COME ERAVAMO / I POSATORI

| 2 Marzo 2023 | 1 Comment

di Raffaele Polo  ______

Il ’68, a Lecce, è arrivato con qualche ritardo. Del resto, noi siamo stati sempre l’estrema propaggine meridionale d’Italia, era logico che tutti i cambiamenti epocali impiegassero un po’, prima di raggiungerci. Si pensi che non c’erano i mezzi di comunicazione odierni, niente computer, niente Internet, niente radio e TV libere, niente quotidiani locali, solo un po’ di televisione e basta.  Eppure, si viveva benissimo e i giovani recuperarono subito, con gli interessi, le novità che venivano dal Nord…

Prima di tutto, fu la moda femminile, come sempre. Minigonne e stivali irruppero ovunque, acconciature ‘a caschetto’ e atteggiamenti hippy non faticarono a far breccia nelle ragazzine che, ovviamente, altro non aspettavano. 

A Lecce, in via Trinchese, comparvero e si installarono solidamente i ‘posatori’, come vennero subito definiti da ‘Intervallo’, il giornale studentesco che meglio di altri testimoniava tendenze e cambiamenti. La redazione era in via Santa Venera, dietro la chiesa di Santa Teresa e allogata in vecchie stanze che ospitavano anche l’Azione Cattolica. Per parecchio, il responsabile fu don Rocco  Matera e in redazione si avvicendarono universitari e liceali che non salivano sulle barricate, ma cercavano una morbida e non invasiva alternativa, tra i ‘sessantottini’ di sinistra e il ‘Fuan’ di destra.

Fu Intervallo, allora, a dedicare due pagine colorate (una sorta di inserto speciale) proprio ai posatori, ovvero a quei giovani, anche un po’ in là con l’età, che si radunavano nei pressi del Bar Avio,  nel corso principale cittadino, vestiti all’ultima moda ovvero con pantaloni molto aderenti, golfino alla dolce vita e giacche che fasciavano il corpo. Capelli lunghi, naturalmente, e sguardo annoiato.

Stavano lì, ad osservare l’andirivieni dei gruppetti di ragazze che completavano le ‘vasche’, ovvero il percorso intero di via Trinchese, fino a Piazza Mazzini e ritorno.  Le calzature erano di due tipi: stivaletti o polacchine tipo ‘Clark’s’, d’estate erano privilegiati i sandali e le scarpe con la suola di corda. Sempre l’estate i posatori erano attentissimi alla marca delle magliette, esibendo la preferenza del coccodrillo ‘Lacoste’ che iniziava a farsi conoscere.

L’attesa prolungata di chi si metteva in posa era finalizzata a farsi ammirare e, possibilmente, scegliere dalle ragazze che passavano, fingendo indifferenza ma in realtà adocchiando subito i propri preferiti.

I posatori erano disposti in piccoli gruppi, lungo tutta la via. Ma il centro ‘operativo’ era sempre lì, al bar. Altri luoghi, altre mete erano utilizzati solo in via secondaria. Lì bisognava stare, in posa.

E, per parecchio tempo, fu sempre così…

Category: Costume e società, Cultura

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Comments (1)

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  1. Giuliana Silvestri ha detto:

    La moda degli anni ’60 esprimeva quel momento storico di rinnovamento, libero da schemi precostituiti in cui acquistavano maggiore spazio di espressione i giovani che manifestavano quell’ ideale di indipendenza e una ventata di trasgressione. La minigonna e gli stivali alti fino al ginocchio furono una vera rivoluzione nell’abbigliamento femminile… In seguito, il movimento hippy con i suoi abiti multicolori dai tessuti stampati a fiori, le gonne lunghe, i pantaloni a zampa con la vita bassa, rappresentò la più totale libertà di espressione: erano gli anni in cui le donne rivendicavano la parità dei diritti e la liberalizzazione sessuale… Anche i raazzi espressero la libertà di essere come si vuole, seguendo il proprio gusto e la propria personalità:pantaloni a vita bassa, stretti al bacino, sulle cosce e larghi a zampa di elefante sotto al ginocchio, maglione a collo alto, jeans e stivaletti neri alla caviglia. Così abbigliati, i presunti aitanti giovanotti, dai 20 ai 35, alcuni dei quali, quanto a bellezza nulla da dire, stazionavano in alcuni punti precisi della città: Snack bar, La Casa del Caffè, vicino al Teatro Politeama e in seguito il Bar Domino e il Bar Poker in piazza Mazzini. L’atteggiamento tipico poteva essere tra l’indifferente, quasi fosse capitato lì per caso, e l’ammiccante, mentre fumavano una sigaretta visibilmente esibita tra le dita con aria di superiorità e lo sguardo rivolto alle ragazze che passeggiavano su e giù per via Trinchese… Modelli estetici e comportamentali dettati da un soffio di leggera spregiudicatezza e ribellione in un mondo che stava cambiando…

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