TREBBLE A TUTTO CAMPO. CON leccecronaca.it ‘LU PROFESSORE’ TIENE LA SUA LEZIONE. LE TRADIZIONI SONO FONDAMENTALI. I DIALETTI VANNO STUDIATI. SULLE DROGHE BISOGNA DISTINGUERE. E CON LE CANZONI SI POSSONO FARE RIVOLUZIONI

| 2 Luglio 2015 | 0 Comments

(Rdl)______Lunedì 29 giugno è uscito “TerraMia” (Elianto / Made in Etaly) il nuovo album da solista di Treble Lu Professore (nella foto).

Si tratta del suo secondo album da solista, dopo l’esperienza con i Sud Sound System (di cui è stato fondatore e componente attivo dal 1989 fino al 2005) ed è interamente dedicato al Salento e la Puglia più in generale, che attualmente vive drammatiche vicende legate alla difesa del territorio e delle sue risorse paesaggistiche e culturali.

Antonio Petrachi, in arte Treble Lu Professore, attivo fin dagli anni Novanta, ha firmato brani storici nel panorama nazionale della musica reggae ed Hip-Hop, come “Stop Al Panico”, “Fuecu”, “Reggae Internazionale”, “Notte e Giurnu” ,“Le Radici Ca Tieni”. Autore attento a mantenere vivo l’interesse per la propria terra, per la sua cultura e tradizione.

Di tutto questo la redazione di leccecronaca.it ha parlato con l’ autore. Ringraziamo Roberta Ruggiero per la collaborazione. Ecco l’ intervista.

***

D.) – Terramia è il secondo album da solista per lei. Cos’è cambiato rispetto al suo precedente lavoro?

R.) – Un diverso approccio alle mie composizioni sicuramente. Ero stato ispirato dal reggae roots dei poeti di origine giamaicana, come Burning Spear e Linton Kwesi Johnson nel primo disco; mentre nel secondo mi pongo l’obiettivo di svincolarmi dagli stretti canoni del reggae che ha segnato per vent’anni le mie composizioni,  e cerco di portare  elementi  musicali di riflessione sulla necessità  e possibilità di stimolare con originalità la crescita di una nuova canzone d’autore pugliese.

D.) – Il Salento è minacciato dalle trivelle, dal gasdotto, dall’ eradicazione degli ulivi, dai mostri di Cerano e dell’Ilva. Che idea si è fatto il Professore di questi problemi di attualità? Che cosa bisogna fare in merito, cioè che cosa può fare ognuno di noi?

R.) – Io credo fermamente che, anche se non ci fosse un tentativo di distruggere la nostra identità territoriale, siano però in pericolo le peculiarità della nostra terra e la nostra economia agricola e turistica, potenzialmente indipendente dal mercato globale. Dobbiamo aumentare il livello di consapevolezza riguardo la nostra cultura, il nostro territorio ed il suo sviluppo sostenibile ed armonico. É il dovere di chi parla alla comunità, di chi rappresenta la comunità. Politici e cantanti salgono sui palchi per fare cosa? Confondere le acque? Sprigionare dubbi? Alimentare divisioni?

D.) – Nei suoi testi abbiamo spesso trovato riferimenti alle tradizioni, alla cultura popolare e chiaramente al dialetto. Come è possibile valorizzare tutto ciò e attualizzarlo per le giovani generazioni?

R.) – Ripetere ripetere ripetere. Con la ripetizione quello che viene trasmesso diventa proprietà di chi riceve.

Ripetere e amplificare il valore delle tradizioni che sono fondamentali per un territorio perché legano il passato al futuro, sono valori che superano le generazioni.

Guardiamo la lingua per esempio. Vi sono influenze nel nostro dialetto che testimoniano la presenza di culture che ci hanno influenzato in molti aspetti: parole che derivano dall’arabo, spagnolo, latino, greco, aramaico. Tra l’altro è affascinante sapere che anche alcune parole del dialetto giamaicano hanno radici comuni alle nostre e si assomigliano, per esempio la parola patwa Pickney, deriva dallo spagnolo picanino( picagnigno) che ricorda piccinnu che ha le stesse radici. Così tutta la nostra cultura è il risultato di un sincretismo che si va completando nel tempo. Ogni ripetizione dal  tempo che ci precede è una attualizzazione nel tempo che viviamo.
D.) – Spesso nei Sud Sound System abbiamo trovato atteggiamenti di leggerezza, chiamiamoli così, o di disinvoltura, nei confronti dell’ uso di sostanze stupefacenti. Non crede che serva un atteggiamento più responsabile e comunque di educazione e di prevenzione, specie da parte di chi dai ragazzi è visto come una guida, o comunque un modello da seguire? 

R.) – Fermamente credo che la liberazione dagli schemi mentali e dalle sovrastrutture influenzate dai media e la nuova tecnologia sia fondamentale più che mai per centrare se stessi, per ritrovarsi nel turbinio degli eventi, per riuscire a “vedere” il senso della nostra vita. Pratiche spirituali come la meditazione, la preghiera, lo yoga, le arti marziali classiche, la ripetizione di mantra, la musica permettono questo, sotto l’ amorevole guida di un maestro. L’utilizzo di  quelle sostanze psicotrope, che aumentano e non distorcono le percezioni sensoriali, è accertato dalla notte dei tempi. Una sorta di richiesta di comunicazione tra noi e Dio, o la natura, ha un valore spirituale come e quanto le pratiche citate; quindi sballarsi, inebetirsi è tutt’ altro ed inneggiare all’uso è quanto di più materialistico possa esistere. Ecco perché l’Educazione è importante.

Le sostanze stupefacenti sono un bel business per chi vuole azzerare le coscienze e, data la dipendenza, riempirsi le tasche. L’alcool è libero e sappiamo l’abuso che danni implichi, la cannabis viene utilizzata ormai ovunque nel mondo per la terapia del dolore, sostituendo la Morfina (Oppio) ed è la sostanza stupefacente più combattuta, perché la puoi fare in casa ed esce dal controllo delle Mafie.

Non si muore fumando erba, si muore di cirrosi epatica per l’alcool. Un bicchiere di vino rosso riequilibria il rapporto tra acidi grassi saturi ed insaturi nel nostro sangue, l’olio di semi di cannabis ha lo stesso effetto; tre bicchieri di vino non ti consentono una adeguata lucidità mentale, lo stesso l’abuso di cannabis…

Tante cose da svelare, approfondire, la ricerca è necessaria, una buona base culturale è fondamentale, perché un coltello può tagliare il pane, ma anche ferire un uomo, cioè tutti glistrumenti non sono in loro buoni o cattivi. Dipende dall’uso che l’uomo ne fa!

D.) – A canzoni si fan rivoluzioni? Si può far poesia? Oppure…Sono solo canzonette?

No, Bennato bleffava. Se senti il ritmo delle parole, la cadenza, gli accenti, le immagini suscitate, sì che una poesia diventa musica che arriva al cuore senza passare dalle orecchie.

Così la musica può essere poesia che invece fa vibrare il timpano e da lì arriva di nuovo al cuore.

Rivoluzioni? Anche, sicuramente aumentare il livello di consapevolezza. E allora in un mondo che deprime la coscienza, porta negatività, promuove l’omologazione, appiattisce o combatte le molteplicità, se la musica fa tutt’altro, è rivoluzionaria senza dubbi!

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Category: Cultura

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