PROVERBIO SALENTINO DI OGGI GIOVEDI’ 25 GIUGNO

| 25 Giugno 2015 | 0 Comments

San Prospero d’Aquitania Monaco e Teologo, nacque intorno al 390 a Limoges in Aquitania. Fu il difensore della dottrina di S. Agostino sulla Grazia e sulla predestinazione e le sue opere sono quasi l’unica fonte da cui attingere notizie su di lui stesso e sull’attività di scrittore che occupò la maggior parte della sua vita. Per difendere la dottrina della Grazia e della predestinazione elaborata da S. Agostino, Prospero diventa lui stesso teologo di rara grandezza, accentrando il suo pensiero essenzialmente su due argomenti: l’universalità della volontà salvifica di Dio e la predestinazione.
Dio concede a tutti gli uomini la grazia sufficiente per salvarsi; nega nel modo più assoluto la predestinazione al peccato e alla perdizione, Dio non ha colpa della dannazione, coloro che si perdono, lo fanno di loro volontà.
Prospero spiega con chiarezza, con morbidezza e si sforza di rendere accettabili i rigidi e fermi principi agostiniani, che per questo sono stati spesso fraintesi e non solo dagli eretici.

Proverbio salentino di oggi 25 giugno : CI FERRA NCHIOA E CI CAMINA TOPPA.
Letteralmente: Chi ferra inchioda e chi cammina inciampa.
Chi ferra i cavalli corre il rischio che un chiodo possa andare oltre l’unghia e conficcarsi nella parte morbida dello zoccolo dell’animale, e chi cammina rischia di inciampare. Insomma è un altro modo per dire, che solo chi non fa, non sbaglia mai.

 

Accadde.

Martedì 25 giugno 1974 (41 anni fa)

Nasce “il Giornale” di Montanelli: Con il Paese sconvolto dal terrorismo e dalle stragi degli anni di piombo, nel panorama giornalistico debuttò una voce liberale e critica verso i governi di centrosinistra guidati da Mariano Rumor. Il 25 giugno del 1974, nelle edicole di Milano, uscì il primo numero de il Giornale Nuovo.
Padre e direttore della nuova testata era il celebre Indro Montanelli, che aveva abbandonato il Corriere della Sera in polemica con la svolta a sinistra del direttore Piero Ottone, portandosi dietro valenti giornalisti quali Enzo Bettiza, Gianni Granzotto e lo scrittore Guido Piovene. Il suo progetto convinse il gruppo industriale Montedison che finanziò l’opera, garantendo la raccolta pubblicitaria e rinunciando a qualsiasi forma di controllo.

L’aspetto rivoluzionario, infatti, era legato alla struttura cooperativa: in pratica Montanelli e la sua squadra risultavano i veri proprietari del giornale e di conseguenza i soli a poterne dettare la linea politica. Il clima di totale autonomia fu preservato anche dopo l’acquisizione del quotidiano, nel 1977, da parte dell’allora costruttore edile Silvio Berlusconi.

I rapporti tra quest’ultimo e Montanelli giunsero a un’insanabile rottura nel 1994, con la nascita del movimento Forza Italia e l’inizio della parabola politica di Berlusconi. Allergico a qualsiasi forma di condizionamento, Montanelli abbandonò “il Giornale” (nuova denominazione assunta dal 1983), lasciando il posto di direttore a Vittorio Feltri, e fondò “La Voce”, dove lo seguirono altri colleghi, su tutti Marco Travaglio.

Diretto dal 2010 da Alessandro Sallusti e tutt’oggi principale testata dell’area di centrodestra (con una tiratura di 188.580 copie, stime 2013), il quotidiano milanese ha risentito negli ultimi anni delle alterne fortune politiche di Berlusconi.

 

Indro Montanelli
E’ stato uno tra i più importanti giornalisti italiani, scrittore, storico, ha avuto innumerevoli riconoscimenti, anche e sopratutto fuori dall’Italia, di lui si ricorda la coerenza ed il coraggio. E’ stato uno dei pochi intellettuali italiani che non ha rinnegato il suo passato di fascista. Mentre i Dario Fo, io Noberto Bobbio e mille altri, facevano salti mortali per nascondere il loro passato, strizzando l’occhio al Partito comunista, Montanelli con grande dignità ha difeso sempre le sue idee, anche a rischio della propria vita, ricordiamo che rimase gravemente ferito dopo che subì un attentato ad opera delle Brigate Rosse, e che lui con grande coraggio definì la bravata di quattro ragazzacci.

Dopo che, nel 1932  iniziò a collaborare al periodico fiorentino l’Universale, che aveva una diffusione di circa millecinquecento copie. Nello stesso anno fu ricevuto, assieme a tutto lo staff de “L’Universale da Benito Mussolini il quale, secondo il racconto che lo stesso Montanelli avrebbe reso a Enzo Biagi per la trasmissione Questo secolo del 1982, intendeva elogiarlo per un articolo anti-razzista che aveva scritto.« Mi disse: “Avete fatto benissimo a scrivere quell’articolo, il razzismo è roba da biondi”. Senza rendersi conto che io, che allora avevo i capelli, ero biondo… »

« Questa guerra è per noi come una bella lunga vacanza dataci dal Gran Babbo in premio di tredici anni di scuola. E, detto fra noi, era ora. »(Indro Montanelli, ringraziando Benito Mussolini (“Gran Babbo”), nel raccontare la sua esperienza di comandante di una compagnia di Ascari durante la guerra d’Etiopa.)

Fra i vari riconoscimenti tributati a Montanelli, spicca la nomina a senatore a vita a offertagli nel 1991 da Francesco Cossiga, presidente della Repubblica. Il giornalista non accettò però la proposta, a garanzia della sua completa indipendenza. Dichiarò:« Non è stato un gesto di esibizionismo, ma un modo concreto per dire quello che penso: il giornalista deve tenere il potere a una distanza di sicurezza. » Dalla lettera la Presidente Cossiga: « Purtroppo, il mio credo è un modello di giornalista assolutamente indipendente che mi impedisce di accettare l’incarico. »

Category: Cultura

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