DIMINUISCONO I CONTRIBUENTI PUGLIESI, MA AUMENTANO I REDDITI DICHIARATI

| 13 Aprile 2015 | 0 Comments

di Roberto De Salvatore___

Come valutare questa singolare situazione che ricaviamo da uno studio effettuato da Confartigianato Imprese Puglia? Che sul nostro territorio i poveri sono diventati sempre più poveri e che i pochi facoltosi sono diventati tanti Paperoni? Le cose non stanno esattamente così. Quello che emerge dalla terza indagine sulle dichiarazioni Irpef, condotta dal Centro Studi di Confartigianato Imprese Puglia su dati del Dipartimento delle Finanze, è che l’anno scorso in Puglia, sono stati ben 2.577.466 contribuenti che hanno assolto all’obbligo di presentazione della dichiarazione ai fini dell’imposta sui redditi delle persone fisiche (Irpef) per l’anno d’imposta 2013. Rappresentano il 6,3 per cento del totale in Italia (40.989.567). Rispetto all’anno precedente sono diminuiti di 21.436 unità, pari allo 0,8 per cento (erano 2.598.902 nel 2013). Tuttavia, hanno dichiarato 591,6 milioni di euro in più, pari a un tasso dell’1,5. Il reddito complessivo ammonta a 39,6 miliardi di euro, contro i 39 dell’anno precedente. Il reddito medio, in Puglia, è di 15.630 euro (l’anno prima era 15.570), contro i 20.700 euro della media nazionale. L’imponibile è di 38,2 miliardi e l’imposta netta è di 6,3 miliardi. La media degli acconti versati è di 1.890 euro, la media dell’Irpef a credito è di 730 euro, quella a debito 790 euro. Sempre in tema di prelievo fiscale, l’incasso dell’addizionale regionale è diminuito da 528,6 a 478,6 milioni (-9,5 per cento). E’ cresciuto, invece, l’incasso dell’addizionale comunale: da 213,2 a 220,4 milioni (+ 3,4 per cento).

Quindi ci pare di capire che, se è vero che i contribuenti sono diminuiti perché in molti produttori di un reddito sceso così tanto da esentarli dalla dichiarazione IRPEF, l’effetto dei vertiginosi aumenti nell’ambito della fiscalità locale fa ritenere che chi è in grado di sostenere questi costi (derivanti sempre più dal mancato trasferimento di risorse statali nei confronti di regioni e comuni) siano diventati i nuovi ricchi.

Posto che la gente che paga una babele di tasse e balzelli sia da considerare follemente ricca, ci chiediamo se possa esserlo ancora a lungo. Ad avvalorare queste nostre ipotesi le dichiarazioni di Francesco Sgherza, presidente di Confartigianato Imprese Puglia: “I dati elaborati dal nostro centro studi evidenziano come, pur a fronte di un incremento dei redditi dichiarati, vi sia un inesorabile calo dei cittadini che presentano le dichiarazioni Irpef, probabilmente perché i relativi redditi sono scesi al punto di rientrare nella fascia di esenzione. È questo un dettaglio che deve far riflettere, ed è anche alla luce di questo dato che va considerato il leggero incremento del reddito medio.Se il calo dell’incasso è riconducibile anche alla revisione delle aliquote per l’anno d’imposta 2013, è chiaro come l’incremento della raccolta a livello comunale sia direttamente legato all’aumento delle relative addizionali. Negli ultimi anni, anche per far fronte ai tagli dei trasferimenti agli enti locali, la fiscalità locale è letteralmente esplosa. Il combinato di Imu, Tasi, Tari ed addizionali Irpef sta mettendo a dura prova cittadini ed imprese che, è bene ricordarlo, pagano le imposte anche sugli immobili strumentali. L’attesa riforma fiscale – conclude Sgherza – dovrà considerare un approccio organico anche al problema della tassazione locale per centrare l’obiettivo di una riduzione effettiva e globale della pressione fiscale”.

Che volete? Siamo inguaribilmente pessimisti quando si tratta di fiscalità italiana, e non ci consola il fatto che Renzi abbia ‘scovato’ un tesoretto di 1,6 miliardi di euro, con cui si potrebbero alleviare le sofferenze degli italiani, almeno in parte. Ma voi ricordate che fine fece l’oro dei fascisti rinvenuto a Dongo dai partigiani? Lasciamo le considerazioni alla vostra immaginazione.

 

Category: Costume e società

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