A CERANO IL BRODO DI GIUGGIOLE NON E’ DOLCE, E’ NERO DI CARBONE – reportage fotogafico

| 21 Dicembre 2015 | 1 Comment


di Valerio Melcore______

C’ era una volta Cerano, che non era come lo vedete oggi.

Io, me la ricordo, la distesa naturale di cui giustamente andare fieri, ettari di macchia mediterranea e di alberi ad alto fusto, riparo di centinaia di specie animali.
Dalle volpi alle lepri, dai falchi imperiali ai colombacci, dalle poiane alle tortore, dagli aironi  ai cardellini…
Mi ricordo pure il mare dai colori varianti dal turchese al blu intenso, passando per l’azzurro pastello, adesso violentato quotidianamente da getti d’acqua calda che modifica l’habitat delle specie che ci vivono.

Adesso c’è un gigantesco camino, da cui fuoriesce un fumo denso che avvelena la nostra gente e la nostra terra.
Adesso c’è una centrale a carbone, sì proprio  carbone, che sono andato a trovare, sognando che  sparisca presto, e e che al suo posto prendano dimora e funzionalità parchi acquatici, lidi, percorsi e soggiorni nella natura più viva e più vera del Salento.

Con il mio amico, abbiamo parlato con i contadini che ci hanno raccontato di come siano danneggiati dai fumi e dalla fuliggine, che, quando non spirano i venti, ricade sulla loro terra e sui loro prodotti.
Abbiamo preso in mano delle giuggiole, un frutto che quando  matura è color rosso mattone, e che invece nei pressi della centrale, incomprensibilmente, diventa nero, dal lato esterno esposto di fronte alla ciminiera: il frutto sfregato tra le dita lascia intravedere la sua scorza rosso-marrone mentre la polvere nera resta sulla mano.
E’ il respiro del drago, ci han detto gli abitanti delle case di campagna della zona, ai quali hanno raccontato per decenni che quel mostro inquinante era il progresso e garantiva ricchezza e posti di lavoro…

Oggi invece sappiamo che la ricchezza della nostra gente passa dalla difesa della nostra tradizione, dei nostri prodotti, e dalla bellezza del nostro territorio, che tutti possono venire a godersi, ad un’unica condizione: che lo rispettino.

 

Un sabato italiano, qualche ora ritagliata fra la routine quotidiana, per scoprire e ripensare. Viaggiando, mi moltiplico: scopro altro, e altro di me.

Giuseppe viaggia con me, tutti e due inseguiamo i nostri pensieri.

La strada è breve, da Lecce, e anzi la distanza è minore, in linea d’ aria (inquinata) di quella tracciata dal percorso automobilistico.

Quando arriviamo nei paraggi, troviamo la destinazione chiaramente indicata da un cartello, impossibile sbagliarsi, per arrivare al mostro.

Eccolo, lo vediamo, stagliarsi come un intruso fastidioso, da lontano, nel dicembre mite e ventilato del lento inverno salentino. Un ospite non richiesto e non gradito, che con la grazia di un pachiderma si è adagiato per fare i comodi suoi e dei suoi sfruttatori.

Se ne sta là, con i suoi cicli di produzione, oscuro, inquietante, minaccioso. ‘Stamattina riposa.

Si è rivestito, curando il look, di qualche infrastruttura di supporto, che dovrebbe assicurare la riduzione del danno.

Ma il danno c’è, calcolato in decine di morti all’ anno, da studi scientifici internazionali.

Elementi di inquietudine girano nell’ aria.

La sensazione dominate è di tristezza, e di abbandono. Come questa casa, rovinata dall’ incuria del tempo e degli uomini.

Mezzogiorno di carbone.


La natura cerca di riprendere il sopravvento, lottando con i canali di scolo ricoperti di pece.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Alla ricerca del canale di raffreddamento dell’ impianto, acqua calda, che va a finire direttamente a mare, alterandone flora e fauna.

O mare nero mare nero mare ner, tu eri chiaro e trasparente come me. O mare nero mare nero mare ner, tu eri chiaro e trasparente come me.

Sabbia bagnata, una lettera che il vento sta portando via. Alberghi chiusi, manifesti già sbiaditi di pubblicità. Macchine tracciano solchi su strade. Anche quelle con divieto di accesso. Dove troviamo l’ immancabile discarica abusiva, questa fenomenale, perché in fondo con la sua logica: visto che non ci si può accedere, che c’è di meglio che buttarci le schifezze?

 

 

 

Nei campi vicini, troviamo le mitiche giuggiole. Quelle del brodo di vitamina C e zuccheri, dolciastro ed estremamente gustoso. Ma a Cerano riuscirebbe male, sarebbe letale.

Andiamo a chiedere spiegazioni ai contadini che troviamo girando nei dintorni, mentre ammiriamo il volo degli uccelli. C’è tanto di tranquilla forza vitale, tanto di serena consapevolezza dei processi naturali, nei loro mille giri, processi che si compiono e che sono più forti di tutti e di tutto.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

I contadini riportano con le loro parole la saggezza dei secoli.

 

La fiamma è spenta, o è accesa?

Spenta, nelle case di Torchiarolo non ce n’è neanche una accesa.

Intanto, è ora di andare via.

Ripassando dal paese.

Quando riferiamo a chi incontriamo la storiella dell’ inquinamento dell’ aria che sarebbe colpa dei camini accesi nelle loro case,  la definiscono una puttanata colossale, e in altri modi che la decenza ci impone di non riferire.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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L’ APPROFONDIMENTO nei nostri articoli dei giorni scorsi

https://www.leccecronaca.it/index.php/2015/11/30/ufficiale-grazie-a-comune-di-torchirolo-e-regione-puglia-l-nel-passa-da-assassino-a-benefattore/

https://www.leccecronaca.it/index.php/2015/11/30/l-aria-inquinata-di-torchiarolo-l-arpa-fa-il-gioco-delle-tre-tabellette-e-da-la-colpa-ai-camini-delle-case-private-l-enel-ringrazia-e-si-offre-di-pagare-le-spese-dell-installzione-dei-filt/

https://www.leccecronaca.it/index.php/2015/11/30/articolo-shock-ogni-anno-44-morti-causati-dalla-centrale-di-cerano-uno-studio-autorevole-di-tre-ricercatori-appena-divulgato-sul-giornale-intrnazionale-della-slute-pubblica-conferma-i-piu-tristi-p

 

 

 

 

 

 

 

 

Category: reportage

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Comments (1)

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  1. Piernicola Pedicini, eurodeputato M5S - tramite redazione ha detto:

    Gli accordi alla conferenza di Parigi sul clima sono stati definiti storici e ambiziosi, io vorrei soltanto ricordare che la dipendenza dai combustili fossili nel sistema energetico mondiale ha prodotto l’84% dell’emissione di gas serra, perciò se davvero si vuole salvare il pianeta si dovrebbero innanzitutto abolire i sussidi economici alle fonti fossili che drogano il mercato energetico e che impediscono la vera transizione verso le fonti rinnovabili.

    In Europa nel 2015 sono stati elargiti più di trecentotrenta miliardi di euro di sussidi per petrolio, gas e carbone e nel mondo è stata raggiunta l’astronomica cifra di cinquemila trecento miliardi di euro, cioè più di quanto viene speso in tutto il mondo in un anno nel settore sanitario. Australia, Canada, Francia, Germania, Giappone, Inghilterra, Stati Uniti e Italia sovvenzionano a spese dei cittadini, 80 miliardi di dollari ogni anno mentre il loro impegno per le politiche verdi e compatibili ammontano solo a due miliardi di dollari all’anno.

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