ALLA SCOPERTA DELL’ITALIA DI SERIE C – DOMENICA 11 novembre 2012

| 10 Novembre 2012 | 0 Comments

Un Italiano Vero

Ci sono andato di recente ad un incontro culturale. Ma non è di questo che voglio parlare, naturalmente, perché esso è stato mediamente noioso e senza spunti di particolare interesse. Turista per caso, del viaggio che ho fatto, a Pavia, invece sì.

Di quelli che piacciono a me. Un giorno intero, andata e ritorno, da vicino a Nord- Ovest. In treno, con le coincidenze. Potevo prenderne da Alessandria, Tortona, Voghera, o Vercelli, e questo dà subito l’idea della specificità della zona.

Profondo Nord, provincia particolarissima, ai due lati del Po, a cavallo di ben cinque regioni: Lombardia, Piemonte, Liguria, Emilia Romagna e, anche se non attaccata, la poco distante Toscana. Una specie di magia e Milano, in primo luogo, su cui gravita, ma pure Genova, e Torino, tutte vicine e la via Emilia e il mare e i monti dell’Appennino.

Ho scelto Vercelli quale città di scambio e ho fatto benissimo/malissimo. Da Vercelli a pavia c’è un collegamento delle ferrovie tutto speciale, che di mattina e di pomeriggio fa su e giù ogni due ore, anzi specialissimo, per la lentezza e per i panorami che offre.

Le risaie brulle e di questo periodo vuote, quindi di terra scura spettrale, come pianeti siderali. Un binario che corre fra stazioni impossibili, fatte di case cantoniere abbandonate, con i paesi di riferimento a debita distanza, tranne Mortara, che è una stazione “normale” e tranne Garlasco, che, pur essendo stazione a casa singola, ha le abitazioni ai due lati, le sue villette famigliari, con l’orto e il giardino.

Sì, sono tornato così, sia pur di passaggio, in quel Garlasco che tanto mi aveva occupato in questi ultimi anni e inevitabilmente ho ripensato a quanto avevo scritto e a quanto scriverò ancora.

Arrivato a destinazione, ho trovato le ultime notizie, sulle pagine del quotidiano locale, “La provincia pavese”, che ho acquistato con grande soddisfazione, appena uscito dalla stazione, alla prima edicola, di fronte alle strade e alle fermate dei pullman.

Anzi, giacché c’ero, ho chiesto, ottenuto e comprato pure la copia del giorno prima, che un edicolante basito mi ha consegnato con un’aria a metà fra sorpresa e commiserazione.

Oramai i giornali ( cartacei ) li comprano solamente gli over 50, il futuro è un altro, è internet e un futuro che è già cominciato…I quotidiani (cartacei ) che resistono si aggrappano all’età e alla tradizione consolidata, al radicamento sul territorio, come si direbbe in altri campi, o all’attaccamento ideologico.

Ai due lati della via frontale, appena usciti dalla stazione, ci stanno due bar. Uno era chiuso. Quello a destra era aperto, per un buon caffè da sorseggiare guardando le prime pagine delle mie due copie del quotidiano locale.

Ma ho guardato più a lungo e certo con più soddisfazione la barista del locale, a quell’ora deserto, in attesa della sera, per gli aperitivi e la zona disco. Una ragazza la cui visione da sola è valsa il prezzo del biglietto e la fatica del viaggio.

Era vestita tutta di giallo, ho dedotto per mettere in risalto un’abbronzatura cinematografica, che spiccava soprattutto sul viso angelico, fra i capelli biondi, a caschetto: i pantaloni stretti e una maglietta fina, sì, tanto stretta al punto che immaginavo tutto, e poi pure corta, che, senza bisogno di immaginare, faceva vedere proprio direttamente.

Così mi sono preso un secondo caffè e poi pure una brioche squisita, fresca, profumata, di burro e zucchero solidificato, e mi sarei preso tante altre cose, pur di rimanere ancora là, se il suo sguardo basito, di nuovo a metà fra sorpresa e commiserazione, non m’avesse indotto, dato anche l’orario e la mission che dovevo assolvere, sia pure a malincuore, ad andare via.

Pavia era bellissima quel pomeriggio. C’era un sole freddo, ma splendente e il cielo era azzurro, azzurrissimo, col vento che spazzava le nubi e portava via tutti i cattivi pensieri e l’aria fresca che metteva voglia da sola di fare tante cose belle. Sul viale, i palazzi moderni, tranquilli e ordinati, fino al lungo – fiume, il Ticino che scorreva lentamente, fra i prati, sotto gli argini, ai due lati del parco. Sullo sfondo, la vetta del Duomo.

Anche a Pavia anni fa ci fu il crollo della torre, vicino alla cattedrale: una sola, non ha gemella e non ci andò sopra nessun aereo, ma collassò da sé e ancora adesso, dopo più di vent’anni, ci sono i resti, le macerie, ormai ruderi: il tutto, quanto avvenuto e quanto non avvenuto, la dice lunga sul grado di considerazione che abbiamo per il nostro patrimonio artistico, pur unico al mondo, per ricchezza e importanza.

Ma il monumento più famoso di pavia è la Certosa, un imponente complesso medioevale di spiritualità: però è fuori città, anzi, fa comune a sé, e non avevo né tempo, né modo di andarci quel pomeriggio. Ce n’è da vedere, in questa città che nel Medio – Evo, alto e basso, dai Longobardi, all’ Imperatore, ai signori del Rinascimento, ha conosciuto periodi di grande splendore, che nel suo portato genetico rimangono, ancora adesso, a darle prestigio e importanza.

 

Sarà per un’altra volta, come pure per la fabbrica di pellicce, che per anni ha ossessionato tutti con la sua pubblicità multimediale: già, quella che è solo a Pavia, appunto.

Al ritorno, la ragazza del disco – bar, che intanto, nel mio immaginario individuale, avevo ribattezzato, appunto e giustamente, Annabella, non c’era più, sostituita al bancone da un bel maschione, così, giusto, per par condicio dei sessi e soddisfazione alterna degli avventori del locale.

Così, non ho preso più nessun altro caffè e meno male, che ero già nervoso di mio.

Ho ripreso invece il trenino ad altissima velocità, poi la coincidenza da Vercelli e sono ritornato a casa, che era già notte.

Questi sono i viaggi che piacciono a me. Non mi piacciono le gite, le vacanze brevi, spezzettate, no; mi piace il periodo di villeggiatura; e, fuori da quel periodo, gli spostamenti dettati da occasioni professionali.

Mi piace la lentezza, che permetta di poter pensare a quello che si fa, quando si fa qualunque cosa, la vera civiltà.

Mi piacciono i treni, le stazioni, i quotidiani di periferia.

Mi piaceva il mio abito, dell’altro pomeriggio, con giacca e cravatta, semplice, ma decoroso. Le case con l’orto, con la salvia, la menta, l’origano e il rosmarino.

Mi piace dire sempre grazie, rispondere sempre alla mail e alle telefonate, e dare sempre del lei a tutti, anche ad Annabella, che è solo a Pavia.

Facilmente raggiungibile da ogni posto del nord Italia, vicina a Milano, vicino l’Europa, ma soprattutto vicina o comunque a breve e comodo viaggio da molte direzioni. Una cittadina tranquilla, ordinata, dove la vita scorre come le acque del suo fiume, lente, a volte lutulente, ma comunque piena di suggestioni e animata dai giovani dell’università, la storica e prestigiosa università,  dai viaggi senza tregua, dagli spostamenti istituzionalizzati ed elevati a sistema, dalle suggestioni multimediali, l’ultima delle quali, in ordine temporale, vede protagonista il sindaco, candidatosi a leader del Pdl, suggestioni l’ultima delle quali, in ordine di importanza, in questa città di serie C solamente per lo sport, se no vivida di attività e gonfia di entusiasmi, è appunto la squadra di calcio, che domenica, allo stadio ( stadio? Va beh, dai…) “Pietro Fortunati”, dal nome di un famoso presidente,  proverà a fermare il viaggio del Lecce a folle corsa, sempre a folle corsa, dopo le discese ardite, verso le risalite. ( continua – le precedenti puntate sono state pubblicate in concomitanza con le partite giocate in trasferta dal Lecce e dedicate alle città ospitanti)

Category: Costume e società

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