UNA TRUFFA ALLE POSTE SVENTATA DALLA POLIZIA DI STATO. Ecco il racconto dei fatti

| 29 Settembre 2014 | 0 Comments

Il 2 settembre scorso la direttrice di un ufficio postale di Lecce sporgeva denuncia in merito ad una truffa subita nell’esercizio delle proprie funzioni da parte un uomo che si era presentato al telefono come il Capitano dei Carabinieri. L’uomo avrebbe richiesto di ricaricare  una carta postepay della figlia per la somma di € 720,00 e, successivamente, per altre € 300,00, con l’impegno di versarle di persona successivamente.

La Direttriceprima di effettuare il versamento, per accertarsi della genuinità delle credenziali fornite dall’interlocutore, componeva il numero di telefono dal quale era stata contattata ed effettivamente dall’altra parte della linea rispondeva una voce che si spacciava per operatore della centrale dei Carabinieri e gli passava il sedicente Capitano. A quel punto, credendo alla buona fede del cliente la direttrice effettuava la prima ricarica.

Fortunatamente la donna si era riservata di effettuare la seconda ricarica al pagamento della prima e, dopo aver constatato che il Capitano dei Carabinieri, nell’arco della giornata, non si era presentato a saldare la cifra di denaro che era stata anticipata, la Direttricesi recava presso l’Ufficio denunce dove raccontava l’accaduto.

Utilizzando i dati forniti in denuncia, i poliziotti della Sezione Volanti accertavano le generalità dei titolari del numero di telefono fornito e del beneficiario della postepay.

Gli autori della truffa consumata in concorso, identificati per V. G. del’81 e F. P. del’76, entrambe di Maddaloni (CE), risultavano essere il primo, l’intestatario del numero di telefono abbinato a un’utenza telefonica della TIM, utilizzato per richiedere e sollecitare le ricariche della carta pastepay e, il secondo, intestatario della medesima carta pastepay ricaricata, che Poste Italiane ha provveduto a bloccare nella stessa giornata del 2 settembre 2014.

Ulteriori accertamenti infoinvestigativi portavano ad apprendere che entrambi risultavano indagati in stato di libertà più volte per reati simili e, in particolare,  l’8 luglio 2013 entrambi sono stati indagati in stato di libertà dalla Guardia di Finanza di Caserta per “associazione a delinquere finalizzata alle truffe anche attraverso l’uso di account intestati a sedicenti ufficiali sia della Guardia di Finanza che dell’Arma dei Carabinieri”.

Alla luce degli accertamenti esperiti, i due venivano indagati in stato di libertà per il reato di truffa aggravata in concorso.

Category: Cronaca

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