NORD SUD (ovest est) Usi e costumi d’Italia CAFFE’/ PASTI/ EXTRAPASTI di Un Italiano Vero
NORD SUD (ovest est) Usi e costumi d’Italia
CAFFE’/ PASTI/ EXTRAPASTI di Un Italiano Vero
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Caffè
Stretto, scottante, possibilmente da seduto. Tre S compongono la ricetta della felicità, un attimo di puro piacere dei sensi, del caffè a Lecce, che, così servito, a meno di esplicita variante richiesta, sempre comunque con un bicchierino di acqua a parte, costa 70/80 cent.
D’estate, comune il caffè in ghiaccio, o con la granita di caffè; oppure – tipicamente leccese – l’espressino freddo, con una crema fresca e rinfrescante dello stesso gusto.
Al Nord in genere il caffè è abbastanza acquoso, inodore, insapore, tiepido; costa almeno un euro e se vuoi un bicchiere d’acqua devi chiedere, a Torino specificare pure se la vuoi di frigo, o fuori frigo, e pagarla a parte almeno 50 cent.
D’estate, se chiedi un caffè in ghiaccio, ti guardano come se fossi un pazzo furioso e nella migliore delle ipotesi, pure dopo aver spiegato, malgrado ogni spiegazione, il barista ti fa uno shakerato insipido; a Milano aggiungono in silenzio “We, terun, va a dà via i ciap”, o frase simile, che non c’è bisogno di tradurre; dell’espressino freddo è meglio proprio non far menzione, per non scatenare ulteriori reazioni nel malcapitato barista.
Unica superiorità nordista riscontrata in un caso più unico che raro, a Trieste, al bar nel piazzale davanti la stazione, lato sinistro, per andare in centro: caffè profumato e stretto, servito con panna fresca nella tazzina, pagato 70 cent.
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PASTI
A Lecce si fa colazione al bar col pasticciotto, piccolo o grande che sia, o cornetto, o krafen, che è inutile descrivere; se l’orario è posticipato, magari col rustico, altra tipicità salentina, vera e propria bomba calorica e colesterolica.
Il pranzo si fa mediamente verso le 14, 14.30, se non proprio più tardi e costituisce il pasto principale; si beve il vino rosso, o rosato, almeno qualche bicchiere, che d’estate, col caldo impossibile, diventano micidiali nel successivo riposino obbligatorio e danno le allucinazioni oniriche, provocando al risveglio un cerchio in testa fino all’arrivo delle prime ombre della sera.
La merende non esiste.
La cena, rigidamente a tarda ora, è frugale, un calzone, una frisella, un panino, una birra e poi.
Se al Nord adottate con qualche ospite, o convivente, per quanto possibile, un simile regime alimentare, sarete subito etichettati come originali, se vi va bene, come dissociati, nella peggiore delle ipotesi.
Spettacolare l’espressione di chi si vede servita per la prima volta una frisella, o, ignaro, incappa nel nocciolo dell’oliva della “puccia”
Fa il paio con quella del meridionale che per la prima volta si vede servita la carne cruda.
In Piemonte e in Lombardia si fa colazione con i biscottini, o i croissant. Il pranzo è alle 12.00/12.30 e si chiama colazione, il che ingenera sempre nel malcapitato meridionale dubbi amletici, quando viene invitato con la formula di rito “ci vediamo a colazione per un boccone”.
Ci si vede cioè alla mezza per il pranzo, che è abbastanza frugale e viene adoperato anche per contatti, o conversazioni di lavoro.
Il pasto principale è la cena, che – Dio, com’è complicata l’Italia! – si chiama pranzo: nelle case viene servita alle 18.30/19.00, un tantino più tardi se andate a mangiare fuori, mai comunque più tardi delle 21.00, quando cioè a Lecce alla cena si comincia appena a pensare, per consumarla sempre nelle ore successive.
E abbiamo appena festeggiato pure il 151.mo anniversario dell’Italia unita.
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EXTRAPASTI
A Lecce si fuma come in tutte le altre città, ma le cicche si buttano per terra, come del resto quasi ovunque, ma al Nord se qualche zelante passante vi coglie reo di simile nefandezza si sente in dovere di farvi la predica laica.
Purtroppo a Lecce si fuma altro più che nelle altre città d’Italia, lo spinello è un rito consumato fin dalla più giovanissima età e protratto in età avanzata, in un assoluto, assolutorio e disarmate trionfo del tardo, ma molto tardo, giovanilismo di ritorno.
Sul resto, sul peggio, stendiamo quel pietoso velo.
Sempre a Lecce, si beve fuori pasto poco e niente, la sera più che altro birra; rimane qualche osteria dove si celebra il rito collettivo di brigata della bevuta collettiva, che ha regole ferree e spietate; comunque, la birra non va mai servita al vicino con la schiuma, grave offesa.
Agli antipodi il Veneto, il Nord-est in genere, dove si beve un grappino, anzi, si comincia a bere grappa con la colazione del mattino presto, il così detto “cicchettino”.
Fuori dai pasti, i giovani anche a Lecce masticano spesso gomma appunto da masticare, l’americana chewingum, che qui si chiama “gingomma”, in un mirabolante adattamento dialettale dall’inglese originale.
La stessa, a Milano si chiama “cicca”, che non è dunque il filtro della sigaretta finita; a Torino, in maniera ancora più misteriosa, si chiama invece “cicles”. ( continua )
Category: Costume e società