IL PRANZO DELLA DOMENICA / A CASA DI SALVATORE SINDACO, MENU’ SALENTINO CONDITO DA STORIA E POESIA

| 20 Luglio 2025 | 0 Comments

di Raffaele Polo ___________

Stavolta è uno storico, un poeta, un letterato che ci offre il pranzo domenicale. Si tratta di Salvatore Sindaco che, dalla sua tavola imbandita, così ci accompagna, mentre assaporiamo ciò che ci ha preparato: «La domenica, oltre che con i miei familiari, mia moglie Anna Rita e mio figlio Matteo, quando è con noi, pranzo anche con qualche ospite tra le nostre amicizie, ma generalmente c’è anche mia cognata, che alternativamente ricambia e ci invita da lei…»

«E cucini tu?»

«Stimolato da queste presenze, mi cimento ai fornelli e prendo il posto di mia moglie, che soddisfatta dai miei vari precedenti risultati, mi cede il posto in cucina molto volentieri.

Siccome amo il Salento in tutte le sue sfaccettature, anche quelle gastronomiche, cerco di preparare qualcosa della nostra tradizione. A volte niente di particolare: semplici “maritati”, (orecchiette e maccheroni), con lo spezzatino o con le polpette al sugo. C’è anche, però, quando preparo ricette di mare un po’ più apprezzate come gli spaghetti ai ricci, se c’è la possibilità, o alle cozze con la famosa impepata. Per secondo, poi, preparo del polpo alla pignata o arrostito, cozze all’ampa, ecc., il tutto rigorosamente servito nei cotti rustici in terracotta salentina».

Man mano che Salvatore elenca i piatti, li assaggiamo, verificandone l’ottima preparazione. Ma il nostro letterato, che è anche un’ottima guida   turistico-culturale, non si smentisce e ci offre una preziosa dissertazione:

«La domenica, giorno per eccellenza dedicato al Signore, per noi quindi è anche quello dedicato alla famiglia che si riunisce intorno alla tavola. Non manca mai, appunto, la benedizione della provvidenza prima che questa sia consumata. Per questo preferibilmente, la domenica pranziamo a casa, ma ogni tanto non disdegniamo un pranzo fuori organizzando parimenti delle escursioni domenicali, svolte nei centri più degni di nota. Le escursioni sono delle visite guidate da me offerte alla famiglia e ai presenti, per far conoscere loro un po’ meglio il nostro territorio salentino.

Questo, tuttavia, succedeva più spesso negli anni dell’infanzia e adolescenza di mio figlio, quando m’improvvisavo guida familiare, facevo visitare loro ad esempio l’antica Otranto, la Lecce barocca, la caratteristica Castro e altri luoghi dove sussistono vari monumenti rilevanti del Salento, come Santa Caterina d’Alessandria in Galatina, secondo luogo di culto, per importanza, dopo Assisi, come superficie affrescata.

Altro monumento degno di nota che feci conoscere a mio figlio e alla mia famiglia è il Santuario del Crocifisso in Galatone, dove al suo interno c’è un pezzo di Melendugno, vale a dire vi sono notevoli opere di un suo figlio: l’artista Aprile Petrachi, che per quell’edificio sacro, nel 1696, realizzò il portale d’ingresso, il soffitto a cassettoni e la cantoria dell’organo, tutte recanti la sua firma: “APRILIS PETRACHI MELEDUNEI” (Aprile Petrachi di Melendugno).

In una di quelle escursioni scoprii anche alcune analogie che sussistono tra la facciata della Chiesa del Crocifisso, precisamente riguardo l’immagine lapidea del San Marco nella nicchia a destra del portale d’ingresso e il dipinto su tela incastonata nell’omonimo altare nella parrocchiale di Melendugno, in cui notai la medesima postura dell’evangelista. Per quanto riguarda l’altare di San Marco della parrocchiale di Melendugno, infatti, sia la macchina lapidea, sia il dipinto su tela sono attributi sempre all’artista melendugnese. Aprilis Petrachi, è anche autore di un apprezzabile ciborio ligneo, conservato all’interno della stessa parrocchiale melendugnese.  

È molto verosimile, quindi, che Aprile Petrachi, pittore e scultore del legno e della pietra, nel dipingere il San Marco di Melendugno all’interno di una nicchia, con catino a forma di conchiglia, si avvalse dello stesso schizzo che servì allo Zimbalo, autore dello stesso, per realizzare la scultura all’interno dell’incavo della facciata di Galatone. Tutto questo, poi, accrebbe in me il desiderio di riportare tali notizie, insieme a tante altre, nella mia prima opera, il saggio “Melendugno tra Storia e Fede. L’arte Sacra”, [Terra d’Otranto Ed. 2012]. »

Instancabile, Salvatore ci guarda mentre facciamo sparire tutte le portate del pranzo della domenica. Ma ha lasciato, per ultimo, il suo versatile animo di poeta…

«Spesso negli anni passati, quando la domenica tutta la mia famiglia si spostava a pranzare fuori, insieme a qualche amicizia familiare, nell’escursione mi cimentavo in una sorta di visita guidata, all’interno del dedalo delle viuzze del centro storico della Lecce barocca. In quelle occasioni, la mia mente registrava immagini da cui nacquero versi come quelli del componimento “Flebili suoni” in “Ispirazioni d’Amore …”, [Pagine Edizioni 2020];

“Flebili suoni … di clavicembali, / soavemente, si spandono / da odorosi balconi di gerani, / che dalle balaustre si affacciano / e sui vicoli pendono. // Nell’aria tremula, per la canicola, / da eleganti loggette risuonano / e da verdi cortili si alzano / le dolci armoniose note, / che richiamano / il mormorio del mare. // Un’aria greve, arroventata / dalla calda estate, / dolcemente è mitigata / dalla brezza marina, / che da Levante soffia / e ispira la dolce melodia. // Nel silenzio della serena notte stellata, / a tarda ora, si sparge, ancora, / l’inebriante effluvio floreale / e il suono soffuso di un violino, / che, per le vie del borgo antico, / nell’elegia di una Lecce barocca, / propaga nell’aria la soave melodia, / che, … ancora una volta, / rievoca … lo sciabordio del mare”.

Ancora dall’osservazione di paesaggi e scorci caratteristici dei borghi salentini, son nati versi come quelli del componimento “Luna in Terra d’Otranto” sempre in Ispirazioni d’Amore

“Qui in Terra d’Otranto, mia cara, / i giorni trascorrono tutti uguali / e le nottate s’allungano, / come la calura dopo il crepuscolo. // Le notti serene di luna e di stelle, / effondono un allettante chiarore, / che questo posto di mare ti porge / su tremolii di acque, in faccia all’Oriente. // Qui, l’aria ha un altro profumo, / e i contrasti di luce un altro colore, / oltre le sensazioni che sanno di Mediterraneo: / tra il blu dell’oltremare e le bianche case di calce. // Qui la gente ha il cuore negli occhi / e il sorriso nell’anima, come questa Terra, / che non urla il suo straziante dolore, / ma sembra avvolgerti, come un’amante innocente. // Qui, han tutti lo sguardo inazzurrato del mare, / che nell’animo riflette, come la luna / e le mura di antichi baluardi, / stanotte, … su queste tremule acque dorate”»

Questi versi ci accompagnano fuori, dopo aver salutato Salvatore Sindaco, poeta, storico e meticoloso oratore che, nelle sue citazioni inserisce anche un accenno di bibliografia che però, con tutto quello che abbiamo mangiato, ci risulta un po’ ostica….

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( 61 ‐ continua )

Category: Costume e società, Cultura

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