratto di mare come area di foraggiamento. Si tratta di un mare molto pescoso, proprio per le caratteristiche ecologiche che lo rendono particolarmente produttivo. Un mare che è una risorsa, a più livelli, per tutta la comunità pugliese e che ora è drammaticamente minacciato dalle trivelle, che accentuano un fenomeno noto come subsidenza, un irreversibile abbassamento del terreno, causato da fattori geologici e negli ultimi decenni localmente aggravato dall’azione dell’uomo per tramite di estrazione di fluidi dal sottosuolo. Per questo le attività di ricerca e coltivazione di giacimenti di idrocarburi rappresentano, nel loro complesso, un rischio per l’intero ecosistema marino. Incideranno in maniera irreparabile sull’habitat di tante specie che popolano l’Adriatico e, di riflesso, anche sulle attività economiche che dal mare traggono la loro economia”.

    “Un fatto che era evidentemente noto alla premier Meloni – incalza Maraschio – che nel 2016 fece campagna elettorale per abrogare la legge sulle trivellazioni, predicando “la difesa del nostro ambiente e del nostro mare”. Ora che è al governo le concessioni non sono più un aiuto ai “poteri forti”, come affermava all’epoca, ma la chiave per “ampliare le fonti di approvvigionamento”. Una falsità e un dietrofront che tradisce tutta la Puglia. Una scelta che è solo un regalo alle industrie petrolifere estrattive, che non porterà benefici alla nostra comunità. Sommando, infatti, riserve certe e probabili, avremmo meno di un anno di consumi di gas, con impatti minimi su indipendenza e costo dell’energia. Il prezzo che rischierà di pagare il nostro mare sarà, invece, altissimo.

    Per questa ragione ho deciso di convocare per la prossima settimana – annuncia l’assessora – un incontro con i sindaci delle comunità litorali pugliesi e rappresentanti del mondo scientifico, al fine di creare un fronte comune in difesa del nostro territorio e fornire delle informazioni chiare sui danni che queste attività estrattive provocheranno alla Puglia. La nostra Regione ha una posizione chiara in tema di tutela del mare e dell’ambiente, così come in tema di politiche energetiche. Siamo contro le trivellazioni, siamo per la decarbonizzazione, siamo per la conversione ecologica del sistema economico e produttivo”

  3. Mario Turco, Movimento 5 Stelle - tramite mail ha detto:

    Roma, 13 gennaio – “Il ritorno delle trivellazioni nell’Adriatico e nello Ionio voluto dal governo Meloni rappresenta l’ennesima scelta folle e propagandistica di un governo che mette a rischio l’ambiente per ottenere un ipotetico volume di idrocarburi, sufficiente a soddisfare il fabbisogno energetico nazionale solo per qualche mese e senza alcuna reale convenienza economica per il Paese”: lo affermano in una nota il sen. Mario Turco, vicepresidente del Movimento Cinque Stelle, e l’on. Leonardo Donno, deputato del Movimento Cinque Stelle e coordinatore regionale M5S Puglia. “Un’azione che non possiamo accettare e su cui è necessaria una presa di posizione da parte della Regione Puglia al fine di tutelare i nostri territori e i nostri mari. Il Movimento Cinque Stelle in Consiglio regionale ha depositato una mozione, già tempo fa, in cui impegna il Presidente della Giunta a farsi portavoce presso il Governo della contrarietà della Puglia ad autorizzare nuove trivellazioni, e a intraprendere ogni azione legittima per contrastare il rilascio di nuove concessioni.

    Di recente – si legge ancora nella nota – proprio diversi esponenti in Consiglio e Giunta Regionale pugliese hanno manifestato la contrarietà alle trivellazioni in mare e lo stesso Presidente Emiliano ha già sottolineato la necessità di scongiurare la ripresa delle attività di ricerca di idrocarburi nel nostro mare, e di tracciare una linea di azione comune sulla cosiddetta transizione energetica. Il M5S – proseguono Turco e Donno – non intende stare fermo a guardare, questo è il momento in cui le forze politiche del territorio devono unirsi e fare fronte comune per tutelare il nostro mare, il territorio e i cittadini. Il nostro appello è rivolto anche a tutte le forze politiche e civiche che auspichiamo siano dalla parte giusta, ovvero quella della tutela della propria terra e non di chi invece con questo decreto favorisce solo la propaganda o gli interessi di pochi. Nei prossimi giorni – concludono – presenteremo un’iniziativa congiunta a tutti i livelli, che interesserà non solo la Regione ma anche i singoli Comuni, per far sentire la nostra voce, con forza, a tutela dell’ambiente e dei nostri mari”.

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