COME ERAVAMO / BASTA LA PAROLA

| 12 Dicembre 2022 | 0 Comments

di Raffaele Polo ______ 

Nella nostra infanzia, nell’adolescenza, c’erano dei momenti, per noi incomprensibili, nei quali era necessario sottoporsi a delle vere e proprie costrizioni: per carità, i nostri genitori lo facevano in buona fede, ma era spiacevolissimo, ad inizio primavera, l’obbligo di ‘rinfrescarsi’.

Così, ci toccava la ‘Magnesia San Pellegrino’ che proprio buona non era. Di peggio, ricordo la ‘Limonata Roger’ che era semplicemente disgustosa. Ma non finiva lì, purtroppo.

C’era il periodo dell’olio di fegato di merluzzo, oppure, terribile avvenimento, quello delle ‘punture ricostituenti’. Ho, ancora oggi, il terrore per aghi e siringhe: risale proprio agli anni Cinquanta, quando nell’apposito scatoletta metallica, veniva fatta bollire la siringa di vetro con gli aghi… Le iniezioni erano dolorose e oleose, però servivano a farci crescere… Poi, alla televisione, appariva una criptica pubblicità: “Ai bimbi buoni, la dolce Euchessina” che ci faceva immaginare leccornie e caramelle. Macché. Un nostro coetaneo, poco acculturato ma esperto del mondo, ci svelò l’arcano: “Lassa perdere, quiddha na purga ete!”  E anche il ‘confetto Falqui’, così ben pubblicizzato da Tino Scotti (Falqui, basta la parola!) in fondo aveva lo stesso valore relativo alla regolazione dell’intestino.

Poi, c’era il Veramon che, sempre secondo la pubblicità, in un attimo ti faceva passare tutti i dolori. Per non parlare, l’inverno, dei ritrovati simili al Coricidin che sconfiggevano tutti i raffreddori. Superati solo dal Vicks, altra tortura cui eravamo sottoposti appena ci raffreddavamo: ci cospargevano il petto della sostanza appiccicosa e gelatinosa, ci appoggiavano un foglio di carta oleata (per non sporcare) e poi, subito la maglia di lana con le maniche lunghe che odiavamo perché ci pizzicava. Del resto, anche le mutandine da bagno, quelle con cui andavamo al mare l’estate, erano rigorosamente di lana…

L’unico medicinale che ci piaceva era la Citrosodina, che ci davano a seguito di vomiti e indigestioni. E le caramelle al miele Ambrosoli, concesse solo quando avevamo la tosse, perché erano care.

Durante la ferma militare, c’erano solo tre farmaci, che venivano somministrati ai richiedenti visita: un pastiglione da deglutire, che sistematicamente si attaccava all’interno dell’esofago e non saliva né scendeva; una supposta di dimensioni molto estese che subito procuravamo di gettare via. E lo sciroppo per la tosse che aveva un vago sapore di lucido per scarpe. Eppure, miracolo!, quelle semplici medicine ti facevano passare ogni male.

Infine, ricordiamo che il nonno utilizzava i ‘Suppositori Anusol’ che ci facevano sorridere perché riportavano, sulla graziosa scatoletta simile a quella dei cerini, le istruzioni per l’uso: “Levato l’involucro di stagnola, si introduca una supposta nella cavità anale”.

Category: Costume e società, Cultura

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